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27 Novembre 2025 15:20

Tutte le differenze tra mandarini, mandaranci e clementine: tre agrumi da conoscere

Frutti simbolo del periodo invernale che a prima vista sembrano uguali e che, in realtà, hanno parecchie differenze: dal mandarino, per esempio, discendono gli altri due, la clementina è particolarmente amata per essere senza semi, mentre il mandarancio è il più grande come dimensioni.

A cura di Federica Palladini
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Con le temperature che si abbassano, è tempo di fare incetta di frutta e verdura di stagione, buona e che fa bene. Tra le specialità ortofrutticole più amate e attese ci sono senza dubbio i mandarini, dal gusto dolce e dall’aroma inconfondibile, la sintesi perfetta tra golosità e vitamina C. Sui banchi dei mercati e della grande distribuzione compaiono anche mandaranci e clementine, parenti strettissime tra di loro, ma anche del mandarino stesso: appartengono tutti al genere Citrus (ovvero sono agrumi), hanno aspetto e proprietà simili, ma non sono la stessa cosa. Vediamo perché e quali sono le differenze.

Origine

Partiamo da lontano: senza il mandarino, mandarancio e clementina non sarebbero mai esistiti. La prima differenza, infatti, è botanica: il mandarino (Citrus reticulata) è una pianta antica che appartiene alla famiglia delle Rutacee e arriva dall’Asia, molto probabilmente dalla Cina. Forse non tutti sanno che, insieme al cedro e al pomelo, è uno dei tre agrumi da cui discendono tutti gli altri. L’arancio, per esempio, nasce dall’unione tra mandarino e pomelo: il mandarancio, in seguito, è un ibrido tra l’arancio dolce (Citrus × sinensis) e il mandarino. E la clementina? La clementina (Citrus × clementina) è una varietà particolare di mandarancio, nata dall’incrocio tra l’arancio amaro (Citrus × aurantium L.) e il mandarino, nonostante non tutte le versioni concordino tra loro, visto che non di rado ti capiterà di trovare che mandarancio e clementina sono considerati sinonimi: il mandarancio più antico sembra essere l’Unshiu giapponese, che ha circa quattro secoli. La clementina si narra abbia natali tunisini, scoperta per caso nel ‘900 dal sacerdote missionario francese Clément Rodier o messa a punto nello stesso secolo da un altro religioso, Pierre Clément: nel primo caso, poi, si discute sul fatto che che la pianta sia effettivamente autoctona o se sia stata importata dall’Asia, com’è successo sia ai mandarini sia ai mandaranci.

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Pianta

Tra i tanti dubbi sulle origini, quel che è certo è che il mandarino è il progenitore sia del mandarancio, sia della clementina: la sua pianta è di dimensioni ridotte rispetto alle altre due, con foglie verdi lanceolate più piccole. Il mandarino resiste meno al freddo e si trova in commercio generalmente dopo i mandaranci, da novembre a gennaio, mentre le altre due piante fruttificano fino a quasi primavera. Ovviamente ci sono le eccezioni che confermano la regola, come il pregiato Mandarino Tardivo di Ciaculli, coltivato nel palermitano, con i frutti che si raccolgono tra febbraio e marzo.

Dimensione

Passando alle dimensioni dei frutti, il mandarino anche in questo caso rimane il più minuto dei tre: pur essendo globoso, tende a essere schiacciato ai poli. Il mandarancio, invece, sviluppa frutti generalmente più grandi e regolari, con una rotondità più marcata e un aspetto più uniforme, caratteristica che prende in prestito dall’arancia. La clementina, infine si colloca in una posizione intermedia: non raggiunge le dimensioni dei mandaranci, ma supera quelle dei mandarini: per la sua forma a sfera perfetta, è molto apprezzata a livello estetico.

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Colore

Per quanto riguarda il colore, è la clementina ad attirare maggiormente l’attenzione, pur restando tutti e tre all’interno delle sfumature dell’arancione: solitamente, infatti, vanta una tonalità brillante, senza zone verdi o gialle che sono più tipiche dei mandarini, con questi ultimi che hanno una buccia anche più opaca. I mandaranci hanno una buccia più spessa, che si tinge anche di rossastro a seconda delle diverse tipologie.

Sapore

Mandarini, mandaranci e clementine si differenziano rispetto agli altri agrumi per il loro sapore dolce, che prevale sull'aspro. Tutti e tre si caratterizzano per avere una polpa succosa, divisa in spicchi, con i primi che generalmente presentano un aroma più intenso della buccia.

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Semi

Arriviamo al grande pregio che fa delle clementine il frutto preferito del trio: questa tipologia di mandarancio, infatti, è particolarmente amata per la (quasi) assenza di semi al suo interno, che la rende molto facile e pratica da mangiare. Grazie a tecniche specifiche, in agricoltura è possibile ottenere agrumi apireni – ovvero senza semi – anche da altre varietà di mandarini e di mandaranci, come per esempio il diffuso Mandarino Avana Apireno, vista la grande richiesta sul mercato.

Proprietà

Questi agrumi, come tutta la categoria, sono conosciuti per essere un concentrato di salute: le tre tipologie condividono con poche oscillazioni gli stessi valori nutrizionali, come si può vedere per esempio confrontando le tabelle del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura) riferite ai mandarini e alle clementine: i primi sono leggermente più calorici e contengono più quantità di potassio, mentre nelle seconde a spiccare è una maggiore dose di vitamina C, 54 mg per 100 grammi, invece che 42. Contengono tutti flavonoidi e carotenoidi, potenti antiossidanti. In erboristeria, invece, a essere particolarmente usato è l’olio essenziale di mandarino, che viene estratto dalla buccia, noto per le sue molteplici virtù antibatteriche, antivirali, rilassanti, antispasmodiche e lenitive.

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