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15 Agosto 2023 11:00

Piante grasse, il cibo sostenibile del futuro: quali si mangiano e come si cucinano

Non è il primo alimento a cui si pensa quando si tratta di cibo, eppure senza quasi ricordarcelo già lo consumiamo in alcune occasioni: alcune piante grasse sono commestibili, e sono considerate una vera salvezza per il pianeta.

A cura di Martina De Angelis
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Lo sappiamo: l’idea di mangiare le piante grasse non ti ha mai sfiorato, anzi magari la trovi anche un po’ strana, se non disgustosa. Eppure, alcune piante grasse già le mangi. Pensa al fico d’India, i cui frutti sono così comuni da farti dimenticare, ormai, che botanicamente appartiene alla stessa famiglia del cactus, ma anche al sempre più famoso frutto del drago. Per non parlare, poi, delle cucine gourmet, dove le piante grasse sono state già sdoganate: sempre più gli chef usano come ingredienti piante come la Kalanchoe daigremontiana, croccante e con un sapore che ricorda limone e aceto, o il Sedum spectabilis, che ha il gusto simile all’uva.

Usare le piante grasse in cucina non è solo un vezzo, ma una vera svolta nel mondo dell’alimentazione. Da secoli risorsa fondamentale per i popoli che vivevano ai margini delle zone desertiche, le piante grasse sono in grado di resistere a temperature estreme e carenza idrica, fornendo allo stesso tempo un cibo nutriente, e spesso anche gradevole.

Quale è il vantaggio di mangiare le piante grasse? Ecco perché sono considerate il cibo del futuro

Ormai non è un segreto che il nostro pianeta sia sfruttato più di quanto dovremmo e che, proprio per questo, si stiano svolgendo una serie di ricerche per trovare alternative sostenibili, o in grado di fornire la sopravvivenza dell’alimentazione anche in situazioni estreme. È in questa ottica che stanno assumendo sempre più importanza le piante grasse, viste come un vero e proprio alimento del futuro: non è un caso, infatti, che la FAO abbia attivato una serie di programmi di ricerca internazionali volti a per individuare e promuovere la produzione agricola su larga scala di piante grasse.

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Questo perché le piante grasse hanno una serie di caratteristiche che le rendono molto preziose. Per prima cosa, sono in grado di adattarsi a condizioni climatiche difficili, se non estreme, e necessitano di pochissima acqua per prosperare. Come se non bastasse, una buona parte di piante grasse ha frutti (o anche le pale stesse) che sono un vero e proprio concentrato di principi nutritivi essenziali per l’organismo, e inoltre hanno anche un sapore piacevole.

Insomma, le piante grasse sembrano essere la soluzione ecosostenibile perfetta per il futuro, grazie al loro essere in grado di fornire nutrimento di alta qualità e di ottimo sapore, di adattarsi a cambiamenti climatici e di richiedere pochissima cura per crescere.

Quali piante grasse si mangiano e come si cucinano

Le piante grasse non sono ancora diffusissime a livello di mercato globale, ma sono tantissimi i posti nel mondo in cui già si usano come ingredienti, Italia compresa. Abbiamo già accennato al fico d’India, il frutto succulento e dolce di una delle piante grasse più famose del mondo.

Un altro caso simile è quello della pitaya, noto anche come frutto del drago. Originario del Sud-est asiatico, oggi si trova e si consuma facilmente anche in Italia, ma senza sapere che in realtà anche questa succulenta prelibatezza è parte di una pianta grassa. E lo sapevi che le pale della pianta sono commestibili? Private delle spine vengono cotte o saltate in padella, soprattutto in Messico dove si usano per accompagnare i tacos per via del loro gusto fresco e del sapore simile a quello dei fagiolini.

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E non solo: sempre con le pale della pianta Opuntia di ricava anche una sorta di gel ottimo da aggiungere a yogurt e frullati, fantastico anche per la presenza di pectina, fibra che l'assorbimento di zuccheri, grassi e colesterolo, e per l’altra concentrazione di sali minerali.

Proprio per questa alta concentrazione nutritiva, si stanno diffondendo sempre di più le acque a base di piante grasse (come il cactus o l’aloe): sono drink sani ed energizzanti, che danno lo stesso ristoro di un energy drink ma sono più naturali e completamente senza zuccheri.

Ti sarà capitato spesso di vedere il Ferocactus wislizenii, pianta grassa dai fiori meravigliosi, ma sicuramente non sapevi che è considerata commestibile: se ne mangiano i frutti, e in alcune culture anche i fusti, tagliati a fette e bolliti per accompagnare carne e fagioli. Sembra che addirittura i nativi americani ne usassero la polpa per fare le caramelle.

E delle piante grasse, a volte, si possono mangiare persino i fiori. È il caso del Ferocactus histrix e altre specie affini, che negli stati messicani di Zacatecas, Coahuila e San Luis Potosí si chiamano cabuches. Vengono raccolti nel periodo di Pasqua, e usati per preparare zuppe, insalate e sughi, ma anche per accompagnare piatti tipici come le quesadillas.

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Idee di ricette con i fichi d’India: come cucinare il frutto di pianta grassa più famosa

Tra tutte le piante grasse commestibili, il fico d’India è sicuramente il più diffuso, soprattutto in Italia dove è molto facile vederlo crescere anche spontaneo, in particolare nel Meridione.  Ma come si usa in cucina? Per prima cosa, è buonissimo da mangiare da solo, proprio come un frutto, oltre che ricco di benefici: se ne trovano di diverse varietà, e basta saperlo pulire con cura dalla buccia spinosa per poter essere gustato in tutta la sua bontà.

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Ma il fico d’India può tranquillamente essere usato come ingrediente per creare delle preparazioni squisite e originali. Come, per esempio, la particolarissima parmigiana a base di fico d’india, in cui il frutto è usato al posto delle melanzane, oppure la confettura di fico d’india, eccellente da abbinare ai formaggi o da spalmare su una fetta di pane.

E con il fico d’India si prepara anche un ottimo liquore, bevanda dal colore caldo e dal sapore intenso da servire freddissimo a fine pasto come digestivo.

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Quello che i piatti non dicono
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