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18 Gennaio 2024 11:00

Asineddi di Carini: i pesci dimenticati siciliani da fare in agrodolce

Poco conosciuto nel resto della Penisola, andiamo alla scoperta di questo pesce azzurro saporito e versatile, da festeggiare e gustare in ricette della tradizione durante una popolare sagra in primavera.

A cura di Federica Palladini
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L’Italia è ricca di tradizioni popolari dove il cibo è protagonista. Non fa eccezione Carini, comune di 40.000 abitanti della città metropolitana di Palermo conosciuto ai più per la tragica fine della Baronessa di Carini. Laura Lanza di Trabia fu uccisa a metà del ‘500 si narra per mano del padre che scoprì la sua relazione extraconiugale con un uomo di rango inferiore, e ancora adesso il fantasma della nobildonna vagherebbe per il possente castello che domina la cittadina siciliana. Meno noti, senza dubbio nel resto della Penisola, sono gli asineddi di Carini, che non sono degli asinelli, come potrebbe sembrare dal nome a chi siculo non è, ma dei pesciolini molto diffusi nelle acque del golfo, situato nella parte nord-occidentale dell’isola. Una specie ittica che viene celebrata ogni anno con una seguitissima sagra in primavera, quando il mare ne regala una pesca abbondante, e che potrebbe dare molte soddisfazioni sia a tavola, sia all’ecosistema, se presa maggiormente in considerazione. Vediamo perché.

Che cosa sono gli asineddi, pesci azzurri dimenticati

Asineddu è il termine dialettale che identifica il maschio di questa specie, che invece per gli esemplari femmina viene battezzata maccarruneddu. Si tratta in entrambi i casi dello zerro, nome comune dello Spicara smaris, un pesce azzurro di medie-piccole dimensioni che abita i fondali sabbiosi del mar Mediterraneo e dell’Atlantico orientale: in Italia si trova specialmente nel mar Tirreno, nel golfo di Carini, e nello Ionio, nella zona di Gallipoli. Ha un corpo affusolato e snello, ricoperto di squame, mentre la testa è appuntita con grandi occhi laterali: il maschio può raggiungere i 20 cm di lunghezza, la femmina non supera i 14 cm. Per il Wwf si tratta di una specialità da riscoprire, un pesce che apporta buoni valori nutrizionali come quelli della sardina e dello sgombro: ricche di omega-3, proteine nobili e minerali (uno su tutti il potassio), le sue carni sono gustose e facilmente digeribili.

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Lo zerro o asineddu si inserisce all’interno della categoria dei pesci dimenticati, ovvero poco noti, ma con grande potenziale per essere un cibo sano e sostenibile, di cui l’utilizzo rispettoso potrebbe favorire la sopravvivenza di altre specie più richieste dal mercato che sono già in via di estinzione o in pericolo, per esempio il pesce spada, molto apprezzato in Sicilia e non solo.

Come cucinare gli asineddi: in agrodolce e nella pasta come a Carini

Dal 2019, tra la fine di aprile e la prima metà di maggio, si celebra a Carini la Sagra degli asineddi, al fine di recuperare una specialità della tradizione di cui anche gli stessi palermitani sanno poco. Fino agli anni ‘70, infatti, la pesca di questi pesci era una delle maggiori fonti di sostentamento dei pescatori del golfo e delle loro famiglie: lo zerro veniva impiegato in diverse ricette, di cui un paio rimaste iconiche e che è possibile assaggiare durante la manifestazione. La prima sono gli asineddi ca cipudda uno dei piatti più tipici, con i pesci che vengono fritti e poi insaporiti con la cipolla ingentilita precedentemente con aceto e zucchero, come una sorta di saor. La seconda è la pasta cu sucu di asineddi, una pastasciutta realizzata con un ragù di asineddu al pomodoro.

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Quello che i piatti non dicono
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