Rossi, gialli o verdi: in natura esistono più di 3000 tipi di peperoncini, tutti con caratteristiche e - soprattutto - gradi di piccantezza diversi. Con il loro utilizzo si possono realizzare sfiziose salse di accompagnamento, conserve e marmellate ma è importante saperli riconoscere e scegliere le varietà più adatte in cucina. Ecco allora una chiara e semplice guida per destreggiarsi al meglio nel multicolore mondo dei peperoncini.
Gialli, rossi, delicati o piccantissimi, sottili e allungati oppure corti e panciuti. Quanti peperoncini esistono in natura? La risposta è: tantissimi, di specie diverse ma tutti appartenenti – proprio come il peperone – al genere Capsicum, piante della più estesa famiglia delle Solanaceae. Ricchi di calcio e potassio, i peperoncini non solo contengono sali minerali e vitamine (soprattutto vitamina C) ma – grazie alle loro proprietà benefiche – sono anche preziosi alleati per la nostra salute, contrastando il colesterolo, attivando il metabolismo e stimolando la circolazione sanguigna.
In cucina poi sono un vero e proprio ingrediente passepartout in grado di insaporire ogni tipo di ricetta, dai primi ai piatti di carne e pesce fino ai dessert. Siete curiosi di saperne di più? Ecco una semplice e utile guida sulle tipologie di peperoncini più famose, con tutti i consigli per riconoscerli e usarli al meglio per rendere uniche le vostre preparazioni.
Per elencare tutte le varietà conosciute non basterebbe un'enciclopedia intera – ad oggi infatti se ne contano oltre 3000 e, ogni anno, se ne scoprono di nuove; nelle prossime righe quindi passeremo in rassegna i peperoncini e le tipologie maggiormente coltivate in Italia (e più facilmente reperibili). Cominciamo dalle 5 specie più note che sono:
Ad ognuna di queste famiglie appartengono svariati peperoncini, molti dei quali reperibili anche nei nostri centri di distribuzione come:
È il classico peperoncino dell'immaginario collettivo, rosso sgargiante e piccante al punto giusto (e per questo usato nel modo più disparato senza che lo "spicy" prevalga sugli altri sapori). Nelle cucine italiane non manca mai, proprio per la sua versatilità. Aggiungetelo a crudo o ripassatelo con del buon olio extravergine di oliva per realizzare un piatto semplice ma sempre squisito: la pasta aglio, olio e peperoncino.
Molto più allungato rispetto a quello comune (tanto da arrivare a misurare fino a 10 cm), il peperoncino di Cayenna è coltivato specialmente nel Sud Italia – Campania e Calabria in primis – dove raggiunge un grado di piccantezza maggiore ma sempre molto piacevole. Ideale per realizzare oli aromatizzati, creme e marmellate al peperoncino.
Direttamente dal Messico, un peperoncino di piccole dimensioni e moderatamente piccante (e per questo adatto a ogni tipo di palato). Adoperato in tantissime preparazioni, è il più consigliato per la salsa guacamole, ottima se accompagnata da croccanti nachos fatti in casa.
Detti anche peperoncini ciliegia, data la forma rotonda, sono amati e consumati nelle regioni meridionali del Belpaese, dove vengono farciti con golosi ripieni (come dimostra la nostra ricetta dei peperoncini piccanti ripieni di tonno e alici).
Un'altra varietà molto comune, forse la più presente nella terra vocata al peperoncino per eccellenza: la Calabria. Come si usa? Principalmente negli insaccati oppure essiccato e trasformato in polvere.
Peperoncino messicano re dei condimenti piccanti, dalla salsa ranchera all'esplosiva – è proprio il caso di dirlo – salsa chili (qui la nostra ricetta del chili con carne); consigliato a palati ben allenati e abituati ai sapori strong.
Anch'esso messicano, a lungo è stato considerato il peperoncino più piccante del mondo (nella varietà Red Savina, poi superato dal "Carolina reaper" e successivamente dal "Trinidad Scorpion Butch T"). Stiamo parlando di una vera bomba di piccantezza con cui preparare, facendo attenzione alle dosi, squisite salse di accompagnamento, come la salsa sriracha, simile alla chily ma con un tocco di agrodolce.
Per concludere, ecco 5 curiosità sul multicolore mondo dei peperoncini che (forse) ancora non conoscete. Per esempio, sapete qual è la varietà più piccante del mondo? Scopritelo di seguito.
Elemento fondamentale già in tutte le civiltà precolombiane, il peperoncino fece il suo ingresso in Europa grazie a Cristoforo Colombo che, dalle Americhe, lo portò in Spagna al rientro dal suo secondo viaggio nel 1494; con il passare degli anni poi, il peperoncino cominciò a diffondersi in tutto l'antico continente (Italia compresa).
Il motivo di un maggiore o minore grado di piccantezza è dovuto alla capsaicina, un alcaloide presente all'interno dei peperoncini in concentrazioni variabili a seconda della specie considerata.
Sviluppata nel 1912 dal chimico americano Wilbur Scoville, è la scala che determina l’attività della capsaicina sui recettori del calore della lingua. I valori (SU) vanno da 0 fino ai 16 milioni della capsaicina pura: considerate che – per avere un'idea di grandezza – un peperoncino comune ha un valore di circa 5000 SU, mentre l'Habanero arriva a sfiorare i seicentomila.
Ovviamente la risposta è sì ma, a differenza di quanto si possa credere, è inutile tentare con l'acqua. Provate invece a mangiare un pezzetto di pane (la cui mollica rimuove le molecole di capsaicina dai recettori della lingua), con un bel bicchiere di vino oppure con una salsa allo yogurt: la capsaicina si scioglierà al contatto con i grassi o con l'alcol.
Si chiama Pepper X: è lui, al momento, a detenere il record di peperoncino più piccante del mondo con quasi 3,2 milioni di unità Scoville. Off limits in cucina per ovvie ragioni, il nostro consiglio è solo uno: statene alla larga.