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28 Agosto 2023 13:12

Un microchip commestibile per evitare le frodi, l’iniziativa del Consorzio del Parmigiano

Parte la sperimentazione del P-chip sul Parmigiano Reggiano: un microchip commestibile che permetterà di verificare se la forma è originale o se sia invece un falso.

A cura di Redazione Cucina
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Fra i prodotti taroccati e fatti passare per italiani – il così detto fenomeno dell'Italian sounding – il Parmigiano Reggiano è in cima alla classifica: non solo per il suo sapore unico e la sua fama internazionale, ma anche per il suo costo, che si aggira intorno ai 20 euro al chilo. Questa eccellenza simbolo dell'Italia, infatti, è vittima di contraffazioni e frodi da far girare la testa, tanto che il giro di affari dell'imitazione più conosciuta, il "parmesan", è arrivato a superare quello dell'originale. Il Consorzio del Parmigiano Reggiano si batte da sempre per fare informazione e proteggere questo prodotto unico: per questo ha deciso di testare su 100.000 forme un nuovo metodo di tracciabilità delle forme basato sulla tencologia blockchain. Si tratta di un microchip minuscolo e commestibile, che sarà apposto sulle croste del celebre formaggio: una volta scansionato, consentirà al cliente di verificare se la forma è quella originale oppure se si tratta di un'imitazione.

P-chip: un microchip commestibile per difendere il parmigiano

Era già stato testato in versione beta, si tratta di un micro transponder p-chip, della grandezza inferiore a un granello di sale, altamente resistente e scannerizzabile: viene inserito nella placca di caseina e rappresenterà una garanzia in più sull’autenticità del prodotto. Uno strumento per combattere e contrastare i falsi, l’Italian sounding e le contraffazioni di uno degli alimenti più famosi, ma anche più imitati, in tutto il mondo. Le forme che hanno preso parte al progetto pilota di Parmigiano Reggiano, del peso di circa 40 kg e stagionate oltre un anno, contengono nella parte esterna un micro transponder P-Chip che fungerà appunto da "ancora crittografica": una sorta di "impronta digitale" impossibile da rimuovere o modificare, collegata a una blockchain che assicura l'immutabilità del dato.

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Nel 2002 il Consorzio aveva già introdotto la placca di caseina come prima forma di tutela del Parmigiano: una sorta di carta d’identità, composta da un codice alfanumerico e, più di recente, da un Qr Code a tutela del prodotto. Ora questo il P-chip permetterà di riconoscere caso per caso le forme autentiche di Parmigiano, assicurando anche la loro tracciabilità.

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