Il porcino è un fungo pregiato che cresce nei boschi, protagonista di tante ricette sfiziose. Ecco quello che c'è da sapere per conoscere le sue varietà e consumarlo in sicurezza e con gusto.
Portare in tavola dei porcini raccolti con le proprie mani è sempre una grande soddisfazione. Quando si tratta di funghi, però, è obbligatorio prestare molta attenzione, perché l’intossicazione e l’avvelenamento non sono conseguenze da sottovalutare. Diffuso nei boschi di tutta Italia, con il suo inconfondibile sapore e profumo il porcino si gusta in ricette tradizionali e creative simbolo del periodo autunnale, come il risotto ai funghi, un vero classico della cucina italiana o lo strudel di funghi, rivisitazione salata del celebre dolce.
Un primo passo per avvicinarsi al mondo dei porcini è quello di conoscerne le caratteristiche peculiari, le varietà e le buone pratiche per raccoglierli, distinguerli e consumarli in tutta sicurezza, senza dare spazio all'improvvisazione.
I porcini sono funghi spontanei che crescono in generale nei boschi di conifere e latifoglie, a un’altitudine che può andare dai 600 ai 2000 metri. Prediligono terreni umidi, un clima temperato e sono spesso in simbiosi con alberi come il faggio, il castagno, la quercia, l’abete, con un sottobosco verde e ombreggiato, che li nutre e li protegge: non amando il caldo, si presentano dalla tarda primavera all’inizio dell'estate, per poi riprendere da fine agosto a novembre. Appartengono a una numerosa famiglia, quella delle Boletaceae, genere Boletus, sezione Boletus edules che identifica i caratteri morfologici distintivi comuni di questi funghi edibili rispetto agli altri, ovvero:
Per convenzione, si definiscono porcini quattro varietà tra gli Edules, presenti nel territorio italiano, destinate quindi alla commercializzazione e al consumo. Ognuna di esse ha delle tipicità che le rende uniche a un occhio esperto: hanno stagionalità e territori preferenziali diversi, ma a volte si possono trovare tutte anche nello stesso bosco.
Un porcino tossico, che non appartiene alla sezione Edules, in cui ci si può imbattere e che spesso viene confuso con quelli commestibili da chi è alle prime armi, è il Boletus satanas, detto porcino malefico. Vive soprattutto nei boschi di latifogli collinari e pianeggianti, come i suoi "cugini", ma in realtà ha dettagli che lo differenziano nettamente: ha dimensioni maggiori della media, il cappello chiaro, dal beige all'olivastro nella parte superiore mentre la parte inferiore è rossastra; il gambo è piuttosto tozzo e si colora di nuance fucsia. Infine, la carne al taglio non è bianca, ma grigio-bluastra. Le conseguenze della sua assunzione sono vomito e disturbi gastrointestinali.
Secondo la normativa vigente sono le regioni, cui seguono disposizioni comunali, a regolamentare la raccolta dei funghi. La legge è quella nazionale del 23 agosto 1993, n. 352, (integrata dal DPR 14 luglio 1995, n. 376) che stabilisce il rilascio di permessi e patentini e il rispetto di alcuni punti fondamentali al fine di preservare la biodiversità del territorio in cui i funghi, porcini compresi, nascono e crescono:
Qual è il modo migliore per andare a caccia di porcini? Prima di tutto munirsi di pazienza: non è detto, infatti, che la spedizione si concluda con un successo. Se si parla con esperti e appassionati, la frase che si sentirà dire più spesso è quella che “non sei tu che trovi il porcino, ma il porcino che trova te”. Conoscere geograficamente la zona della raccolta, la flora e la fauna del bosco e avere una buona osservazione sono elementi utili, sia per chi è alle prime armi sia per i fungaioli più allenati.
Una volta che ci si imbatte in un porcino si procede per gradi:
Un ultimo passaggio prima di tornare a casa e mettersi all’opera in cucina con i porcini appena raccolti è quello di recarsi all'Ispettorato micologico più vicino: si tratta di centri istituiti presso i Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) dove micologi iscritti all’albo nazionale certificano la commestibilità dei funghi e offrono servizi di consulenza sul trattamento e la conservazione domestica.
I porcini con loro polpa soda e profumata sono i funghi più pregiati. Trattarli nel modo migliore consente di valorizzarli senza rovinarli, per portare in tavola antipasti, primi piatti, secondi e contorni davvero prelibati. La pulizia è la prima azione da affrontare e seguendo i nostri trucchi e consigli si rivelerà meno difficile del previsto: è importante ricordare che il porcino non va lavato sotto l’acqua corrente, in quanto il suo essere poroso tende all’assorbimento e quindi a perdere le preziose proprietà organolettiche. Basteranno un coltellino, un pennello e un panno umido per eliminare tutte le impurità.
Se avete raccolto troppi porcini è possibile conservarli in diversi modi: si possono congelare, mettere sott’olio ed essiccarli con l’essiccatore o in forno. Far seccare nel forno di casa i porcini è semplice: si riducono a fettine sottili di 3 o 4 mm e si dispongono su una teglia foderata dall’apposita carta e si infornano in modalità ventilata a 45 °C-50 °C per un’ora o un’ora e mezza, monitorando che non si brucino in superficie. Poi si girano dall’altro lato e si ripete la stessa operazione.
A questo punto, freschi o secchi, i porcini si gustano in piatti perfetti per ogni occasione, da abbinare a pasta fresca, cereali, carne, salumi, formaggi, verdure e castagne: noi abbiamo selezionato 22 ricette semplici e sfiziose da provare in autunno, dalle tagliatelle ai crostini, passando per lievitati e polenta. Concludiamo con due note finali: