Roccocò, struffoli, raffiuoli, susamielli, mostaccioli, divino amore: ogni anno, a Natale, le tavole partenopee si riempiono di queste prelibatezze ricche di storia e sapore. Scopriamo insieme quali sono i dieci dolci di Natale napoletani che non possono mancare durante i giorni di festa.
I dolci natalizi napoletani sono tra i protagonisti del menù della Vigilia e del pranzo di Natale, simboli di festa, cultura e tradizione. Ogni anno, le tavole partenopee si riempiono di queste prelibatezze uniche, ricche di storia e sapore. Roccocò, struffoli, raffiuoli, susamielli, mostaccioli, divino amore: tra tutti i dolci di Natale regionali, quelli campani sono forse i più conosciuti e apprezzati. E non dimentichiamo la pastiera, dolce della tradizione pasquale sempre più preparato anche a Natale.
Ognuno di questi dolci ha una storia fatta di antiche ricette, tramandate di generazione in generazione. Prepararli o gustarli significa immergersi in un'atmosfera natalizia autentica, dove i profumi di agrumi, miele e spezie riempiono l'aria e il cuore.
Scopriamo insieme quali sono tutti i dolci di Natale napoletani che non possono mancare a tavola durante i giorni di festa e il loro significato nella tradizione partenopea.
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Gli struffoli sono forse il più famoso dolce natalizio della tradizione napoletana. Si tratta di morbide palline di pasta dolce aromatizzata all'anice, fritte in olio bollente (in origine nello strutto), passate poi nel miele e arricchite con canditi e confettini colorati. Di solito si servono a fine pasto la sera della Vigilia e il giorno di Natale, ma anche a Capodanno.
Sembra che le loro origini siano greche, il nome struffoli deriverebbe infatti da "strogulos" che letteralmente significa "pasta sferica". Un tempo, a Napoli, gli struffoli venivano preparati nei conventi, dalle suore di diversi ordini, e poi portati in dono, nel periodo natalizio, alle famiglie nobili che si erano distinte per azioni di carità verso i più bisognosi. Si preparano anche al forno e ricoperti di cioccolato.
Anche i roccocò sono un dolce tipico del Natale napoletano che si prepara con farina, mandorle, zucchero, canditi e pisto, una miscela di spezie composta da cannella, chiodi di garofano e noce moscata. All'impasto viene data la forma di ciambelle dalla grandezza di circa 10 cm, che vengono poi cotte in forno. Si preparano di solito per il giorno dell'Immacolata, ma si gustano durante tutto il periodo natalizio in due tipologie: i roccocò morbidi e quelli "spaccadenti", più duri e croccanti, da intingere nel marsala, nel vermouth o nello spumante. La differenza è dovuta ai tempi di cottura.
Hanno una storia molto antica, sembra infatti che siano nati nel 1320 presso il Real convento della Maddalena e che il loro nome sia dovuto alla forma tondeggiante che ricorda una conchiglia, in francese "rocaille".
I mostaccioli o mustaccioli sono dei deliziosi dolci di Natale a forma di rombi, ricoperti di cioccolato fondente. Si preparano con un impasto di farina, zucchero, acqua, cacao amaro, lievito per dolci e pisto, la stessa miscela di spezie usata per i roccocò, il tutto ricoperto da una glassa al cioccolato. Si tratta di biscotti speziati dalla consistenza dura, ma ne esistono anche varianti morbide. Il segreto della preparazione sta anche nella cottura: vanno messi in forno a 180° per una decina di minuti, se cotti troppo diventano durissimi. I mostaccioli sono ottimi per concludere in bellezza il pranzo di Natale.
Biscotti simili fanno parte anche della tradizione calabrese e pugliese, ma la versione classica napoletana si distingue per la forma e la copertura con glassa al cioccolato.
Nel tempo sono nate diverse varianti, con miele, canditi o con un velo di marmellata.
I raffiuoli sono dei dolci tipici napoletani dalla forma ovale, realizzati con una pasta biscotto dalla consistenza simile a quella del pan di Spagna, e ricoperti da una golosa glassa di zucchero. Si preparano solitamente alcuni giorni prima del Natale, per essere poi gustati durante il periodo delle festività. L'impasto si fa unendo i tuorli con lo zucchero, l'ammoniaca per dolci, la vanillina, la scorza grattugiata di limone e, infine, la farina setacciata. In seguito si aggiungono gli albumi montati a neve e, usando la sac à poche, si formano sulla teglia dei ciuffetti di circa 5 cm, che durante la cottura assumono la tipica forma ovale. Una volta raffreddati, si ricoprono con uno strato sottile di marmellata e poi con la glassa di zucchero.
L'origine dei raffiuoli sembra essere legata alla pasticceria conventuale: si narra che siano stati creati secoli fa dalle suore benedettine del monastero di San Gregorio Armeno, che si sarebbero ispirate ai ravioli di pasta fresca tipici del Nord Italia, per creare questi "ravioli dolci", da cui il nome raffiuoli.
La pastiera napoletana è un dolce tipico della tradizione pasquale campana, ma da alcuni anni è sempre più diffusa anche a Natale. Si prepara con una base di pasta frolla, ripiena di crema di grano e ricotta, aromatizzata con spezie come cannella e vanillina, acqua millefiori e canditi. La ricetta tradizionale viene poi reinterpretata di famiglia in famiglia: c'è infatti chi utilizza il grano tritato, chi aggiunge la crema pasticciera, che non mette i canditi, ecc…, resta il fatto che la pastiera napoletana conquista tutti con il suo sapore e il suo profumo intenso e inconfondibile. La sua storia è molto antica, secondo alcuni risalirebbe addirittura all'età pagana e al mito della Sirena Partenope.
I susamielli sono dei tipici dolci natalizi napoletana a forma di S che si ottengono da un impasto realizzato con farina, miele e zucchero, il tutto arricchito con mandorle tostate, frutta candita e pisto, la stessa miscela di spezie usata per i roccocò e i mostaccioli. I susamielli sono conosciuti anche come "sapienze", erano infatti preparati già nel Seicento dalle clarisse del Convento di Santa Maria della Sapienza. Anticamente se ne preparavano tre diverse versioni: i susamielli dello zampognaro, realizzati con farina grezza e ingredienti riciclati, i susamielli del buon cammino, realizzati per i frati e i preti, ripieni di amarene, e i susamielli nobili, quelli giunti fino a noi, che venivano preparari con farina bianca di prima qualità.
Le cassatine napoletane, chiamate anche raffiuoli alla cassata, sono dei golosi dolcetti dalla forma ovale realizzati con una base di pan di Spagna, farciti con crema di ricotta e gocce di cioccolato e ricoperte con glassa reale. Si tratta di uno dei dolci più consumati a Napoli durante le festività natalizie e, a differenza di quanto si possa pensare, non sono particolarmente difficili da preparare a casa: basta prestare attenzione alla glassa che deve essere senza grumi per coprire alla perfezione le cassatine.
Tipiche della città di Castellammare di Stabia ma diffuse in tutta la Campania, le Zeppole dell'Immacolata sono delle golose frittelle dolci di pasta lievitata realizzate con un impasto a base di acqua, farina, lievito di birra e zucchero. Dopo la frittura le zeppole vengono ricoperte con glassa al miele aromatizzata con anice, scorza di limone e mandarino e decorate con confettini colorati. Nonostante il nome, le Zeppole dell'Immacolata non vengono preparate solo in occasione dell'8 dicembre ma durante tutto il periodo delle festività natalizie.
La pasta reale o pasta di mandorle è una preparazione tipica siciliana che, in occasione del Natale, viene molto utilizzata anche a Napoli per realizzare golosi dolcetti a forma di frutta e non solo, simili alla frutta martorana. La pasta di mandorle, infatti, è un ingrediente base della pasticceria che viene impiegata per preparare diversi tipi di dolci, pasticcini e biscotti. La leggenda narra che il re Ferdinando IV di Borbone, in visita al convento di San Gregorio Armeno, trovò un buffet allestito dalle suore ricco di polli, pesci e aragoste e che, solo dopo aver assaggiato le pietanze, si rese conto che in realtà si trattava di squisiti dolci.
Le paste del divino amore sono dei dolcetti dalla forma ovale, preparati con un impasto a base di mandorle, zucchero, uova, ostie, scorza di limone e canditi, farciti con confettura di albicocca e ricoperti di glassa di zucchero rosa. Il loro nome deriva da quello del Monastero del Divino Amore, in cui furono ideati e non più esistente. Come per gli altri dolci natalizi napoletani visti fino ad ora, anche per i divino amore ogni famiglia ha la sua ricetta tradizionale.