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30 Aprile 2024 12:51

Chiude la Locanda dei girasoli, il bellissimo progetto che lega ristorazione e inclusività

La Locanda dei girasoli, storico progetto di ristorazione gestito da ragazzi affetti dalla sindrome di down, chiude i battenti a causa di una mancata promessa di ristrutturazione.

A cura di Francesca Fiore
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Dopo un tira e molla di qualche anno, l'avventura della Locanda dei girasoli ora sembra arrivata definitivamente al capolinea: una notizia che non può che rattristare coloro che tifano per una ristorazione – e una vita in generale – più inclusiva. La Locanda dei girasoli, infatti, è uno "storico" ristorante romano gestito da una cooperativa di ragazzi affetti da sindrome di Down e disabilità cognitive: una "casa" più che un locale, un posto sicuro per crescere, formarsi, crearsi un mestiere. Un esempio di lavoro inclusivo che ha dimostrato quanto le persone con disabilità possano dare un contributo prezioso, se non considerate attraverso la lente del pietismo. Purtroppo però, in questi giorni, con un comunicato ufficiale, se ne annuncia la chiusura, probabilmente definitiva.

La storia della Locanda dei girasoli e i motivi della chiusura

Riepilogare la storia di questo bellissimo progetto non è semplice, ma è lo stesso comunicato a ricostruire le vicende più recenti: come già raccontato, a luglio del 2022 alla Locanda dei Girasoli fu consegnato dall’Ater un immobile sequestrato a Forza Nuova che lo aveva occupato, sito in via Taranto 54. Una boccata d'ossigeno per le 18 famiglie dei ragazzi che lavoravano nel ristorante, una sorta di nuovo inizio: l'edificio però, in condizioni disastrose, doveva essere ristrutturato da alcune fondazioni con il sostegno della Regione Lazio. A quanto pare, però, questa promessa non è stata mantenuta.

"Dopo due anni, nulla è cambiato – si legge nel comunicato – Nessuno si è attivato per contribuire al restauro, il cui costo è di circa 400.000 euro. La nuova cooperativa, che ha accettato l’arduo compito di portare avanti questo progetto, non dispone dei fondi necessari. Tutte le richieste di aiuto sono rimaste senza risposta. Abbiamo lasciato il sogno per trovarci nel buio totale, e ora l’ATER, vedendo che non riusciamo a recuperare l’immobile, chiede la restituzione. Questo sarà il giorno 30 aprile ore 11,00 in cui tutto è cominciato: via Taranto 54. Riconsegnare le chiavi rappresenta una sconfitta per tutti, nessuno escluso".

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L'Ater, infatti, a due anni dalla concessione dell'edificio, ne ha chiesto la restituzione, proprio dopo aver constatato che la ristrutturazione non è avvenuta. La restituzione è da effettuarsi entro il 30 di aprile. “Non ci sono parole per giustificare questa situazione – si legge ancora nel comunicato – Resta solo l’amarezza nel vedere che siamo stati abbandonati al nostro destino, senza speranza di ricreare un’esperienza che è stata un esempio in Italia e all’estero".

Malgrado la chiusura del ristorante, però, i responsabili del progetto non vogliono gettare la spugna definitivamente: "Noi continueremo – si legge in conclusione del comunicato – Abbiamo una missione che non possiamo abbandonare: nessuno deve essere lasciato indietro. Proseguiremo con altre attività che permetteranno ai nostri ragazzi attuali e a quelli futuri di essere parte integrante della comunità”. E noi facciamo, al progetto e ai sostenitori tutti, i nostri migliori auguri.

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