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25 Dicembre 2020 11:00

Il culto della tradizione culinaria natalizia in Italia: le usanze diffuse per lo Stivale

Che sia capitone o insalata di rinforzo, tortellini o sbrisolona, ci sono alcuni piatti che non devono assolutamente mancare sulle tavole degli italiani durante le festività natalizie. L’Italia è uno di quei paesi dove la tradizione è sacra, soprattutto a Natale. Da Babbo Natale alla frutta secca, scopriamo insieme tante curiosità sul periodo più “bianco” dell’anno.

A cura di Bruno Sodano
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“La gentilezza è come la neve, abbellisce tutto ciò che copre” citava Kahlil Gibran. Il Natale è così, bianco e gentile: le persone diventano buone e il cosmo si riempie d’amore e buoni propositi. Il periodo dell’anno dove tutto ha un suono, un colore, una luce e soprattutto un profumo: il profumo della tavola natalizia. Così le case degli italiani diventano piccoli presepi coperti di muschio verde e pastori, con le cucine che emanano ogni sorta di effluvio ammaliante. Anche per i bambini è un momento magico: tutti insieme si aspetta Babbo Natale che scende dal camino per portare i tanto attesi regali segnati, non tanto segretamente, su rosse letterine appese all’albero di Natale.

Curiosità su Babbo Natale

Non tutti sanno che Babbo Natale prima di vestire di “Rosso” era rappresentato in maniera puramente personale. Ognuno lo vestiva del colore che preferiva: viola, blu, verde, giallo. Seppur l’idea di vestirlo di rosso per la prima volta è nata dal celebre fumettista politico Thomas Nast in una cartolina di Natale stampata da Louis Prang, la Coca Cola ha contribuito fortemente alla diffusione di questa “convenzione” grazie a una campagna pubblicitaria del 1931 ideata per aumentare le vendite della famosa bibita anche in inverno: Babbo Natale aveva il vestito rosso, quello che tutto il mondo oggi conosce.

Cosa accomuna le persone a Natale?

La tradizione. Ognuno di noi ha il proprio rito, la propria usanza. Ogni famiglia porta a tavola piatti le cui ricette sono ereditate dalle mamme, dalle nonne, dalle bisnonne e così via: tradizioni specifiche e a volte iperlocali per i giorni che vanno dal 24 dicembre al 6 gennaio. Significante, se non addirittura formativo, è scoprire dal Nord al Sud dello Stivale quali sono i momenti tradizionali “più significativi” durante il periodo natalizio e quali sono i piatti che devono necessariamente presenziare a tavola. Perché se è vero che durante la vigilia non può assolutamente mancare il pesce (fresco o conservato che sia), il brodo di gallina è fortemente in auge in buona parte della penisola il 25 Dicembre. Senza contare i dolci: ogni regione, provincia, e addirittura paese, ha i propri; guai se non vengono serviti insieme alla frutta secca – che abbonda sempre dirompente in tavola – accompagnati da quella fresca, il tutto innaffiato da amari, vini e spumanti di varia natura.

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I piatti della tradizione natalizia in Italia

L’Italia è un paese fortemente legato alla tradizione, in generale, e trova la sua massima espressione durante il periodo natalizio. Ogni regione ha i suoi piatti e spesso variano da paese in paese, riservando grandi capolavori della cucina italiana identificati oggi come “comfort food” – il cibo della gioia – senza i quali non sarebbe Natale. Partendo dal Nord, arrivando al Sud Italia, proviamo a fare un excursus intrigante nelle case degli italiani per scoprire cosa li lega – a tavola – durante le feste natalizie.

Se è vero che in Lombardia non possono mancare a tavola i tortelli (o ravioli) in brodo c’è da dire che nella stessa regione, nel Lodigiano, alla pasta fatta in casa si preferisce il risotto. Come? Alla lodigiana ovviamente, con la salsiccia. Anche sul panettone – che è il dolce milanese per eccellenza – notiamo che in Valtellina va di scena la Bisciola, pagnotta di grano saraceno arricchita da uva passa, frutta secca, castagne, fichi e noci. Ottima servita con crema allo zabaglione.

In Piemonte sono sacri gli agnolotti, specialità di pasta ripiena di carne tipica del Monferrato, ma presente in tutta la regione. A Verona, la vigilia, è celebrata quasi esclusivamente dai meridionali trasferitisi, oppure da quelle famiglie che hanno origini del Sud. Sicuramente a Natale si mangia il lesso con la pearà e il Nadalin veronese, un proto pandoro a forma di stella. Una cosa, però, che non deve mancare è la sbrisolona con la grappa.

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Mentre a Modena, dove tutti si aspettano i tortellini – magari cotti nell’aceto balsamico – troviamo tanto pesce ma solo conservato: pasta con acciughe, tonno, sgombro e pomodoro. Così come non mancano le frittelle di baccalà e le stortine (anguille cotte alla brace e poi fatte marinare in aceto che, una volta messe in scatola, diventano tutte storte, da qui il nome).

In Toscana troviamo una cucina popolare fatta con elementi semplici e preparazioni di facile esecuzione. Se per la vigilia spicca il pesce accompagnato spesso ai legumi, il pranzo pullula di salumi Dop e Igp della regione come ad esempio la finocchiona e il lardo di colonnata. Fra i piatti non mancano gli sformatini di polenta e salsiccia, agnolotti alla fiorentina, quaglie ripiene di castagne e il baccalà alla livornese.

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L’Abruzzo è una regione molto tradizionale, soprattutto a Natale, e attua il culto sia della vigilia che del pranzo. Se è vero che il protagonista della cena del 24 è il pesce – in particolare il baccalà, capitone e alici sperone – il pranzo del 25 è caratterizzato dalle scrippelle mbusse e la lasagna abruzzese. Altre portate a completamento del pranzo sono la zuppa di castagne e ceci, minestra di cardi e rintrocilo.

La vigilia nel Lazio è caratterizzata da baccalà, capitone, melanzane e cavolfiore fritti e i carciofi alla romana: spesso, in queste occasioni, fungono da piatto unico e non da contorno. Il pranzo di Natale, invece, è contraddistinto da cannelloniabbacchio alla romana, una volta piatto tipico della Pasqua ma che ora si usa anche per la natività. C’è da dire che in molte case viene servita la stracciatella, pietanza a base di uova strapazzate nel brodo di carne. Fra i dolci troviamo il pangiallo, dolce tipico della tradizione capitolina con origini antichissime.

La vigilia di Natale, in Campania, è forse anche più sentita del Natale stesso: le tavole si apparecchiano il 24 e si sparecchiano direttamente il 7 gennaio. Sulle queste tavole non devono assolutamente mancare: baccalà, capitone, spaghetti e vongole e insalata di rinforzo. Anche il pomodoro del piennolo svolge un ruolo a dir poco fondamentale. Si prosegue con fritture di pesce e broccoli di Natale.

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In Puglia non mancano le pettole mentre in Calabria, in alcuni paesi, le pietanze devono essere tredici e il peperoncino non deve fare assolutamente il timido sugli spaghetti con mollica di pane e alici.

Se in Sardegna si consuma un numero importante di antipasti – carciofi con bottarga, la cordula e la coratella di agnello – insieme ai famosissimi malloreddus, in Sicilia non mancano sfincione con cardi in pastellagallina in brodo. Queste isole italiane per eccellenza sono famose anche per i loro dolci che risultano essere fra i più particolari e tipici in assoluto rispetto a tutto il resto d’Italia.

Adesso che abbiamo scoperto quali sono i piatti più rappresentativi della tradizione italiana durante il periodo natalizio non ci resta che scoprire i vostri piatti della tradizione augurandovi buone feste e felice anno nuovo.

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Quello che i piatti non dicono
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