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21 Maggio 2022 11:00

Cosa mangiare vicino alle Grotte di Frasassi: ricette e piatti tipici dell’anconetano

Le Grotte di Frasassi sono una delle attrazioni turistiche maggiori del Centro Italia. Enormi cavità nella roccia carsica scavate dall'acqua nel corso di milioni di anni, nel cuore dell'appennino marchigiano. A fare da sfondo a queste bellezze naturali tante specialità gastronomiche. Da mandar giù magari con un buon Verdicchio.

A cura di Alessandro Creta
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Enormi stanze rimaste silenti per milioni di anni, la roccia calcarea scavata dall’acqua a formare sculture sconosciute per gran parte della storia del mondo. Svelate al mondo solamente mezzo secolo fa, la loro scoperta si deve all’opera di alcuni esploratori di Jesi appassionati di speleologia.

Quella delle Grotte di Frasassi è storia recente, sebbene queste grandissime voragini nelle alture dell’anconetano fossero lì da molto prima della comparsa dell’uomo.

Nella bella stagione le Grotte di Frasassi fanno il pieno di turisti, i quali arrivano qui da buona parte d’Italia per entrare in un luogo magico e dalla storia profonda come sono profonde le gole scavate qui dentro.

Dove si trovano le Grotte di Frasassi

Siamo nei pressi di Genga, comune in provincia di Ancona e a circa 400 metri di altezza sull’appennino marchigiano. Qui il 29 settembre del 1971 vennero scoperte per puro caso quelle che sarebbero state chiamate col nome di Grotte di Frasassi, tutelate e protette dall’omonimo Consorzio. Aperte al pubblico nel 1974 e tra le principali attrazioni del Centro Italia, sono state capaci di totalizzare in quasi 50 anni circa 12 milioni di visitatori complessivi.

Quanto sono grandi le Grotte di Frasassi

Svelare tutte le stanze che fanno parte del complesso delle grotte, e canali di collegamento tra l’una e l’altra, ha richiesto vari mesi di missioni ed esplorazioni varie. Oggi le Grotte di Frasassi si sviluppano complessivamente lungo circa 30 chilometri con l’ambiente principale, denominato Abisso Ancona, dal volume pari a circa 1.000.000 di metri cubi, con un’altezza di 240 metri e un’estensione di 180 per 120 metri.

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Per capire la vastità di questa enorme stanza basti pensare che, al suo interno, entrerebbe senza problemi l’intero Duomo di Milano. Nell’Abisso Ancona sono presenti stalagmiti di oltre 20 metri di altezza formatesi nel corso di milioni di anni, mentre all’interno della Sala dell’Obelisco ve ne è una di 15 metri.

Cosa vedere vicino alle Grotte di Frasassi

Detto di come le grotte rappresentino l’attrazione turistica principale del luogo, ci sono nei loro paraggi altre mete che meritano quantomeno una visita. Come, per esempio, il caratteristico tempio del Valadier, un’abbazia costruita all’interno di una grotta; una vera e propria chiesa nella roccia voluta nella prima metà del 1800 da Papa Leone XII su disegno del famoso architetto Giuseppe Valadier.

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Proprio qui, durante le festività natalizie, si tiene il famoso presepe vivente di Genga, il più grande del mondo. Presso l’abbazia di San Vittore delle Chiuse, inoltre, è visitabile il museo speleo paleontologico in cui è custodito un fossile di ittiosauro risalente a 150 milioni di anni fa. L’antichissima abbazia di Sant’Urbano sull’Esinante, risalente all’anno mille, è un’altra meta che merita una visita se si è nei suoi paraggi.

Cosa mangiare alle Grotte di Frasassi

L’anconetano è un autentico hub di specialità gastronomiche alle quali potersi abbandonare, magari dopo una visita alle Grotte di Frasassi. Tante e ghiotte le ricette tipiche della parte centrale delle Marche. Trovandoci spostati nell’entroterra regionale, sono i piatti a base di carne quelli più diffusi tra queste tavole.

 1. Ciauscolo e salame di Genga

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Da queste parti impossibile non citare l’iconico ciauscolo, salume fresco della tradizione contadina marchigiana a base di spalla, pancetta, prosciutto e lonza. Le prime testimonianze scritte di questo alimento risalgono alla fine del 1600, dal 2006 è riconosciuto dal marchio Igp. Per disciplinare l’indicazione geografica protetta è assegnabile solamente ai ciauscoli prodotti nelle province di Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno. Merita una menzione anche il salame magro di Genga, realizzato con carne di prosciutto e spalla aromatizzata con pepe nero in acini.

 2. Vincisgrassi

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Tra gli emblemi della cucina marchigiana, i vincisgrassi sono un primo piatto tipico della Regione. Si tratta di una ricetta molto simile alle lasagne, con rettangoli di pasta all’uovo bolliti e asciugati su un telo, sistemati in una teglia “intervallati” da un particolare ragù e la besciamella prima della cottura in forno.

3. Coniglio in potacchio

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Una ricetta frutto della tradizione rurale e contadina marchigiana. Il termine potacchio deriva dal francese potage (minestra) e indica in questo caso una sorta di sughetto a base di olio di oliva, vino bianco, aglio e odori. Per tradizione si tratta quindi di una ricetta in bianco, anche se non è raro oggi trovarla anche in pomodoro. Oltre al coniglio in questa maniera si prepara anche il pollo.

4. Crescia

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Ricetta emblematica della gastronomia marchigiana, la crescia è una sorta di piadina più alta e sostanziosa (nell’impasto è presente l’uovo) che si sposa bene con salumi e formaggi locali. Particolarmente nota quella di Urbino, ma la si può trovare praticamente in tutte le Marche e anche nelle zone di confine con l’Umbria.

5. Calcioni

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Dalla pagina Facebook Marche Tourism

Simili per forma e dimensioni a dei ravioli, sono una preparazione tipica dell’anconetano. I calcioni vengono “celebrati” anche nel comune di Treia con una sagra dedicata la terza domenica di maggio. Possono essere serviti sia come secondo sia come dessert, per il loro sapore dolce e sapido allo stesso tempo per la contemporanea presenza di zucchero e formaggio.

Cosa bere vicino alle Grotte di Frasassi: vini e liquori

Non solo tanto (e ben) mangiare, impossibile non parlare di vini e liquori tipici di questa parte d’Italia. Sua maestà il Verdicchio dei Castelli di Jesi (riconosciuto anche dalla Doc), eletto anche miglior bianco del mondo solo quale mese fa, ma anche il caratteristico Rosso Piceno. Iconica delle Marche è la mistrà, liquore a marchio Pat a base di anice verde e anice badiana, con un grado alcolico del 42% di cui il Varnelli è probabilmente il marchio più conosciuto.

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Quello che i piatti non dicono
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