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27 Febbraio 2023 15:00

Come scegliere la carne evitando quella proveniente da allevamenti intensivi

Cos'è la carne grass fed, cosa vuol dire allevamento biodinamico, come riconoscere le carni da allevamento intensivo: tutto quello che devi sapere per i tuoi acquisti consapevoli in materia di carne.

A cura di Francesca Fiore
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A differenza delle uova su cui è stato imposto un sistema di etichettatura obbligatoria, la scelta della carne in Italia è ancora un problema, soprattutto se si punta a fare acquisti consapevoli e che tengano conto del benessere animale. Dopo aver compreso gli effetti negativi degli allevamenti intensivi su persone, animali e ambiente, come fare a evitare questa tipologia di prodotti? Ci sono caratteristiche da osservare per essere sicuri di comprare carne da allevamenti estensivi, evitando la carne da allevamenti intensivi? Siamo qui per fare chiarezza e suggerirti come orientarti nella scelta della carne.

L'etichettatura della carne

La possibilità di leggere nell'etichetta della carne informazioni specifiche sul tipo di allevamento ma, più in generale, sulle condizioni di vita degli animali purtroppo non esiste: nel corso degli anni sono state avanzate diverse proposte, ma nessuna di queste ha ottenuto un seguito legislativo. E se guardiamo i numeri dell'industria della carne non è difficile capire perché: secondo le rilevazioni Istat del 2017 e del 2018, l'80% dei bovini in Italia è allevato intensivamente, percentuale che sale addirittura al 95% se si tratta di polli da carne.

Dunque, non esiste una informazione chiara riguardo il metodo di allevamento e spesso alcune informazioni riportate sulle confezioni risultano fuorvianti o anche ingannevoli. Ad esempio:

  1. Carne etichettata come "carne senza antibiotici". Se da un lato siamo sicuro che gli animali da cui viene questo tipo di carne non abbia preso antibiotici, dall'altro niente ci assicura che non siano stati usati altri tipi di farmaci equivalenti, per sopperire a condizioni malsane che procurano malattie agli animali. Senza antibiotici, dunque, non implica che la qualità della carne sia migliore né il benessere animale.
  2. Denominazioni come 100% naturale, o alimentati con prodotti biologici. Anche in questo caso, le due definizioni vogliono dire poco: soprattutto nel caso della seconda, che potrebbe trarre in inganno, è importante considerare che dare mangimi prodotti secondo le regole del biologico non ci garantisce che quegli animali siano effettivamente portati al pascolo.
  3. Dop e Igp. Purtroppo anche le denominazioni di questo tipo non garantiscono il benessere animale: in alcuni disciplinari viene consigliato il pascolo come metodo principale di allevamento, ma senza obblighi di alcun tipo.
  4. 100% italiana. Così come 100% naturale, anche la dicitura 100% italiana non garantisce che la carne che stai comprando aderisca agli standard degli allevamenti non intensivi.

Probabilmente, l'unica "etichetta" che può far pensare a prodotti derivati da allevamenti estensivi può essere quella che certifica la produzione di mangimi da agricoltura biodinamica (indicati con la certificazione Demeter): ma, anche in questo caso, nulla garantisce che le altre caratteristiche siano state rispettate.

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L'etichettatura volontaria della carne di pollo

In Italia esiste un sistema di etichettatura volontaria che riguarda la carne di pollo, che però è ancora poco usata dalle aziende, proprio perché non si tratta di un obbligo di legge. Oltre al regime di alimentazione biologica che, come abbiamo detto, non è sinonimo di allevamento estensivo, le diciture che puoi trovare sulla carne di pollo sono:

  • polli da allevamento rurale
  • polli da allevamento in libertà
  • Polli da allevamento all'aperto

Inoltre potrai trovare diciture come "pollo allevato al coperto con metodo estensivo" o "polli allevati con maggior spazio rispetto ai limiti di legge". Sconsigliamo di acquistare carne da allevamento al chiuso, anche nel caso in cui si trovi la dicitura "estensivo": malgrado questi rappresentino una buona quota, è sempre bene ricordare che alcuni tipi di allevamento al chiuso si trasformano facilmente in allevamenti "quasi in gabbia", limitando fortemente il movimento degli animali con un sistema di cancelletti.

A differenza delle galline ovaiole, poi, i polli da carne non vengono mai allevati in gabbie: la dicitura "allevamento al chiuso" in questo caso può diventare facilmente sinonimo di allevamento intensivo. Meglio dunque evitare questo tipo di prodotti.

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Cos'è la carne grass fed

Grass fed è un termine inglese che significa letteralmente: “Nutrito a erba”. Quando si parla di sistema grass fed – metodo abbastanza diffuso in alcuni Stati degli USA ma ancora scarsamente utilizzato in Italia – si intende un metodo di allevamento in cui gli animali vivono all'aperto tutta la loro vita, una sorta di evoluzione dello stato brado. A differenza dell'allevamento tradizionale dove gli animali vengono spesso nutriti con cereali e mangimi, per una crescita e un ingrasso più rapidi, nel sistema grass fed gli animali mangiano esclusivamente erba fresca e fieno in inverno. Oltre a rispettare il benessere degli animali, questo metodo è anche meno impattante dal punto di vista ambientale, perché non ha bisogno delle grandi forniture di mais o soia di cui invece necessitano gli altri tipi di allevamento, alimenti che vengono prodotti a discapito delle popolazioni locali. Inoltre si evita il problema dell'avere un grande quantitativo di deiezioni animali in uno spazio ristretto, con le conseguenze positive che questo comporta.

Come capire se abbiamo acquistato carne da allevamento intensivo

Come abbiamo detto, purtroppo sull'etichettatura della carne in Italia c'è una sorta di vuoto legislativo, che permette etichettature volontarie ma non prevede alcun obbligo di legge. Allora come fare a riconoscere la carne che stiamo acquistando?

Se non puoi recarti da un macellaio, a cui chiedere provenienza e caratteristiche della carne (ma, anche in questo caso, è una questione di fiducia fra te e il tuo macellaio, non di obblighi di legge), ti suggeriamo comunque di orientarti verso prodotti grassfed, a marchio biodinamico o biologico, che ti assicurano una qualità maggiore del prodotto in linea generale. Una volta comprata la carne, però, ci sono degli elementi che puoi osservare per capire se cambiare semplicemente fornitore.

Gli animali allevati con sistema intensivo hanno carni più tenere (ed età di macellazione inferiore) che necessitano di minore frollatura e visivamente possono piacere di più al consumatore, ma per una semplice questione di abitudini. Come spiegato, la carne da allevamento intensivo contiene più grasso e acqua rispetto a quella da allevamenti al pascolo, ma anche meno vitamine, sali minerali e antiossidanti. Ecco da cosa si può riconoscere la carne da allevamento al pascolo.

  1. Colore del grasso. Oltre alla quantità di grasso (gli animali che si muovono liberamente possono contenere dal 25 al 50% di grassi in meno) anche il colore del grasso cambia in base all'allevamento. Il grasso della carne allevata all'aperto, infatti, non è bianco, come siamo abituati nel caso di carne allevata in allevamenti intensivi: è più tendente al giallo e si scurisce in cottura. Il motivo è molto semplice: le carni dell'animale sono ricche di betacarotene, perchè la vita all'aperto e la nutrizione naturale lo permette, cosa che ne "colora" leggermente il grasso.
  2. Quantità di acqua. Hai presente quando la tua bistecca in cottura inizia a perdere acqua e a ridursi molto in dimensioni? Il motivo è legato al tipo di allevamento: gli animali allevati al chiuso, infatti, si muovono poco, mangiano prevalentemente cereali e questo uno sviluppo maggiore di ritenzione idrica degli animali che invece sono liberi di muoversi. Un taglio di carne da allevamento al pascolo non perderà infatti molta acqua in cottura, a differenza di quello proveniente da allevamenti intensivi che può arrivare a perdere anche il 40% del suo peso.
  3. Sapore della carne. Potrà sembrarti strano ma siamo abituati a un sapore della carne molto "delicato": in realtà la carne di animali allevati all'aperto ha un gusto molto più intenso e sapido. Purtroppo però si tratta di un elemento che si può acquisire solo dopo aver allenato il palato all'assaggio.
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A cura di
Francesca Fiore
Giornalista gastronomica appassionata da sempre di tradizioni locali, prodotti tipici e itinerari culinari, approdo a Ciaopeople nel 2019, dopo aver collaborato per anni con le principali riviste di settore, diretto un programma radiofonico e un magazine cartaceo incentrato sui viaggi gastronomici. Cresciuta in un ambiente naturale come quello dei Nebrodi che fa della gastronomia uno dei suoi punti di forza, sono una grande amante di tutti quei contesti sincretici dal punto di vista gastronomico e mi appassiono molto alle storie personali. Oltre al grande peso che il cibo ha nella mia vita - non solo in termini di lavoro quotidiano, ma anche di studio e ricerca - mi interesso di storia italiana e internazionale, che seguo durante il tempo libero, amo smodatamente gli animali e la mia terra d’origine.
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