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6 Ottobre 2022 16:51

Avvelenamento da mandragora e altre piante velenose: come riconoscerle e quali sono i sintomi

In Campania molte persone hanno mangiato la mandragora, velenosissima, pensando fossero spinaci. Le due piante si somigliano molto: vediamo tutte le differenze e quali sono le altre piante velenose che più comunemente scambiamo per vegetali commestibili.

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Allarme piante velenose in Campania: a Napoli, Caserta e Salerno delle pericolose verdure sono state scambiate per spinaci e ora c'è un rischio intossicazione molto diffuso, stando alle prime indagini. Dei fascetti di mandragora sono stati commercializzati nell'area flegrea, "focolaio" da cui è scattato l'SOS, che hanno mandato al pronto soccorso una decina di persone con sintomi gravi. Le forze dell'ordine stanno facendo analisi e campionamenti perché le mandragore sono molto pericolose: vediamo come distinguere gli spinaci dalle mandragore e capire la sintomatologia di altre piante velenose che somigliano a vegetali commestibili.

Come riconoscere la mandragora e quali sono i sintomi dell'avvelenamento

Si tratta di un'erba perenne della famiglia delle solanacee, la stessa dei pomodori; hanno dei fiori azzurrini, frutti gialli, foglie lunghe e radici molto spesse, grasse e biforcute. I problemi che questa pianta può dare sono molteplici, in alcuni casi anche gravi: i più comuni sono nausea, vomito, diarrea, secchezza delle fauci e difficoltà a urinare ma si arriva anche alla tachicardia, al delirio e alle allucinazioni come sta accadendo nella zona di Pozzuoli ai più sfortunati pazienti.

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La borragine, altra verdura molto simile alla mandragora, usatissima nella cucina ligure

La causa dell'avvelenamento in Campania potrebbe essere frutto di un errore perché la mandragora assomiglia moltissimo agli spinaci e alla borragine: è facile confondere le piante ma una è pericolosa perché contiene scopolamina, atropine e ioscina. Ironia della sorte, borragine e mandragora crescono spesso vicine e questo, da un certo punto di vista, è positivo: un occhio allenato riconosce immediatamente la diversità se ce l'ha una accanto all'altra. Oggi più che mai è importante riuscire a riconoscere le differenze tra le piante velenose e quelle commestibili:

  • La prima cosa da controllare è il gambo perché nella mandragora è liscio, borragine e spinaci hanno delle minuscole spine;
  • passiamo poi alla conformazione della foglia che nella mandragora è stretta e a punta con un'evidente increspatura e delle piccole spinette, quasi impercettibili. Anche le piante commestibili hanno la foglia increspata e spinosa ma la forma è decisamente ovale;
  • infine l'odore che nel caso della mandragora è piuttosto forte, possiamo dire tranquillamente che le mandragore puzzano. Borragine e spinaci hanno un profumo neutro che ricorda quello dei cetrioli e delle zucchine.

Altre erbe velenose che assomigliano molto a quelle commestibili

La passione degli italiani per i boschi e per il "foraging" casalingo porta spesso a problemi di salute: qualche settimana fa una coppia di Venezia è morta a causa di un'intossicazione dovuta alla colchicina, una polvere molto simile allo zafferano che però è letale. I casi più comuni avvengono coi funghi, fortunatamente quasi tutti i vegetali italiani velenosi provocano sintomi fastidiosi ma sopportabili. Diverso è il caso di piante e radici che possono portare anche alla morte.

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I casi campani di queste ore non sono i primi riguardanti le mandragore visto che qualche giorno fa un'intera famiglia è finita in ospedale dopo aver mangiato una confezione di spinaci. Riconoscere le piante commestibili e quelle velenose può essere fondamentale ma non sempre è facile, come in questo caso. Le piante più comuni che vengono scambiate per commestibili oltre alla mandragora sono:

  • Il colchico autunnale, un anti-infiammatorio naturale che contiene la colchicina e viene spesso confuso con lo zafferano: preso inavvertitamente porta alla morte nel giro di pochi giorni se le persone non riconoscono i sintomi. La colchicina porta nausea, vomito, diarrea sanguinolenta, aumento della frequenza cardiaca, dolori toracici e bruciore alla bocca;
  • l'aconito, una pianta perenne che cresce sulle Alpi, facilmente confondibile con il radicchio selvatico. Bisogna stare molto attenti perché è una delle piante più pericolose che si possono incontrare: anche solo toccarla può provocarci torpori e vomito, mangiarla è invece fatale. Se si è molto fortunati l'aconito si "limita" a paralizzare chi lo raccoglie;
  • l'avvelenamento da veratro è molto comune perché tutti lo scambiano per la genziana con cui si preparano i liquori casalinghi. La somiglianza tra le due piante è tale che sconsigliamo fortemente di avventurarsi nella raccolta: solo i veri esperti vedono le differenze. Crescono nello stesso habitat e, quando appassite, sono assolutamente identiche tra loro. Bisognerebbe scavare per guardare le radici: il veratro le ha corte e sottili, la genziana lunghe e giallognole. Il veratro porta alla morte negli esseri umani ed è una pianta tossica anche per gli animali. Molte sono le mucche che ogni anno vanno abbattute dopo un pascolo in altitudine;
  • infine la belladonna, scambiata spesso per i mirtilli. Da sempre associata alla stregoneria e ai riti satanici perché i sintomi più comuni sono la dilatazione delle pupille, le allucinazioni, le convulsioni, la sensazione di levitazione e porta le vittime a urla e risa incontrollate. Nei tempi antichi era facile scambiare tutto questo per una manifestazione del diavolo. La maggior parte degli avvelenamenti di oggi riguarda i bambini che, attratti dalla forma e dal colore dei frutti, li assaggiano pensando di mangiare i mirtilli. A differenza degli altri vegetali fin qui incontrati, che hanno tutti un brutto sapore, ad aggravare la situazione è il gusto della belladonna: contiene alcaloidi e quindi ha un sapore non particolarmente amaro, davvero piacevole.
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