video suggerito
video suggerito
7 Aprile 2024 15:00

Dolci romani: le ricette tipiche della Capitale per i più golosi

La cucina romana non è famosa solo per i suoi piatti salati. Tra maritozzi, crostata di ricotta e visciole, ciambelline al vino e bignè di San Giuseppe, c'è un lato dolce altrettanto irresistibile.

A cura di Federica Palladini
89
Immagine

La cucina romana e laziale è una vera gioia per gli occhi e per il palato: espressione del territorio, con i suoi prodotti legati alle stagioni e alla tradizione, si gusta immaginando che, se i piatti potessero parlare, avrebbero proprio lo stesso accento di Sora Lella: schietto e coinvolgente. Sarà per questo che resistere ai supplì, agli spaghetti cacio e pepe, alla coda alla vaccinara o alla vignarola è praticamente impossibile. Se la popolarità delle ricette salate è fuori discussione, Roma regala anche ottime alternative ai più golosi: la pasticceria tipica della Capitale –  allargando i confini a tutta la regione – non è certo da meno. Maritozzi con la panna, crostata di ricotta e visciole, ciambelline al vino (e la lista non finisce qui, ma continua poche righe più avanti) sono solo alcuni tra i rappresentanti più noti dei dolci romani, che se ancora non ti hanno conquistato saranno felicissimi di farlo durante la tua prossima gita all’ombra di Colosseo e Cupolone.

1. Maritozzi con la panna

Immagine

Il maritozzo è senza dubbio il dolce più iconico di Roma, un vero status symbol che piace talmente tanto da aver invaso anche le migliori pasticcerie nordiche. Il suo asso nella manica? Quello di essere un soffice panino farcito con molta generosità di panna montata, che diventa sublime quando realizzata al momento. Nonostante l’estetica instagrammabile, in un mix tra lusso e foodporn, i maritozzi non sono stati inventati da Iginio Massari, ma hanno una lunga storia, che parte dagli antichi Romani e attraversa i secoli, legando la loro etimologia al nomignolo vezzeggiativo del futuro marito, che per San Valentino regalava alla fidanzata questa leccornia.

2. Crostata ricotta e visciole

Immagine

Dalla tradizione giudaico-ebraica arriva una torta profumata e appagante, che unisce ingredienti genuini come la pasta frolla, la ricotta di pecora e la confettura di visciole. Le visciole sono dei frutti rossi selvatici che ricordano le amarene e le ciliegie, con un sapore molto dolce. Si raccolgono dalla fine di luglio fino alla fine di settembre e sono perfetti da trasformare in succose conserve. L’origine della crostata si fa risalire al ‘700, quando agli ebrei fu proibito di commercializzare latticini ai cristiani: l’espediente fu di nascondere la ricotta tra due strati di frolla, confondendola tra le visciole. Nel Ghetto di Roma, la versione più famosa è quella della ricetta (segreta) di famiglia dell’antico Forno Boccione, al numero 1 di via del Portico d’Ottavia.

3. Ciavattoni romani

Immagine

Voglia di dolce a colazione? Nei bar e nelle pasticcerie romane non c’è solo il maritozzo, ma si trovano ovunque anche i ciavattoni. Cosa sono? Si tratta di una specie di sfogliatelle ripiene dalla ricetta più semplice rispetto a quella napoletana, ma ugualmente sfiziosa. Per prepararle si arrotolano a cilindro tre strati di pasta sfoglia, si porzionano, si stendono con il matterello sullo zucchero a velo e si farciscono con crema pasticciera, crema di nocciole o confettura. Si mettono in forno a 180 °C per 25 minuti e sono pronte per essere servite. Il risultato è uno scrigno croccante dalle dimensioni e dal peso specifico non indifferenti, che ne giustificano il simpatico nome.

4. Ciambelline al vino

Immagine

A circa mezz’ora da Roma, puntando verso sud si estende la pittoresca area dei Castelli Romani, dove andare per fraschette dopo aver visitato suggestivi parchi archeologici, ville storiche e borghi medievali. Tra le specialità gastronomiche da portarsi a casa come ricordo di una gita fuori porta nel periodo della vendemmia ci sono le ciambelline al vino, biscotti rustici e fragranti che hanno nell’impasto di farina, zucchero e olio un'aggiunta di vino bianco, rosso o mosto. Si presentano solitamente con una copertura di zucchero semolato e possono essere aromatizzati all’anice.

5. Bignè di San Giuseppe

Immagine

I bignè di San Giuseppe sono dolcetti tipici della Festa del papà, diffusi nel periodo che va dal Carnevale fino al 19 marzo. Si tratta di una variante delle zeppole napoletane, la cui origine comune deriverebbe da frittelline di frumento che si consumavano in onore di San Giuseppe "frittellaro", com’è chiamato a Roma, già a partire dal ‘500. Si realizzano come dei bignè, leggermente più grandi di quelli classici, con la pasta choux che viene fritta nell’olio bollente e poi farcita creando un foro dall’alto o dal basso con la crema pasticciera.

6. Frappe di Carnevale

Immagine

Chiacchiere, crostoli, cenci, galani, bugie: sono diversi i nomi con cui si identifica praticamente lo stesso dolce simbolo del Carnevale che attraversa tutta Italia con piccole variazioni negli ingredienti e nella forma. A Roma e nel Lazio si chiamano frappe e sono le discendenti delle frictilia, dolci che si era soliti consumare durante i riti pagani dei Saturnali che gli antichi Romani festeggiavano nel mese di dicembre e che poi, con l’avvento del Cristianesimo, sono diventati il periodo di eccessi che precede la Quaresima. Com’erano le frictilia degli antenati? La ricetta non si sa con certezza, ma è plausibile fossero a base di farina di farro, acqua o latte e forse uova, per poi essere fritte nello strutto e guarite con il miele al posto dello zucchero a velo.

7. Tozzetti

Immagine

Biscotti secchi da consumare con un bicchierino di vin santo: di tipologie simili ne esistono in tutta l’Italia Centrale, come i cantucci, per esempio, o questi tozzetti, che arrivano da quella che tempo addietro era la Sabina, una zona che comprendeva parte di Lazio, Umbria e Abruzzo. Rispetto ai “cugini” toscani, mantengono la doppia cottura al forno che li rende molto croccanti, ma contemplano tra gli ingredienti principali le nocciole tostate al posto delle mandorle. La ricetta può essere personalizzata a piacimento, usando gocce di cioccolato, come nella nostra versione, pistacchi, uvetta o cacao.

8. Pangiallo romano

Immagine

Il pangiallo è un dolce che affonda le sue radici nell’epoca della Roma imperiale, quando si preparava in occasione del solstizio d’inverno, mentre ora lo si trova tra le specialità tipiche del Natale. Simile al panpepato, è ricco di frutta secca – mandorle, pinoli, noci, nocciole – uvetta, canditi, miele, cioccolato fondente, ma si distingue soprattutto per una glassa di copertura realizzata mescolando farina, olio extravergine d’oliva e zafferano, che conferisce una patina dorata. La forma circolare e il colore, infatti, rappresentano il sole.

9. Nociata

Immagine

Miele, noci, zucchero: sono solo questi gli ingredienti per preparare la nociata, una sorta di croccante da servire tagliato in piccoli rombi su foglie d’alloro. La ricetta è semplice, diffusa sia nel Lazio sia in Umbria durante le festività natalizie e può presentare diverse varianti: c’è chi l’aromatizza con scorze di agrumi, chi con del liquore. O ancora si può aggiungere del cacao o arricchire il dolce con ulteriore frutta secca, come mandorle e noci.

10. Semifreddo alla ricotta

Immagine

La ricotta è un prodotto tipico del Lazio, specialmente quella ovina, che ha ottenuto la denominazione Dop: le sue origini sono antichissime, tanto che faceva già parte delle abitudini alimentari della popolazione nel I° secolo d.C. Viene impiegata in pasticceria soprattutto come ripieno, ma in estate non è raro gustarla in una specie di semifreddo/gelato, dove il latticino viene mescolato a uova, zucchero e liquore e lasciato riposare in frigo per qualche ora all’interno di stampini monoporzione. Si serve accompagnato con il miele, oppure con ciliegie sotto spirito.

11. Gnocchi alla romana dolci

Immagine

Gli gnocchi alla romana sono uno dei comfort food più famosi, un piatto casalingo facile e veloce a base di semolino, burro, parmigiano, latte, uova e pecorino, perfetti per un pranzo in famiglia. Un impasto genuino che da salato si può convertire a dolce, eliminando i formaggi e unendo invece zucchero, un po’ di succo di limone, qualche uvetta e una spruzzata di cannella. Non esiste una ricetta ufficiale: si tratta di una variante frequente all’interno delle mura domestiche.

12. Grattachecca

Immagine

La grattachecca non è un vero e proprio dolce, ma la includiamo come guest star nella nostra lista in veste di intramontabile street food. Si tratta di un “mangia e bevi” realizzato con ghiaccio grattato grossolanamente da un blocco unico, sciroppi aromatizzati e frutta fresca che somiglia a una granita: lo si compra dai cosiddetti grattacheccari, che si tramandano la professione di generazione in generazione. Fresco e dissetante, è uno “spuntino” che non puoi farti mancare durante la bella stagione romana.

Immagine
Quello che i piatti non dicono
Segui i canali social di Cookist
89
api url views