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22 Luglio 2020 15:00

KFC servirà pollo finto: carne stampata in 3D oppure creata in laboratorio

Kentucky Fried Chicken accantona il pollo animale per puntare sul vegetale: in California nasce il menu vegano, con il pollo creato in laboratorio da Beyond Meat che produrrà crocchette di carne vegetale. L'obiettivo dell'azienda è molto più alto però: ha infatti redatto un accordo con un'impresa russa per produrre il pollo con le stampanti 3D.

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Niente più pollo "vero" da KFC, le crocchette saranno con carne a base vegetale. La svolta incredibile, inattesa, arriva direttamente dalla Kentucky Fried Chicken: il noto fast food del pollo fritto rinnova la collaborazione con Beyond Meat per produrre il suo pollo con carne creata in laboratorio, totalmente vegana. L'esperimento partirà dalla prossima settimana in California, nelle città di Los Angeles, San Diego e Orange County. Il classico cestello pieno di alette non verrà abolito (per il momento), ma KFC ha deciso di aggiungere l'alternativa vegana con il Beyond Fried Chicken in menu.

Se le vendite soddisferanno la dirigenza ci sarà la concreta possibilità di vedere l'inserimento del pollo vegetale nei menu di tutti i punti vendita della catena negli Stati Uniti, dove KFC conta oltre 4 mila ristoranti in più di 50 Stati.

L'azienda fondata da Harlan Sanders, il signore che si vede nell'iconico logo, sta investendo molto per "modernizzare" il proprio pollo: di recente ha infatti stretto un accordo con una società russa specializzata nel settore delle biotecnologie, la 3D Bioprinting Solution, per provare a ricreare le famose pepite di pollo direttamente in laboratorio grazie all'ausilio di una stampante 3D. In che modo? Partendo da una base di cellule animali e materia vegetale: in pratica l'idea dei russi sarebbe una sorta di clonazione delle cellule per avere crocchette a volontà senza il bisogno di uccidere animali.

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Paura che KFC perda tutto il proprio gusto? Non dovrebbe. La forza del marchio sta in una ricetta tenuta segreta sin dalla sua creazione, che in base a quanto dichiarato dalla società è costituita da 11 erbe e spezie. Si tratta di un piatto tipico del Sud degli Stati Uniti, il pollo fritto alla Kentucky appunto, rivisitato da Harlan Sanders in gioventù.

L'impero delle finte carni

Negli Stati Uniti si sta creando una rivalità nel mondo del fast food che nulla ha da invidiare alla sfida tra McDonald's e Burger King. Le protagoniste sono Beyond Meat e Impossible Foods. Entrambe hanno ideato delle "carni" finte, identiche in tutto e per tutto alle carni vere, ma fatte in laboratorio. La prima ha stretto accordi con Dunkin Donuts, Starbucks, KFC e McDonald's, la seconda, neanche a dirlo, con Burger King, in contrasto al rivale. Il mercato è ampissimo, in espansione continua tant'è che Bill Gates è seriamente interessato all'acquisizione di Impossible Food dopo aver provato l'Impossible Burger.

Beyond Meat lo scorso anno è entrata in borsa e nel solo primo trimestre del 2020 i ricavi netti hanno sfiorato i 100 milioni di dollari, con un aumento record del 141% rispetto allo stesso periodo del 2019 con circa 2 milioni di ricavi in 3 mesi. Il mercato delle finte carni sta arrivando anche in Europa, tant'è che l'azienda ha acquistato un sito ad Enschede, in Olanda, che dovrebbe cominciare ad essere operativo alla fine dell'anno.

La vera El Dorado è però l'Asia e questo l'ha intuito prima di tutti Impossible Food: tra dicembre 2019 e gennaio 2020 c'è stata un'epidemia di peste suina africana che ha coinvolto i maiali sia in Africa che in Asia, mettendo addirittura in pericolo la specie nei due continenti. Il problema è stato così grave da mettere in dubbio la possibilità di avere carne di suino per la prossima generazione. In soccorso è arrivato l'Impossible Pork. Sia per questi problemi, sia per l'attenzione che si ha verso la sostenibilità e la cura del proprio corpo, i margini sono molto importanti. Nella carne vegetale, suino o manzo che sia, la quantità di grassi saturi è di ⅕ in rapporto, con delle riduzioni anche all’apporto calorico. Questi numeri uniti a quelli prevedibili in Asia hanno portato la Barclays a ipotizzare un giro d’affari di 140 miliardi di dollari, pari al 10% dell’industria globale della carne, per il decennio 2020/2029.

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Quello che i piatti non dicono
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