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21 Aprile 2024 13:00

Quali sono i cibi sostenibili, come sceglierli e cosa si intende per alimentazione sostenibile

In occasione della giornata internazionale della Madre Terra, ci interroghiamo su cosa significhi alimentarsi in maniera davvero consapevole e quali cibi scegliere per una spesa più consapevole e a basso impatto ambientale. Con il contributo della dottoressa Arianna Rossoni.

A cura di Emanuela Bianconi
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Intervista a Dott.ssa Arianna Rossoni
Dietista, docente di nutrizione e responsabile del progetto "Equilibrio Donna"
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Le nostre scelte alimentari hanno, inevitabilmente, un forte effetto sull'ambiente e orientarsi verso un'alimentazione maggiormente sostenibile, e su acquisti consapevoli, è ormai un'esigenza a cui nessuno può più sottrarsi.

Ma cosa si intende per alimentazione sostenibile e quali cibi dovremmo portare a tavola per ridurre il più possibile questo impatto?

Abbiamo rivolto queste domande alla dottoressa Arianna Rossoni, dietista e docente, che subito ci tiene a fare una precisazione: "Dipende da cosa intendiamo per ‘cibo sostenibile': se in termini ambientali, di eco-sistema, di costi o di rispetto della catena di produzione".

A livello ambientale, ci riferiamo a quelle fonti sia animali sia vegetali che impattino il meno possibile sulla nostra madre terra.

"Quindi un'agricoltura che sia rispettosa del ciclo di rigenerazione del terreno, che promuova la varietà delle colture, per evitare il suo impoverimento, e che utilizzi quelle alternative che abbiano meno ripercussioni in termini di pesticidi e fertilizzanti".

Senza dovere stravolgere le proprie abitudini, è possibile abbracciare una dieta a basso impatto ambientale compiendo delle poche, ma decisive, azioni. Puntare sulla qualità, piuttosto che sulla quantità, consumare meno e ridurre il più possibile gli sprechi sono senz'altro degli atti virtuosi.

Vediamo cosa è possibile fare in concreto.

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Cibi sostenibili: quali sono e come sceglierli

La soluzione non sta necessariamente nel biologico e nel chilometro zero, risposta semplicistica e fin troppo ingenua, data purtroppo da molti.

La nostra esperta cerca di fare chiarezza in merito: "Se scelgo, per esempio, un prodotto a chilometro zero, ma coltivato facendo largo uso di fertilizzanti, non serve a niente; non è comunque rispettoso dell'ambiente e del terreno".

Stessa cosa per quanto riguarda il biologico, talvolta un vero e proprio "specchietto per le allodole": spesso si tratta di un'agricoltura piuttosto intensiva per i terreni. "Sono, inoltre, permesse una serie di molecole, pesticidi e fertilizzanti che poco differiscono dal sistema industriale", ci tiene a precisare Rossoni.

A volte anche solo il packaging del prodotto biologico, incellofanato e venduto in accattivanti confezioni monoporzione, è già di per sé molto poco sostenibile in termini di eco-sistema e ambiente.

Detto questo, è possibile mangiare in maniera più sostenibile? Certo che sì, anzi assolutamente doveroso. Orientarsi su un'alimentazione a prevalenza vegetale è sicuramente la scelta migliore: per il nostro benessere e per quello dell'ambiente.

Frutta e verdura vanno scelte rigorosamente di stagione, optando per quei prodotti coltivati senza l'aiuto di fertilizzanti e pesticidi: oltre a essere più benefici e sicuri – l'alimento che cresce al di fuori della sua corretta stagionalità è sottoposto a maggiori trattamenti – sono anche più freschi di quelli provenienti da zone lontane, raccolti molto prima della loro maturazione naturale.

Scegliere stagionale ha un impatto anche sul nostro portafoglio – primizie e alimenti out of season hanno spesso prezzi esorbitanti – e soprattutto sulle emissioni di anidride carbonica.

Le uova devono essere biologiche, provenienti da allevamenti a terra e in cui le galline possano razzolare libere e felici (meglio ancora se si ha la possibilità di acquistarle da un agricoltore di fiducia).

Sulla scelta della carne il discorso si complica un po'. Il consiglio è quello di ridurne il consumo, ma non di eliminarla, facendo soprattutto attenzione alla provenienza. La carne da allevamenti grass fed, in cui gli animali siano stati allevati al pascolo e si siano nutriti solamente di erba e fieno, è qualitativamente migliore (più nutriente e ricca di omega-3) e ha un impatto ambientale decisamente inferiore rispetto a quella di animali allevati in modo intensivo.

Spesso costretti in spazi ristretti, questi animali vengono nutriti in maniera totalmente innaturale; si fa, inoltre, un largo uso di sostanze ormonosimili, al fine di promuoverne la crescita a ritmi serrati e rispondere così a una domanda crescente e sempre meno sostenibile.

Tuttavia, c'è anche chi sostiene che gli allevamenti estensivi non siano altrettanto sostenibili: per potere creare quei pascoli, è necessario disboscare e quindi eliminare una parte di vegetazione per fare loro spazio.

Dove sta la verità? "Entrambe le posizioni sono giuste – ci spiega la nostra esperta – e la soluzione sta nel compiere scelte consapevoli. Prima di tutto, andrebbe ridimensionato il quantitativo: è impensabile che una persona inserisca proteine animali tutti i giorni, magari a entrambi i pasti".

Occhio alla qualità, quindi, ma anche alla quantità: non necessariamente ciò che è realizzato con ottime materie prime è sostenibile per l'ambiente.

Facciamo attenzione a ciò che mettiamo nel piatto: interroghiamoci da dove provenga quella carne, come sia stata allevata e che percorso abbia compiuto per arrivare fino a noi.

Lo stesso dicasi per il pesce: anche questo, così come il mondo vegetale, ha la sua stagionalità e osservarla significa tutelare l'ecosistema marino e, al tempo stesso, la nostra salute; è importante scegliere specie ittiche locali, pescate nei mari che circondano le nostre coste, povere e di piccola taglia.

Ma facciamo attenzione anche alla frequenza di consumo. "Se tutti consumassero pesce selvaggio tre volte a settimana, così come suggerito dalle linee guida – prosegue Arianna – non ce ne sarebbe abbastanza per tutti".

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Quali cibi limitare il più possibile

Bisognerebbe limitare fortemente quegli alimenti provenienti dall'altra parte del mondo, che quindi necessitano di essere trasportati, e fuori stagione, quindi sottoposti a maggiori trattamenti in termini di fertilizzanti e pesticidi.

Se questo discorso è fattibile per alcuni alimenti, come la frutta e la verdura, è anche vero che per altri può essere più difficile. "Ci sono dei compromessi da fare rispetto a quelle che sono le proprie priorità e alla propria disponibilità di cibo", prosegue Rossoni.

Per alimenti come il caffè e il cioccolato, per esempio, coltivati in aree molto lontane, possiamo optare per quelli certificati con il marchio etico Fairtrade, realizzati rispettando l'ambiente e i diritti dei lavoratori. Riduciamo per quanto possibile anche quei prodotti trasformati a livello industriale, che sfruttano al massimo le risorse idriche ed energetiche.

Per abbattere alcuni passaggi intermedi della catena di rifornimento del cibo, è preferibile acquistare direttamente dalle aziende produttrici: il risparmio c'è, ma solo a parità di qualità della materia prima.

"Se acquisto un chilo di mele non trattate e sostenibili, le pagherò di meno rivolgendomi direttamente al produttore, rispetto a quelle del negozio biologico a marchio, ma di più rispetto a quelle del supermercato trattate con i pesticidi".

È importante parlare del giusto prezzo da dare a chi quella materia prima l'ha coltivata e lavorata, permettendo a noi di goderne.

Da evitare la carne proveniente da allevamenti intensivi e il pesce allevato e di grossa taglia; in generale, limitiamo comunque la frequenza di consumo delle varie fonti proteiche, ponendo sempre attenzione alla qualità piuttosto che alla quantità.

Stesso discorso per i formaggi: preferiamo quelli provenienti da allevamenti più consapevoli, magari prodotti da piccole e virtuose realtà locali, ma rimoduliamone in ogni caso il consumo. Anche in questo caso: meno è meglio.

Un altro suggerimento, per una spesa più consapevole, è quello di evitare il più possibile gli sprechi. In che modo? Organizziamo attentamente i nostri menu settimanali, prevedendo di cucinare in alcuni giorni e poi congelando le varie porzioni (qui ci vengono in aiuto il meal prep e il batch cooking), scegliamo il più possibile i prodotti sfusi ed evitiamo le confezioni imballate con la plastica, preferendo packaging riciclabili.

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Quello che i piatti non dicono
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