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30 Novembre 2021 11:00

Bombardino, storia del liquore all’uovo che scalda la montagna (ma che ora è a rischio)

Se c’è un liquore sinonimo di montagna (specialmente invernale) quello è il bombardino. Nacque per caso grazie a un genovese e oggi esiste in quattro varianti, ma presto potrebbe essere fortemente limitato in quota.

A cura di Alessandro Creta
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Ci facciamo un bombardino?”, se frequentate la montagna durante la stagione fredda, da amanti dello sci o semplici escursionisti in quota, sicuramente avete detto o vi siete sentiti dire questa frase dai vostri amici e compagni.

Un invito a fare un break tra qualche discesa sugli sci oppure una pausa rigenerativa, dopo chilometri di camminate, in una baita o rifugio sul percorso, pur sempre all’insegna dell’iconico drink a base di tuorlo d'uovo, brandy, caffè e con la panna montata. Dal colore e dal sapore inconfondibili, il bombardino d’inverno è tipico della montagna così quanto gli sci o la polenta: un must insomma per tutti coloro che vivono le alte quote. Non siete amanti del gelo montano? Nessun problema, il bombardino viene richiesto anche d’estate, quando ovviamente è servito freddo.

Ore e ore sulla neve, tra piste da sci o sentieri attraverso i boschi montani, a stretto contatto con la natura e nella morsa di temperature decisamente rigide capaci anche di scendere al di sotto dello zero: tutti presupposti per una bella bevanda fumante e, perché no, alcolica. Ecco dunque il bombardino a rappresentare il porto, se non sicuro (anzi, occhio a berne con moderazione), almeno caldo, al quale potersi rivolgere per alzare quantomeno la temperatura corporea e garantirsi un importante apporto calorico e nutrizionale, dato per lo più dalla presenza di tuorli d’uovo di gallina. Attenzione però a non consumarne troppi: i bombardini fatti al momento, in bar, baite o rifugi, possono raggiungere il 30% di gradazione alcolica. Potrebbero bastarne due o tre, insomma, per farvi arrivare a valle senza che vi accorgiate di averlo fatto. Per lo meno in sani modi.

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Un drink per certi versi storico, legato alla tradizione montana del Nord Italia e della catena appenninica, ma allo stesso tempo relativamente recente. La nascita del bombardino, infatti, risale appena al 1972, quando venne inventato a Livigno grazie all’intuizione del gestore, per di più di origine genovese, di un rifugio locale.

Come è nato il bombardino

Ora, con l’arrivo del freddo, è di nuovo tempo di bombardini. Dopo la chiusura generalizzata degli impianti sciistici dello scorso anno, con annessi rifugi di montagna praticamente deserti, è ora di rispolverare il caldo e gustoso drink in grado di contrastare le rigide temperature e riempire con rotondità il palato. Ma qual è la storia legata alla sua origine?

Per raccontare la nascita del bombardino potremmo limitarci a tornare indietro nel tempo di una cinquantina d’anni, a quanto cioè all’inizio dei Settanta in un rifugio di Livigno, in provincia di Sondrio, un gestore particolarmente ispirato e fantasioso creò una bevanda dall’aspetto, e sapore, inconfondibile.

Bisogna però scavare ulteriormente nei decenni, almeno per svelare le “basi” della sua nascita. È necessaria infatti una digressione a metà 1800, quando fu inventato il liquore a base di tuorli d’uovo chiamato Vov, oggi presupposto imprescindibile del bombardino stesso. È il 1840 e un droghiere padovano, per smaltire la grande quantità di uova inutilizzate per la realizzazione di torroni, trovò un modo originale per riutilizzarle. L’ispirazione (quasi) immediata: una ricetta semplice, a base di tuorli, marsala e zucchero, una sorta di zabaione alcolico chiamato appunto Vov, dal termine dialettale veneto vovi, utilizzato per indicare le uova.

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Chi l’avrebbe detto che, a distanza di oltre 130 anni, questo liquore sarebbe stato alla base di un drink così iconico e generalmente apprezzato. Fatta questa premessa, torniamo agli anni Settanta per scoprire come il bombardino ha fatto la sua comparsa nella storia.

Comunemente considerato l’irish coffee italiano, il bombardino nasce a Livigno, precisamente all’interno del rifugio del Mottolino. Qui era arrivato un giovane gestore genovese, il quale per riscaldare alcuni suoi ospiti si inventò letteralmente questo mix di gusto, gradazione alcolica e apporto calorico. Il primo “tentativo”, si narra, fu a base di latte, whisky e zabaione, e il primo ad assaggiarlo rivelò sbalordito: “Wow, è una bombarda”; inconsapevole di aver appena sancito per sempre il nome del drink.

Negli anni poi la ricetta ha subìto piccole modifiche: intoccabili il Vov e il caffè, dentro il brandy al posto del whisky e la panna montana invece del latte. È questa, insomma, la preparazione che ormai catalizza le attenzioni, e gli ordini, di tutti coloro che si ritrovano all’interno di baite o rifugi montani. Tra un’escursione e l’altra, a intervallare le discese sugli sci oppure semplicemente per rilassarsi in attesa che si faccia sera.

Differenza Vov e Zabov: la “guerra” dei liquori all’uovo

Il mondo dei liquori a base di uova si divide, essenzialmente, in due fazioni. Da una parte il già citato Vov, dall’altra lo Zabov, anch’esso utilizzabile per realizzare il bombardino. Ma che differenze ci sono?

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Liquore all’uovo

Se del Vov abbiamo parlato la ricetta a base di tuorli, marsala e zucchero – lo Zabov venne inventato a Ferrara a metà degli anni ’40 del secolo scorso e il nome deriva dalle prime lettere di “zabaione” e “ovo”. Nella ricetta originale (che la distilleria produttrice mantiene segreta), oltre a ritoccare il dosaggio degli ingredienti per esaltare la dolcezza dello zabaione, viene utilizzata una miscela speciale a base di brandy. La gradazione media si assesta sui 15° (contro i circa 18° del corrispettivo veneto) e il composto, dopo la preparazione, deve riposare per una settimana prima di essere imbottigliato.

Caratteristiche nutrizionali del bombardino

Che sia a base di Vov o Zabov, il bombardino (a differenza degli altri liquori) presenta delle spiccate proprietà nutritive date dall’importante presenza dell’uovo. Oltre a riscaldare nelle giornate fredde, infatti, i tuorli assicurano un discreto apporto lipidico (tra grassi insaturi ma anche saturi) vitamine, proteine e sali minerali (tra i quali fosforo, zinco e selenio). Va detto comunque che, per la presenza di alcool, il conteggio dei valori nutrizionali differisce rispetto alla sola analisi dei nutrienti contenuti in un tuorlo. Essendo un alcolico, ovviamente, evitate di abusarne. Non vorremmo mai che rimaniate vittime dell’alcoltest in montagna: potreste imbattervi nella multa più “in quota” della vostra vita.

Bombardino in montagna, ma con moderazione: pericolo alcoltest

La nuova normativa sugli sport invernali, oltre all’assicurazione obbligatoria per chiunque sia sulle piste (e il casco per i minorenni), prevede zero tolleranza sull’alcol a partire dal prossimo 1 gennaio, con l’introduzione di alcoltest anche tra gli sciatori e conseguenti contravvenzioni. Un provvedimento pesante specialmente per gli esercizi commerciali ad alta quota, i quali con birre, vini e appunto bombardini offrono il loro welcome ai clienti infreddoliti.

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Non chiaro, ancora, se la soglia del tasso alcolico verrà fissata a zero oppure a 0.5 (la stessa per gli automobilisti), ma dal Trentino hanno già provveduto a inviare una lettera al ministero del Turismo per poter rivedere la legge. Una battaglia a difesa del bombardino quella portata avanti dall’assessore provinciale al turismo della Provincia Autonoma di Trento, Roberto Failoni, per permettere a baite, bar e rifugi di non vedersi così mozzato il fatturato, specialmente dopo una stagione, quella scorsa, saltata per l’emergenza Covid.

Quante versioni del bombardino esistono

Fino a ora abbiamo parlato della versione classica del bombardino, quella più comunemente consumata tra i rifugi in gran parte d’Italia. Esistono, però, anche delle varianti della ricetta tradizionale. Le principali sono tre: il Pirata, che prevede il rum al posto del brandy, il Calimero, solo zabaione, caffè espresso e, all’occorrenza, una spolverata di cioccolato in polvere, e lo Scozzese, con il whisky invece del brandy (come da ricetta originale).

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A cura di
Alessandro Creta
Laureato in Scienze della Comunicazione prima, Pubblicità e Marketing poi. Giornalista gastronomico per professione e mangiatore seriale per passione, mi piace navigare tra le pieghe del cibo, perché il food non è solamente cucina, ristoranti e chef. Appassionato di olio evo ma anche di viaggi, sono particolarmente incuriosito da cibi strani e sconosciuti. Mi fate felice con un Verdicchio. Mi trovate su Instagram: @cretalex
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