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29 Aprile 2023 15:00

Una pizza discutibile, tanta pasta e l’amore per la macedonia: com’era Maradona a tavola

Da buon argentino amava la carne di asado ma in Italia ha imparato ad apprezzare la pasta e pure una pizza speciale, non molto invitante a dir la verità. E poi il rapporto con la cucina casalinga: tante "mamme napoletane" hanno accudito il più grande calciatore di tutti i tempi.

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Nonostante il terzo scudetto, nonostante la presenza di giocatori straordinari e dopo un anno irripetibile per il calcio Napoli, la presenza di Diego Armando Maradona tra le strade della città e nei racconti delle persone è ancora costante. El Pibe de Oro resta il simbolo di questa città tutta azzurra perché è riuscito ad andare oltre il semplice binomio tifoso-beniamino. Ma Napoli non è famosa solo per la passione spasmodica per la propria squadra calcistica, lo è soprattutto per la sua cucina. Cosa mangiava Diego Armando Maradona nei suoi sette anni all'ombra del Vesuvio? Tante pizze, qualche pasta speciale e un sacco di frutta, ma sempre in compagnia degli amici più cari.

Maradona a Napoli: una storia d'amore con la cucina

Maradona è cresciuto nella povertà più assoluta, un tipo di disperazione in cui non è scontato avere due pasti a tavola ogni giorno. Spesso chi cresce in questi ambienti tende ad eccedere quando questa possibilità ce l'ha davvero. Così ha fatto Diego anche se, potrà sorprenderti vista la vita lasciva del numero 10, ha sempre seguito un regime alimentare piuttosto in linea con il proprio lavoro, almeno secondo chi lo ha conosciuto.

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El Pibe de Oro era un grande appassionato di cibo e gli piacevano i sapori autentici, le cucine casalinghe. Amava mangiare un po' di tutto, purché in compagnia delle persone a cui voleva bene. Uno dei primi aneddoti che conosciamo su Maradona riguarda proprio un'esigenza gastronomica guidata dalla miseria in cui viveva. Il piccolo Diego a 6 anni ha fatto una scommessa con un macellaio: 100 palleggi per una fetta di carne rimasta invenduta per troppo tempo. Il signore non credeva ai suoi occhi e, dopo aver perso la scommessa, di fette di carne gliene diede sette, una per ogni fratello. La passione per la carne gli sarebbe rimasta per tutta la vita e negli anni a Napoli organizzava spesso delle cene a casa a base di asado argentino che si faceva arrivare per via aerea.

A Napoli il suo rapporto col cibo è stato però particolare: lo status di super star venerata fino all'inverosimile non gli permetteva di andar per ristoranti. E dire che aveva cominciato bene: appena sbarcato a Napoli, prima ancora di firmare il contratto, prima ancora della storica presentazione al San Paolo (che oggi ha il suo nome) davanti a 80 mila persone, ha chiesto di andare a pranzo fuori. La scelta è caduta sulla Ninfea, all'epoca uno dei migliori ristoranti della città, che dava direttamente sul lago di Lucrino. Sarebbe poi diventato cliente fisso della Sacrestia (a Posillipo, vicino casa sua), del Sarago, a piazza Sannazzaro e di Mimì alla Ferrovia che aveva un tavolo in disparte sempre pronto per lui, unico locale ancora oggi esistente tra quelli citati. Grande amante della pizza ma ci permettiamo di dire che questo amore non era ricambiato: andava al Trianon e chiedeva una pizza molto in voga in Argentina con pomodoro, mozzarella, salame, peperoncino, tonno e cipolla. Non proprio il massimo per il gusto degli italiani. Cliente assiduo anche di Enzo Coccia che nel giorno in cui Maradona ha ricevuto la cittadinanza onoraria, gli fece una Margherita tricolore per ricordare i fasti dello scudetto. Sempre Coccia avrebbe accolto Diego a Napoli anche negli anni a venire, questa volta con una Margherita classica, con la mozzarella tagliata in modo da scrivere il cognome del calciatore.

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Foto dalla pagina Facebook di Enzo Coccia

La verità però è un'altra: il ristorante preferito di Maradona era un "unofficial". Non un vero locale ma "casa Bruscolotti", granitico difensore del Napoli e leader morale della squadra scudettata. La signora Mary Bruscolotti era (ed è ancor oggi) una cuoca straordinaria, con un tocco unico per la cucina classica partenopea. Per tanti anni ha avuto un ristorante insieme al marito dal nome molto particolare: 10 maggio 1987, la data del primo titolo. Prima di intraprendere la carriera professionale è stata però l'ufficiosa cuoca privata del più grande calciatore di tutti i tempi, ideatrice degli spaghetti alla Maradona.

La nascita di questo piatto è mistica: Bruscolotti si era infortunato gravemente durante una partita, trauma cranico; i medici gli avevano sconsigliato di dormire, così Diego si presentava a casa sua in piena notte per tenerlo sveglio. Inizialmente Mary preparava la classica spaghettata aglio e olio ma una notte ci aggiunse del pane grattugiato che mandò letteralmente in brodo di giuggiole il Barrilete cósmico. La figura di Mary è stata fondamentale per quello scudetto del Napoli e ad ammetterlo sono stati proprio tre protagonisti in una trasmissione sportiva di qualche anno fa: Bruscolotti, Bruno Giordano e Maradona in persona che diede grandi meriti "alle donne che ci supportarono in quel periodo. Furono fondamentali per noi, come mia figlia Dalma o la mia ex Claudia ma non posso non citare Mary che faceva la pasta il giovedì perché, diceva, dovevo segnare la domenica dopo. Senza questi momenti conviviali non avremmo potuto vincere nulla. Più di tutte Mary quell'anno fu importantissima per noi". Questa vicenda è stata approfondita dalla cuoca in persona, in un intervento radiofonico in cui la signora ha citato un vecchio titolo di giornale: "Lo scudetto che sapeva di pasta e patate". Secondo lady Bruscolotti questo titolo fu azzeccato perché "soprattutto nei momenti bui c'era di tutto, non solo pasta e patate. Bisognava tenerli su e così io cucinavo: dal lunedì al mercoledì preparavo di tutto, dal giovedì in poi si passava alla pasta in bianco e altre cose leggerissime, i classici pasti da atleti. Una sera non avevo molta voglia di cucinare e feci questi spaghetti che diventarono il piatto preferito di Diego Armando Maradona".

La figura di Mary Bruscolotti è stata fondamentale per Diego, così come lo è stata Concetta Di Marzio, moglie di Gianni (allenatore e grande dirigente sportivo, suo primo scopritore in Europa) e mamma di Gianluca, uno dei giornalisti sportivi più famosi d'Italia. Diego cercava sostituti della propria figura materna perché doña Dalma era il suo amore più grande, l'unico che non ha mai tradito insieme al calcio. Mary e Concetta erano le mamme che vivevano lontano, una se l'era messa pure in casa però: Lucia Rispoli, governante della casa di Diego a via Scipione Capece dal 1984 al 1991.  La signora Lucia la chiamava proprio "mamma napoletana" perché lo accudiva in ogni modo, senza mai giudicare. Lei gli preparava la maggior parte dei pasti e grazie alla signora Rispoli sappiamo che, tutto sommato, il regime alimentare di Maradona era conforme alla vita di un calciatore: "Non aveva vizi — ha detto la governante in una vecchia intervista al Corriere del Mezzogiorno — ma era ghiotto di pasta al sugo che mi chiedeva spesso quando si allenava. Molto pesce e tanta carne ma mangiava tutto ciò che gli preparavo, senza fare complimenti. L'unica pretesa che mi ha fatto impazzire in quegli anni era la sua voglia di macedonia di frutta. Me la chiedeva anche più volte al giorno, perfino di notte. A volte non sapevo come fare, mi recavo da Ciro a Mergellina e ne compravo a quintali".

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