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5 Aprile 2023 15:00

A Pasqua l’agnello parla sardo: ecco perché scegliere l’agnello di Sardegna Igp

Sempre più, fuori dall’isola, si sceglie di preferire la prelibata carne sarda a qualsiasi altro tipo di agnello. Merito di un prodotto genuino e certificato, dal sapore irresistibile. Ma attenzione a non confonderlo con l’abbacchio!

A cura di Martina De Angelis
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Per molti, Pasqua è sinonimo di agnello: consumare questa carne particolare durante le festività pasquali è una tradizione antica, ancora valida per molti nonostante tantissimi optino sempre più per una filosofia vegetariana e vegana. Chi decide di onorare la tradizione e mangiare carne, sembra proprio che non sceglierà una carne qualsiasi: secondo alcune stime, infatti, un agnello su due delle tavole pasquali arriverà dalla Sardegna. L’agnello di Sardegna Igp, infatti, sta vedendo le sue quotazioni crescere a dismisura. Merito della prelibatezza del prodotto, che trasmette un gusto particolare, ma anche una provenienza certificata e un tipo di produzione garantita.

“Buono, sano e garantito”: le caratteristiche dell’agnello di Sardegna IGP

La Sardegna ci ha abituato a prodotti genuini, e l’agnello non è da meno. Non a caso è arrivato il marchio Igp, Indicazione Geografica Protetta, che non è solo un pregio, ma anche un’assicurazione per il consumatore: grazie al marchio, infatti, per la produzione va seguita una disciplinare molto rigida che diventa quindi una garanzia di qualità.

L’Agnello di Sardegna Igp è esclusivamente un agnello nato, allevato e macellato in Sardegna, cresciuto in un ambiente del tutto naturale, allo stato brado e in ampi spazi esposti al clima dell’isola. Per disciplinare, l’agnello non deve essere soggetto a forzature alimentari, a stress ambientali e/o a sofisticazioni ormonali, anzi va nutrito solo con latte materno e con un’integrazione di erbe spontanee naturali tipicamente sarde. Il risultato è una carne compatta ma morbida, che anche dopo la cottura rimane tenerissima. Contiene poco grasso, ma ha un gusto incredibilmente succulento e un aroma delicato che sa proprio di Sardegna.

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I tagli principali dell’agnello di Sardegna IGP e come cucinarli

Per il gusto, il sapore e la morbidezza, l’agnello di Sardegna IGP si presta a tantissimi tipi di preparazioni diverse. In base al taglio scelto, infatti, è possibile cucinare dei piatti davvero invitanti.

  • Il cosciotto di agnello è perfetto da preparare come arrosto – classica la ricetta al forno con le patate– per via della sua tenerezza, mentre la spalla essendo più soda si presta molto bene alla cottura in umido.
  • Il petto è particolarmente grasso ma molto saporito, e quindi va bene sia al forno, sia in casseruola sia in umido, mentre il collo generalmente viene cucinato come spezzatino.
  • E come dimenticare le immancabili costolette: per prepararle si usa il carré, ovvero la schiena con le costole, e solitamente si preparano in padella, alla brace oppure fritte, un grande classico delle tavole pasquali.
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Sa trattalia, tipico piatto sardo a base di interiora di agnello

Che differenza c’è tra agnello e abbacchio? Attenzione a non confonderli!

Il termine abbacchio è prettamente laziale e indica il piccolo di pecora, ma ormai è entrato nel gergo nazionale e spesso viene usato anche al posto di agnello. La verità è che si tratta di un errore, perché agnello e abbacchio non sono la stessa cosa. Confondere le due carni è uno sbaglio abbastanza comune, ma in realtà i due alimenti sono diversi. Entrambi sono i piccoli della pecora, ma l’agnello viene macellato tra i 4 e i 10 mesi di vita, dopo lo svezzamento e intorno a un peso tra i 7 e i 10 kg.

L’abbacchio viene macellato molto prima, 25-30 giorni di vita, prima dello svezzamento e c con un peso compreso tra i 4 e i 6 kg. Proprio la questione dello svezzamento crea una netta differenza di sapore: l’agnello sarà molto più grasso, dal gusto più deciso e selvatico perché ha già brucato erba. L’abbacchio invece, essendosi nutrito solo ed esclusivamente di latte, ha una carne molto meno grassa, di colore rosa chiaro, morbidissima e dal sapore molto più delicato.

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Quello che i piatti non dicono
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