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22 Ottobre 2020 11:00

Bloody Mary, l’epopea di un cocktail nella storia del ‘900 tra proibizionismo e cinema

Un cocktail famosissimo con un nome iconico: il Bloody Mary è stato inventato negli anni '30 in pieno proibizionismo, la sua storia è legata a doppio filo al cinema. Probabilmente inventato da un attore, doveva essere dedicato ad un'attrice ed è finito in tantissimi film. Il Bloody Mary è un cocktail dalla storia meravigliosa, piena di curiosità e intrecci interessanti.

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Il Bloody Mary è uno dei cocktail più famosi al mondo; la sua storia è avvolta da un alone di mistero e di mitologia, ingarbugliata tra le pieghe del cinema muto e del proibizionismo. Stando a quanto scritto da Lucius Beebe nel 1939 sulle pagine del New York Herald Tribune, la ricetta originale del Bloody Mary sarebbe stata inventata dall’attore George Jessel. Si legge sulle colonne scandalistiche del quotidiano che "il nuovo tonico di George Jessel, che sta ricevendo attenzione dagli editorialisti della città, è chiamato Bloody Mary: metà succo di pomodoro, metà vodka."

Un drink arcaico che sarebbe poi stato migliorato dal bartender francese Fernand Petiot. Questa teoria è enunciata dallo stesso Petiot sul New York Magazine nel 1964: "Io ho dato il via al Bloody Mary odierno. George Jessel disse di averlo creato, ma quando lo rilevai non era altro che vodka e succo di pomodoro. Io copro il fondo dello shaker con quattro grosse prese di sale, due di pepe nero, due di pepe di Caienna e uno strato di salsa Worcestershire; quindi aggiungo una spruzzata di succo di limone e del ghiaccio tritato, verso due once di vodka e due di succo di pomodoro spesso, scuoto, filtro e verso. Noi serviamo da cento a centocinquanta Bloody Mary al giorno, qui nella King Cole Room, negli altri ristoranti e sale per banchetti." Le storie sulla paternità del Bloody Mary non finiscono certo qui, d’altronde con un nome tanto iconico, difficile pensare a una storia "pacifica".

Il Bloody Mary tra mito e storia

Con il passare degli anni la versione di Petiot è diventata quella più accettata e oggi è visto come vero autore del drink preferito di Richie Tenebaum, il celebre personaggio ideato da Wes Anderson. Le storie che riguardano questo cocktail sono però diverse e molto ingarbugliate, tutte situate tra il cinema muto e il proibizionismo.

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Una prima versione è ambientata nel 1920 con Petiot al New York Bar di Parigi, un locale frequentatissimo dagli americani: l’idea del cocktail potrebbe essere stata data da un cliente. Questa versione ha una grossa falla: il succo di pomodoro in lattina fa la sua comparsa sul mercato tra il 1926 e il 1928, quindi uno degli ingredienti base non poteva essere reperito.

La versione sostenuta da George Jessel trova un importante alleato nel nome: Bloody Mary appunto, tutti pensano immediatamente a Mary I Tudor, anche chiamata Maria la Sanguinaria. Nella storia del drink però, questo epiteto viene associato a diversi personaggi storici femminili. Sicuramente Maria I d’Inghilterra è la più accreditata, ma altre ispirazioni per il cocktail possono essere state la star hollywoodiana Mary Pickford, amica di Jessel ai tempi in cui l’attore viveva a Chicago. Jessel è infatti un personaggio ambiguo, praticamente sconosciuto in Italia, ma famosissimo in America ai tempi del cinema muto.

Primo esempio di attore bello e dannato, poliedrico e "perseguitato" dalla giustizia. Un attore che ha dato scandalo negli anni ‘30 sposando la diva Norma Talmadge quando quest’ultima è ancora sposata con un altro; un uomo iracondo, un donnaiolo crudele arrivato a sposare una ragazza di 16 anni e a sparare colpi di pistola verso l’amante di sua moglie. Un "sanguinario" come Mary amico però della Pickford che adorava questa composizione misto vodka, misto pomodoro. La famosa attrice, curiosamente, ha un altro drink a lei dedicato, il Mary Pickford appunto, creato al bar dell'hotel National di Cuba nel 1920.

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La questione del nome è dibattuta perché stando alle cronache locali, almeno fino al 1934 il cocktail viene chiamato Red Snapper, proprio all’interno del St.Regis Hotel di New York (l’albergo che anni dopo diventerà la prima casa americana di John Lennon e Yoko Ono).

Sapete chi lavorava al St.Regis negli anni ‘30? Proprio lui, Fernand Petiot. Il bartender comincia a lavorare al noto albergo nel ‘34 dove per un breve periodo alla vodka del Red Snapper preferisce il gin perché il distillato russo è troppo difficile da reperire sul mercato (siamo negli anni a cavallo del Proibizionismo). Quindi perché ha un altro nome se l'autore è lo stesso? Presto detto: negli anni ‘30 la locuzione "Bloody Mary" è vista di cattivo occhio, troppo violenta per quegli anni, da qui il cambio di nominativo.

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Difficile risalire a una storia ufficiale ma è possibile che il drink sia stato inventato in una forma embrionale e poi modificato dal bartender francese. La cosa certa è che in "New York Bar", il primo libro sui cocktail della storia pubblicato nel 1921, non c’è traccia di questo drink, quindi è sicuramente successivo.

Le leggende sul nome del Bloody Mary

Oltre alla storia più accreditata sul nome del cocktail, che vede Mary Tudor come protagonista, ma andando oltre anche alla traccia che vuole invece Mary Pickford come ispiratrice del drink,  esistono altre storie, forse più leggende, raccontate spesso nei campeggi americani, tra i ragazzi, nella notte. Il Bloody Mary sarebbe stato dedicato a una ragazza, di nome Mary ovviamente, sepolta viva per errore che, se evocata, prende le sembianze di un’assassina che non lascia scampo. Questa storia ha così presa sugli adolescenti statunitensi che il capitolo finale della trilogia di Urban legend è proprio dedicato a questa storia. Caso vuole che la regista del film si chiami a sua volta Mary (Lambert).

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Un’altra leggenda riguardante la nascita del nome ci riporta a Chicago, come con la Pickford e Jessel: il drink potrebbe essere stato dedicato a una cameriera del Bucket of Blood di nome Mary, il cui soprannome era proprio Bloody Mary, per il colore rosso fuoco dei suoi capelli. In questo bar si serviva quel drink dal colore rosso come le pareti del locale e come il colore dei capelli della ragazza.

La ricetta del Bloody Mary perfetto

Nei registri dell’Iba, l'International Bartenders Association, l'organizzazione internazionale che ha lo scopo di rappresentare i barman presenti in tutto il mondo, ci sono diverse ricette sul Bloody Mary. Si tratta dell'organizzazione più autorevole nel settore del bartending a livello mondiale e ogni anno aggiorna i propri elenchi a seconda delle ricette che emergono nel corso del tempo.

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L’ultimo aggiornamento sul Bloody Mary risale al 2011 e prevede:

  • 4,5 cl di vodka
  • 9 cl di succo di pomodoro
  • 1,5 cl di succo di limone
  • 2-3 gg di salsa Worcestershire
  • Tabasco
  • Sale di sedano
  • Pepe

Mescolate delicatamente, versare tutti gli ingredienti nel bicchiere tumbler. Guarnite con sedano e spicchio di limone (facoltativo).

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A cura di
Leonardo Ciccarelli
Nato giornalista sportivo, diventato giornalista gastronomico. Mi occupo in particolare di pizza e cocktail. Il mio obiettivo è causare attacchi inconsulti di fame.
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