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30 Settembre 2023 11:00

Come riconoscere un tartufo (bianco o nero) fresco?

Per riconoscere un tartufo fresco bisogna stare molto attenti all'odore: deve essere forte e deve ricordare fieno e castagne. L'indicazione più importante però è la consistenza dura del tartufo.

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L'autunno è il periodo dei tartufi ma come possiamo riconoscere un buon tartufo e non farci fregare al ristorante o dal rivenditore? Riconoscere un tartufo fresco richiede esperienza e attenzione ai dettagli, poiché i tartufi sono prodotti sotterranei e non sono visibili all'occhio nudo fino a quando non vengono scavati. Tuttavia ci sono diversi suggerimenti che possono aiutarti a determinare se un tartufo è fresco. Specifichiamo che a seconda della tipologia di tartufo cambiano gli indizi ma, in generale, un buon prodotto deve avere un profumo simile a quello del fieno e delle castagne, a qualcuno ricorda anche l'odore del metano: più il tartufo è maturo, più intenso è il suo odore. Altro indizio importante lo vediamo al tatto perché i tartufi freschi devono essere solidi e compatti quando li tocchi. La sua superficie deve essere liscia, priva di crepe profonde o di macchie. Se un tartufo sembra troppo morbido o troppo duro e se ha una superficie rugosa, potrebbe non essere fresco o di qualità. Vediamo tutti i trucchetti sul tartufo per evitare le fregature.

Quali sono le tipologie di tartufo

Abbiamo detto che quelle citate sopra sono regole generali ma ci sono tanti indizi che cambiano a seconda della tipologia di prodotto. La maggior parte dei tartufi appartiene al genere Tuber, ma esistono anche altri generi di funghi: sono oltre 100 specie diverse. Ma cos'è un tartufo? Sostanzialmente è un fungo per questo cresce vicino alle radici degli alberi. Si trovano quasi solo nella nostra zona in quanto endemici dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

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La maggior parte dei tartufi è considerata un alimento estremamente pregiato, costoso e ricercato ma ci sono anche tipologie meno famose e perfino qualcuna tossica. Tutti sono accomunati dal penetrante e persistente profumo che si sviluppa solo a maturazione avvenuta e che ha lo scopo di attirare gli animali selvatici. Maiali, tassi, ghiri, volpi, cinghiali cercano il tartufo per mangiarlo e quest'ultimo sparge le proprie spore così da perpetuare la specie. Esistono diverse specie di tartufi, ognuna con le proprie caratteristiche uniche. Le più conosciute e utilizzate in cucina sono:

  • Tartufo bianco (Tuber magnatum): è considerato il più pregiato e costoso. Ha una buccia esterna beige o giallastra e una polpa interna che può variare dal bianco al nocciola. È spesso utilizzato fresco e ha un aroma forte e pungente;
  • Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum): si caratterizza per il colore, ovviamente nero, e per l'interno con venature bianche. Ha un sapore e un aroma intensi ed è spesso utilizzato in cucina;
  • Tartufo nero estivo (Tuber aestivum): come puoi intuire dal nome c'è solo d'estate ed è meno costoso rispetto ai primi due. Ha una buccia nera o marrone scuro e una polpa interna con venature bianche o grigie. Ha un sapore meno intenso rispetto al tartufo nero pregiato;
  • Tartufo Nero del Périgord (Tuber brumale): questo tartufo ha una buccia nera e una polpa interna che varia dal grigio al nero. Ha un aroma meno forte rispetto al tartufo nero pregiato;
  • Tartufo Bianchetto (Tuber borchii): conosciuto anche come tartufo primaverile, ha una buccia esterna bianca o beige e una polpa interna bianca con venature più scure. Ha un aroma delicato rispetto ad altre varietà di tartufo.
  • Tartufo Nero del Cile (Tuber melanosporum): è l'unico tartufo che non cresce in Europa. È infatti originario delle regioni dell'Australia e della Nuova Zelanda ed è simile al tartufo nero pregiato europeo.

Sottolineiamo che queste sono solo le varietà principali e più usate in cucina ma esistono tante altre specie meno conosciute. Le ricette da fare con il tartufo sono tantissime: se ti piace questo prodotto unico tenterai di metterlo come condimento su qualsiasi cosa.

Come riconoscere un tartufo (nero e bianco) di buona qualità

Il primo passo da fare è capire che anche il tartufo ha una stagionalità. Quelli più comuni si trovano in autunno-inverno, in particolare da ottobre a dicembre. A seconda delle regioni se ne trovano anche a settembre o gennaio ma non si va oltre questi cinque mesi. Se compriamo un prodotto fuori stagione andiamo incontro ad un rischio certo: non solo potrebbe essere vecchio e/o di scarsa qualità ma, cosa ancor più grave, potrebbe andare contro la legge.

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In Italia dal 1985 la raccolta e la vendita dei tartufi è regolata da una legislazione. Questa scelta è stata resa necessaria a causa dell'incremento della raccolta e del diffondersi di pratiche non eco-compatibili:

  • è vietato commercializzare tartufi immaturi e non appartenenti alle 9 specie commestibili;
  • la raccolta dei tartufi è libera nei boschi e nei terreni non coltivati, compresi i pascoli;
  • la raccolta nelle tartufaie "coltivate" ed in quelle "controllate" compete ai titolari della loro conduzione, se debitamente autorizzate, delimitate e segnalate;
  • la raccolta tramite zappatura, sarchiatura e aratura è severamente punita in quanto uccide il fungo;
  • è vietato l'utilizzo del maiale per la ricerca del tartufo, a causa dei danni ambientali provocati da questo animale nella ricerca.

Se la stagione è giusta passiamo all'analisi del prodotto. L'elemento più importante per capire se un tartufo è buono è quello dell'odore anche perché molto probabilmente è l'unico con cui possiamo fare i conti per davvero. Fondamentale è toccarlo ma non tutti i produttori danno il permesso di toccare il fungo prima di acquistarlo. Restando sul profumo specifichiamo che è molto difficile capire se un tartufo è di qualità in base all'odore. Non deve mai avere un profumo di fermentato o ammoniaca perché significa che è andato a male. Un profumo leggero potrebbe indicarci un tartufo colto troppo presto: l'intensità dell'odore è il fattore determinante. Il tartufo fresco ha un aroma forte e pungente. Se il profumo è debole o sgradevole, potrebbe non essere fresco.

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Alla vista dobbiamo valutare l'integrità del prodotto. Possono esserci dei piccoli tagli perché ricordiamo sempre che viene estratto da sotto terra. I tagli possono essere stati causati dall'uomo o dalle unghiate di un cane. Basta pulire il tartufo e il gioco è fatto. Ovviamente un tartufo integro è migliore ma non per il sapore: si conserva meglio, per più tempo ed è più facile da lamellare. Un tartufo "sbeccato" costa meno quindi ma non perché è meno buono. Discorso diverso per la pulizia: quando li compriamo non devono avere terra o polvere in superficie. I motivi sono due, molto banali: la terra può nascondere dei difetti ma, soprattutto, incide sul prezzo. Il tartufo viene acquistato a peso e anche pochi grammi di terriccio possono fare una grande differenza sul portafoglio. Alla vista dobbiamo valutare anche la sua forma: deve essere regolare e somigliare quanto più possibile a una palla perché porta meno scarti. Occhio anche alla gleba (la massa interna) che però possiamo valutare solo una volta acquistato. La gleba del tartufo bianco è bianca, quella del tartufo nero varia a seconda della zona mentre l'uncinato ha una gleba chiara con tante venature bianche.

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Per valutare davvero la freschezza del prodotto però siamo costretti a toccarlo e questo è un problema: difficilmente un produttore ti offre la possibilità di maneggiare un prezioso tartufo, troppo rischioso. In ogni caso il tartufo buono deve essere duro: è questo l'indice più importante sulla freschezza del tartufo. Abbiamo comunque detto che si tratta di un prodotto pregiato: ma quanto costa un tartufo fresco? Il prezzo varia a seconda della tipologia e della dimensione. Più grande è il tartufo maggiore è il suo prezzo ma in questo caso il costo è dato solo dalla rarità: non è detto che un tartufo grosso sia più buono di uno piccolo. Il prezzo dei tartufi cambia in base alla pezzatura quindi: per tartufi fino ai 10 grammi, infatti, si parla di 700 euro/chilo; dai 20 ai 50 grammi, il prezzo dei tartufi neri uncinati sale fino a 1200 euro circa al chilo, mentre per pezzature oltre i 50 grammi, il prezzo al chilo è di 1390 euro. Bada bene: il prezzo cambia anche in base alle annate, come il vino.

Come e per quanto tempo si conserva il tartufo

Il modo più semplice e migliore per conservare il tartufo è quello di metterlo in frigo. Il tartufo bianco pregiato va mangiato entro 4 giorni dall'acquisto, quello nero resiste anche una settimana, quelli meno pregiati arrivano a 10 giorni ma non ti consigliamo di andare oltre. A prescindere dalla tipologia prima lo finisci meglio è.

La cosa più importante è non lavarlo mai prima della cena perché potrebbe rovinarsi e di avvolgerlo in una carta assorbente o ancora meglio in un contenitore ermetico perché l'odore contaminerebbe tutto il cibo del frigorifero. Se scegli la carta come metodo di conservazione ricorda di cambiarla tutti i giorni perché l'umidità può far marcire il tartufo.

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