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Che il caffè per la maggior parte degli italiani sia un rito più che una bevanda è cosa nota: lo si beve in casa, preparato con la moka o le cialde al mattino in casa, prima di uscire, oppure direttamente al bar, in piedi al bancone e c’è anche chi fa entrambe le cose. Con le partenze per le vacanze estive o, in generale, quando si va all’estero, l’approccio con i caffè dei “paesi ospitanti” rischia di essere conflittuale: se perfino in Italia non è così semplice come sembra sorseggiare un espresso di qualità, corposo e aromatico, all’estero il timore di restare delusi aumenta, specialmente per il rischio di lost in translation, con nomi e traduzioni che possono confondere. Di seguito, vediamo come ordinare la classica tazzina (o ciò che più le somiglia), facendo però anche una panoramica di qualche alternativa locale che può dare ugualmente grande soddisfazione.
Caffè espresso: come ordinarlo all’estero
Partiamo subito con una premessa. Ormai sono molteplici le possibilità di bere il corrispettivo dell’espresso semplicemente usando il termine “espresso” grazie a una cultura del caffè che negli ultimi anni sta conquistando tantissimi appassionati in tutto il mondo, tra specialty coffee e torrefazioni artigianali che non sono una prerogativa made in Italy. Quello che potrà maggiormente incuriosire sono le modalità di consumo: in particolare, non vedrete nessuno berlo velocemente al bancone, ma con calma, in un momento di pausa, magari affiancato a una fetta di torta o un pasticcino.
Francia
“Un café, s'il vous plaît” è la formula con cui chiedere un caffè in Francia. Puoi anche optare per “un petit café,” “un café noir,” o “un café express.” Si tratta, in teoria, dell’equivalente del nostro espresso, ma pur essendo servito in una tazza piccola risulta più lungo. Se lo preferisci concentrato, allora punta sul café serré, essenzialmente la versione del ristretto. Se sei abituato al macchiato, ecco per te il café noisette, che vede l’aggiunta di un goccio di latte, prendendo un colore nocciola, da cui deriva il nome. Il caffè au lait, una vera e propria istituzione, si prepara solitamente con caffè filtrato nella french press a cui viene aggiunto abbondante latte e versato in tazza grande. Ti piace il decaffeinato? Non dire décaféiné, basta “un déca”, seguito sempre da “per favore”.
Spagna
In Spagna il caffè più diffuso è il café solo. Popolare come il nostro espresso, si caratterizza per essere più lungo, con la tazzina quasi piena. Come si ordina? Dicendo “un café solo, por favor”. Se lo desideri più ristretto, ricorda di specificare muy corto e non cortado, parola che trae in inganno: il café cortado, infatti, è una variante del macchiato, realizzata con espresso e latte caldo in uguale misura, dalla consistenza piacevolmente cremosa.

Germania
In Germania il termine espresso è ormai entrato nel vocabolario comune: ci sono molti bar e ristoranti made in Italy che lo preparano come in patria, così come a Berlino non mancano le roastery di tendenza. Attenzione, però, perché pur ordinando un ein Espresso, bitte (grazie) potrebbe arrivarti quello che i tedeschi chiamano comunemente Kaffee, ovvero un caffè filtro tipo quello all’americana, un po’ troppo annacquato per i gusti standard degli italiani. Tra i caffè alla tedesca, particolare è il cosiddetto Pharisäer Kaffee, che vede l’unione di rum e panna montata, specialità del Nord. E niente timore di voler un cappuccino dopo le 11: se vuoi provare l’ebbrezza, questo è il posto giusto per farlo, nessuno ti giudicherà.
Portogallo
Per un caffè che ricorda l’espresso si può dire semplicemente café o café expresso, ma se sei a Lisbona, insieme a un fragrante pastel de nata, ordina uma bica, por favor, (una bica, per piacere), mentre a Porto um cimbalino. Entrambi i nomi sono legati al lancio sul mercato nel paese del caffè espresso tra l’inizio e la metà del ‘900. Il primo sarebbe l’acronimo dello slogan del bar che lo inaugurò in città, che recitava “beba isto com açucar” (lo beva con lo zucchero), così come da raccomandazione dei baristi, in quanto amaro e forte, mentre il secondo deriva dalla celebre macchina da caffè italiana La Cimbali, sbarcata in Portogallo negli anni ‘50. Anche in questo caso si tratta di una tazzina colma, con la bevanda meno concentrata e cremosa della nostra.

Gran Bretagna
Nella patria del tè, ma ormai ben rodata anche con il caffè, l’espresso si ordina semplicemente come espresso (I would like an espresso, please o I’ll have an espresso, please): puoi chiederlo single o double, doppio. Da sapere: il caffè “normale” è chiamato black coffee, ed è filtrato, solitamente servito nelle tazze grandi o nelle mug. Tra gli amanti del caffè spicca il long black, di origini australiane: è simile all’Americano, ma l’espresso viene versato sopra l’acqua (e non viceversa), così da risultare meno diluito e più aromatico.
Stati Uniti
Qui il caffè più comune è il caffè filtro, detto anche all'Americana, lungo e leggero, servito in grandi tazze o da asporto: lo vediamo anche in Colazione da Tiffany, tenuto in mano da Audrey Hepburn davanti alla vetrina dell’iconico negozio di gioielli. Se chiedi “a coffee, please”, è questo che riceverai. Per un espresso, come in Gran Bretagna, meglio dire “a single (o double) espresso”, mentre tra i più diffusi nelle caffetterie c’è l’Americano: il celebre espresso allungato con acqua calda. Per via delle grandi catene, l’espresso diventa soprattutto la base da personalizzare con panna, spezie e sciroppi, in versione calda o fredda, con l’obiettivo di addolcirlo.
Caffè da assaggiare nel mondo
Se ti piace viaggiare con la mente aperta e la tazzina in mano, allora il caffè può essere un modo interessante per scoprire l’anima di un Paese, lasciando a casa i pregiudizi. Facendo una rapida carrellata, in Grecia, per esempio, c’è il tipico caffè greco, sabbioso e scuro, da bere lentamente nei tradizionali kafeneio, così come sono diffuse le versioni fredde, tipo il caffè frappè con zucchero e latte, servito in alti bicchieri di vetro, perfetto per la spiaggia. In Turchia, ecco che il caffè turco, vero e proprio simbolo nazionale patrimonio Unesco, viene preparato nel tipico cezve, con gesti antichi. In Svezia, invece, più della bevanda, in genere calda e lunghissima, è la pausa che conta: si chiama fika, è un momento per rallentare a metà mattina o nel pomeriggio con gli amici, i colleghi di lavoro o la famiglia, e si accompagna rigorosamente a kanelbulle (le profumate girelle alla cannella) o a una fetta di torta (quella al cioccolato è la kladdkaka).

Spingendoci più lontano, il Vietnam ha fatto del caffè vietnamita (cà phê) uno dei suoi cavalli di battaglia dal punto di vista gastronomico, accanto allo street food, tra panini e involtini. Ci sono moderne e deliziose caffetterie dove sperimentare caffè con o senza ghiaccio arricchiti con latte condensato, il must have, e declinazioni golose con l’uovo (cà phê trứng) e con lo yogurt. A Cuba compare il cafecito, probabilmente l’espresso più dolce al mondo, dove si aggiunge dello zucchero di canna alla miscela e si completa con una cremina (espumita) realizzata con le prime gocce di caffè mescolate con lo zucchero. Infine, tappa in Giappone: qui troverai sia caffetterie rétro, le kissaten, dove il kōhī (caffè filtrato lentamente, quasi in chiave zen) si sorseggia ascoltando musica jazz (anche dal vivo) sia di design, senza dimenticare l’amatissimo caffè in lattina, hot or cold, da acquistare direttamente nei distributori automatici.