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10 Agosto 2022 15:00

La storia della macedonia di frutta e perché si chiama come la nazione balcanica

C'è davvero un legame tra la macedonia di frutta e la nazione dei Balcani? Assolutamente sì. Il suo nome deriva proprio dal "miscuglio" di popoli che ospita il Paese di Alessandro Magno.

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Quanto è buona la macedonia? Fresca, dolce, estiva, piena di sapori e consistenze diversi: in pratica ha tutti i crismi cercati dai grandi chef pur essendo solo frutta. Ma ti sei mai chiesto perché la macedonia si chiami così? Ti sorprenderà ma, in fin dei conti, c'entra davvero la nazione che ha dato i natali ad Alessandro Magno. Sita nel cuore dei Balcani che recentemente ha cambiato nome in "Macedonia del Nord" a causa di un contenzioso con la Grecia che va avanti fin dal 1991, anno dell’indipendenza dalla Yugoslavia dell’allora Repubblica Socialista di Macedonia. La ricetta della macedonia è stata inventata in Francia ma questa è solo la storia recente: anche nel nostro Paese abbiamo esempi di ricette molto antiche, come quella di Pellegrino Artusi.

Perché la macedonia di frutta si chiama come la nazione balcanica?

La macedonia viene dalla cucina francese dov'è chiamata macédoine: si fa da sempre con un miscuglio di frutta a pezzettini con aggiunta di succo di limone e, a discrezione del "cuoco", con zucchero e liquore. Il nome deriva effettivamente dall'omonima regione europea: un'allusione scherzosa ai popoli della Macedonia del Nord, che fin dai tempi dell'impero di Alessandro Magno è stata crocevia di un enorme numero di popolazioni diverse in grado di coabitare senza alcun tipo di problemi. Una nazione eterogenea, che accoglie e migliora le popolazioni al proprio interno proprio come il fresco dessert.

È stato Louis Petit de Bachaumont, scrittore francese molto importante in patria, il primo a usare il termine "macedonia" per indicare un miscuglio di cose. Il suo riferimento è in una recensione a un libro di un collega, apostrofato come macédoine littéraire (macedonia letteraria), per indicare i tanti stili usati per la stesura del volume.

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Ci sarebbe anche un'altra ipotesi, assai meno probabile invero: viene sempre dalla Francia e sarebbe un riferimento alla "macedonia" di verdure, una vera e propria insalata fatta con il macerone, una pianta con germogli al sapore di sedano. Non ci sono molti riscontri a riguardo ma, se anche fosse così, sarebbe ugualmente un riferimento alla nazione slava: il nome scientifico del macerone è Macedonicum petroselinum, ovvero "prezzemolo di Macedonia".

La storia della macedonia di frutta

Non esiste una vera e propria storia della macedonia: sappiamo che viene dalla Francia, probabilmente ideata per rallegrare i pomeriggi di Caterina de Medici, grande madrina della cucina francese. Sappiamo però che già dall'Ottocento un po' in tutta Europa la cosiddetta "insalata" di frutta prende il nome di macedonia. In Italia il primo riferimento a questo piatto è di tutto rispetto: è infatti la ricetta numero 772 ne "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene" di Pellegrino Artusi. Vediamo in cosa consiste la ricetta originale datata 1891:

Ben venga la signora Macedonia, che io chiamerei con nome paesano Miscellanea di frutta in gelo, la quale sarà gradita specialmente negl'infuocati mesi di luglio e di agosto. Per far questo dolce, se non potete servirvi di uno stampo da gelati, occorre un vaso di bandone in forma di gamella o di tegamino, col suo coperchio che chiuda ermeticamente. Prendete molte varietà di frutta della stagione, matura e di buona qualità, e cioè: ribes, fragole, lampone, ciliege (Dicitura originale, ndr), susine, albicocche, una pesca, una pera e, cominciando dalle ciliege, tutte le dette frutta sbucciatele e tagliatele a fettine piccole come i semi di zucca all'incirca, gettando via i torsoli e i noccioli. Del ribes pochissimo perché ha semi troppo grossi e duri; invece sarebbe bene unirvi un po' di popone odoroso.

Preparate le frutta in codesto modo, pesatele e, ammesso che sieno in tutto grammi 500, spargeteci sopra grammi 100 di zucchero a velo e il sugo di un limone di giardino. Mescolatele e lasciatele per mezz'ora in riposo. Ponete un foglio di carta in fondo al detto vaso di bandone, riempitelo distendendovi le frutta pigiate alquanto, chiudetelo e collocatelo in un bigonciolo framezzo a ghiaccio e sale, che vi resti tutto coperto per diverse ore. Se non si sforma naturalmente bagnatelo con acqua calda e servitelo che vedrete farà bella mostra di sé come un pezzo duro gelato e marmorizzato. Questa è una dose per quattro o cinque persone.

Nel corso degli anni diventa un vero simbolo della ristorazione italiana, in particolare quella degli anni '80: immancabile sotto forma di dessert nei ristoranti di quel periodo, servita nell'iconica coppetta di metallo.

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