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10 Febbraio 2022 15:00

Sulle tracce dei Longobardi: l’iter (patrimonio Unesco) in Italia tra storia e cibo

Ricorre il decennale del riconoscimento come patrimonio Unesco del sito seriale denominato Longobardi in Italia. Celebrate sette tappe lungo lo Stivale e, con loro, altrettante specialità gastronomiche. Dalla Gubana friulana alle ostie foggiane: ecco il goloso elenco.

A cura di Alessandro Creta
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Spoleto

Ricorre in questo 2022 il decennale del riconoscimento come patrimonio Unesco dell'itinerario storico e culturale riguardante il passaggio, e l'insediamento, dei Longobardi nel nostro Paese. "Longobardi in Italia: i luoghi del potere" è il nome del sito seriale che attraversa il nostro Paese da Nord a Sud, comprendendo sette località geografiche dal Friuli fino alla Campania. Un iter particolarmente importante anche sotto il punto di vista cibario, con ogni tappa di questo percorso caratterizzata a suo modo da una specialità gastronomica.

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Cividale del Friuli

La presenza dei Longobardi in Italia si attesta tra il 568 e il 774 d.C., con la popolazione germanica capace di lasciare traccia del suo passaggio lungo lo Stivale con la costruzione, tra le altre cose, di monasteri, chiese e fortezze tuttora ammirabili. Nello specifico il sito seriale riconosciuto dall'Unesco comprende sette tappe: Cividale del Friuli (Udine), Brescia, Castelseprio (Varese), Spoleto (Perugia), Campello sul Clitunno (Perugia), Benevento, Monte Sant'Angelo (Foggia). Ognuna di loro, chiaramente, è caratterizzata da specialità gastronomiche che riflettono la tradizione cibaria del territorio di appartenenza.

Longobardi in Italia: le specialità lungo lo Stivale

Per celebrare al meglio la ricorrenza del decennale, l'Associazione Italia Langobardorum ha voluto proporre un itinerario non solamente "turistico", attraverso le bellezze storiche delle sette tappe sopra citate, ma anche gastronomico. Mettendo in evidenza le specialità delle tavole dei vari luoghi.

Si parte dall'antica capitale del Ducato longobardo del Friuli, Cividale del Friuli (in provincia di Udine), contenente un antico quanto complesso tempio risalente alla seconda metà dell’VIII secolo. La pietanza di riferimento qui è la gubana, un dolce a base di frutta secca (pinoli, uva passa, noci, nocciole) tradizionalmente proposto in abbinamento alla grappa.

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Gubana

Si passa poi in Lombardia, dove a Brescia sorge il complesso di San Salvatore – Santa Giulia, risalente al 753. Il manicaretto a rappresentanza della città? I desideri, deliziosi biscotti realizzati con farina di castagne, burro, aromi, uova e zucchero. Ci spostiamo quindi in provincia di Varese, precisamente a Castelseprio, dove si può ammirare il castrum, un antico avamposto militare localizzato in altura a "guardia" del territorio. Qui il miele varesino Dop è un'autentica specialità.

Scendiamo in Umbria, dove in provincia di Perugia (tra Spoleto e Campello sul Clitunno) troviamo la basilica di San Salvatore e il Tempietto di opera longobarda, costruito tra il settimo e l'ottavo secolo dopo Cristo. Questi sono i territori della crescionda, dolce risalente al Medioevo che ha conosciuto diverse modifiche (nella forma e preparazione) nel corso dei secoli. Se inizialmente era a base di uova, pan grattato, brodo di gallina, formaggio pecorino, buccia di limone e zucchero, oggi dopo tanti "aggiornamenti" si presenta costruito su tre strati. Il primo di amaretti e farina, il secondo simile a un budino e il terzo, molto sottile, di cioccolato.

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Crescionda

Arriviamo in Campania e ci avviciniamo alla fine del lungo itinerario sulle tracce dei Longobardi. A Benevento sorge il Complesso di Santa Sofia, costruito attorno al 760 per volere del duca Arechi II, con annesso monastero. Una delle specialità gastronomiche cittadine è il pane di saragolla (antica varietà di grano duro), oggi tra i Presidi Slow Food.

L'ultima tappa di questo tour è in provincia di Foggia. A Monte Sant'Angelo troviamo la basilica di San Michele Arcangelo, diventata nel VII secolo un luogo di culto per i Longobardi. Parlando di cibo? Qui sono caratteristiche le ostie ripiene: due cialde di ostia a racchiudere una farcia di mandorle tostate e caramellizzate con zucchero e miele.

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Quello che i piatti non dicono
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