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6 Aprile 2023 11:18

Povera carbonara: all’estero sbagliata 1 ricetta su 3. Le più scioccanti negli USA

In occasione del Carbonara Day due diverse ricerche evidenziano come, specialmente all'estero, la ricetta sia vittima di diverse e pesanti storpiature e reinterpretazioni. Gran Bretagna e Stati Uniti i Paesi in cui la ricetta viene più pesantemente rivisitata.

A cura di Alessandro Creta
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La carbonara: un piatto così iconico e così (fin troppo) liberamente reinterpretato all'estero. Al punto da dar vita a ricette che definire carbonare, per l'appunto, ci sembra piuttosto azzardato.

Cade oggi una delle ricorrenze più sentite e attese da tutti gli amanti della pasta. Come ogni 6 aprile con il Carbonara Day si celebra una delle ricette italiane (nonostante anche i recenti dibattiti) più note e, ahinoi, replicate (male) oltre confine. La carbonara è tra le preparazioni più iconiche della gastronomia italiana, vittima all'estero di innumerevoli tentativi di imitazione e in Italia di una vera e propria contesa su chi ne detenga la paternità. Le teorie dopotutto sono molte ma almeno una cosa è certa: la prima ricetta scritta italiana, datata 1954, pubblicata sul magazine La Cucina Italiana. Cosa prevedeva? I puristi di oggi storceranno il naso, ma nella preparazione si menzionava l'aglio, la pancetta e pure il gruviera.

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Sembra la lista degli ingredienti di una carbonara random prodotta all'estero, ma a ben vedere oltre i confini nazionali le reinterpretazioni, diciamo così, della ricetta sono delle più disparate e fantasiose. Da una ricerca commissionata dall'Unione Italiana Food ad Astraricerche è emerso un vero e proprio censimento delle carbonare preparate nel mondo. Il risultato? Circa il 36% delle ricette realizzate, condivise su web e social sono sbagliate, tanto che sarebbe coraggioso pure chiamarle carbonare.

Carbonara: inglesi e statunitensi le ricette più strane

Più di una preparazione su tre, insomma, non rispetta il procedimento autentico riconosciuto come tale in Italia. La versione tirolese dopotutto ne è un esempio, così come quella condivisa qualche tempo fa pure dal New York Times con tanto di pomodoro. Per non parlare della reinterpretazione svizzera, con pancetta bollita e contorno di verdure, oppure quella californiana con gamberetti, pollo e cavoletti di Bruxelles. In particolar modo nei Paesi anglofoni, Gran Bretagna e Stati Uniti su tutti, vengono proposte ricette che un italiano farebbe fatica a definire carbonare.

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La ricerca ha analizzato più di 4500 contenuti in riferimento all’hashtag #carbonara, pubblicati e condivisi in più di 20 differenti lingue. Orrori culinari a parte, difficilmente identificabili come carbonare (seppur presentati con questo nome), il 61% delle ricette tiene invece fede ai ‘comandamenti' tipici, con l'utilizzo degli ingredienti soliti e condivisi, mentre nel 4% dei casi sono state attuate variazioni sul tema comunque accettabili.

Carbonara: all'estero taroccata 3 volte su 4

Da un'altra ricerca, commissionata stavolta da Coldiretti, è stato invece evidenziato come nei ristoranti esteri la carbonara venga taroccata in ben 3 occasioni su 4. Nel 74% dei casi infatti c'è: "… la tendenza a storpiarne la ricetta e ad usare ingredienti di minor pregio come il bacon al posto del guanciale quando non completamente inventati come il Romano Cheese di latte di mucca invece del pecorino". Una risposta nemmeno troppo indiretta a quanto dichiarato qualche giorno fa da Alberto Grandi, il professore che al Financial Times ha avanzato la sua teoria secondo la quale la carbonara sarebbe nata negli States. All'estero la ricetta assume le varianti più fantasiose, "… un esempio – riferisce la Coldiretti – è l’utilizzo negli Usa del cosiddetto Romano Cheese che, oltre a non rispettare il rigoroso disciplinare di produzione, viene addirittura ottenuto negli Stati Uniti e in Canada dal latte di mucca e non di pecora. Da evitare anche le molte varianti americane scovate dalla Coldiretti nei siti di ricette sul web che prevedono tra l’altro l’aggiunta di piselli surgelati, burro o basilico ma anche panna, un orrore commesso anche dagli inglesi".

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Quello che i piatti non dicono
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