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10 Settembre 2020 11:00

Cosa fare con l’acqua di cottura delle patate: 5 metodi per riutilizzarla

Tutti conoscono l'acqua di cottura della pasta, ma pochi sanno che l'acqua in cui vengono cotte le patate può essere riciclata ed utilizzata in diversi modi, dentro e fuori la cucina. Ricca di amido e sali minerali, vediamo perchè non dovreste buttarla e come usarla al meglio: dall'addensamento dei brodi ai lievitati, passando per la pulizia dell'argenteria.

A cura di Rossella Croce
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In cucina l'arte del riciclo è sacra e il riutilizzo degli scarti una vera e propria filosofia di vita. Se con l'acqua di cottura della pasta sapete già cosa fare, vi sorprenderà sapere che anche l'acqua di cottura delle patate può essere utilizzata in tantissimi modi, dalle stoviglie da sgrassare alle piante da innaffiare. Se state pensando di preparare un'insalata di patate o un purè cremoso, non buttate l'acqua di cottura, fatela raffreddare e scoprite tutti i modi in cui può esservi utile, dentro e fuori le mura della cucina.

Quando si può mangiare la buccia delle patate? Sbucciarle prima di lessarle oppure no? La buccia delle patate contiene solanina, sostanza tossica per l'uomo ma, niente paura, perché l'intossicazione da solanina è una cosa talmente rara da essere di fatto impossibile, per diversi motivi.

  • Le patate al punto giusto di maturazione contengono un livello di solanina che va dagli 8 ai 25 mg per kg un quantitativo non dannoso per la salute umana.
  • L'intossicazione da solanina, infatti, arriva solo su quantità veramente elevate: servirebbero, per un uomo di circa 70 kg, oltre 2 kg di patate con un livello alto di solanina per avere un principio di intossicazione.

Detto questo, però, è bene ricordare che le patate germogliate, verdi, o particolarmente mature (quelle con la buccia grinzosa, per intenderci) sviluppano un quantitativo di solanina più elevato delle patate al corretto punto di maturazione: le patate devono infatti essere raccolte da mature e consumate entro 5 mesi dalla loro raccolta.

1. Addensare salse e brodi

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L'amido delle patate, rilasciato in cottura, rende l'acqua un potente addensante naturale, perfetto per impreziosire salse, brodi e sughi che otterranno così una consistenza non solo più densa ma ne guadagneranno anche in sapore. Da non sottovalutare poi il fatto che l'acqua di cottura delle patate è un addensante totalmente gluten free, perfetto quindi per preparare prodotti da forno adatti a chi soffre di celiachia o intolleranza al glutine.

2. Lucidare stoviglie e argenteria

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Potete usare l'acqua di cottura delle patate per lucidare piatti, stoviglie e argenteria: immergeteli nell'acqua possibilmente ancora calda e lasciateli in ammollo per circa un'ora prima di risciacquare con acqua corrente. In questo modo avrete stoviglie perfette senza bisogno di prodotti chimici.

3. Lievitati più soffici

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Le patate, cuocendo, rilasciano amido rendendo l'acqua più densa e, a tratti, collosa: per questo motivo, se utilizzate l'acqua di cottura delle patate per impastare pane, pizza e lievitati, otterrete un composto più morbido e facilmente lavorabile rispetto alla semplice acqua tiepida.

4. Pulisce il viso

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Sembra impossibile, ma sappiamo per certo che l'acqua di cottura delle patate, grazie alle vitamine e i sali minerali, è in grado di stendere e illuminare la pelle del viso, con un incredibile effetto anti-age. Come usarla? Lasciatela intiepidire, imbevete un dischetto di cotone e passatelo più volte sul viso, quindi risciacquate e spalmate la crema idratante.

L'acqua di cottura delle patate è utile anche in caso di rossore o irritazione della pelle: utilizzatela per preparare un impacco con un panno di cotone, lasciate agire sulla zona interessata per qualche minuto e risciacquate con acqua tiepida.

5. Amica delle piante

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La presenza dell'amido e dei sali minerali rende l'acqua di cottura un ottimo fertilizzante naturale per le vostre piante. A patto che non sia salata e che si sia raffreddata, utilizzate l'acqua di cottura delle patate per innaffiare le piante e combattere la crescita di erbacce indesiderate.

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Quello che i piatti non dicono
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