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11 Novembre 2022 9:30

Perché a San Martino ogni mosto diventa vino? Leggende legate al santo e piatti da gustare

La tradizione delle caldarroste e l'assaggio del vino novello: l'11 novembre si festeggia San Martino ed è un giorno molto importante per l'Italia contadina. Vediamo da dove viene questo detto, cosa si mangia secondo la tradizione e le più belle leggende legate al santo.

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L'11 novembre è un giorno molto speciale per gli italiani perché si festeggia San Martino, il santo patrono del vino e protettore dei vignaioli. La festa è strettamente legata al mondo contadino e questa giornata viene simbolicamente cerchiata in rosso per segnare la fine del ciclo di raccolto nei campi. Un antichissimo motto lega a questo santo e a questo periodo dell'anno la "nascita" del vino: "A San Martino ogni mosto diventa vino", una rima che ci porta direttamente all'assaggio del vino novello. Ma perché si dice così? E quali sono le tradizioni gastronomiche legate a questa felice giornata? Scopriamole insieme.

Perché si dice che a San Martino ogni mosto diventa vino

Pur non trattandosi di un santo italiano, Martino era infatti ungherese ed è stato vescovo di Tours in Francia, il culto legato a questo personaggio è vivissimo nel nostro Paese. Pensa che nell'Italia settentrionale di epoca monarchica i contratti stagionali nei campi agricoli cominciavano e finivano l'11 novembre: chi occupava le case doveva lasciarle libere in questo giorno e per questo motivo, in molte zone del Nord, "fare San Martino" è tuttora sinonimo di trasloco perché le persone si spostavano proprio in questa giornata. C'è stato un periodo della nostra storia in cui l'11 novembre era addirittura festivo. Ancora oggi in molte zone rurali a San Martino ci sono festeggiamenti e sagre di diverso tipo.

L'11 novembre è diventato il giorno in cui assaggiare il vino novello (cosa ben diversa dal vino nuovo), per questo motivo si dice che "a San Martino ogni mosto diventa vino". L'usanza ha però una leggenda molto affascinante: la storia ci porta nella vita di un ubriacone che in una notte di bufera decide di fermarsi in cantina, dietro una botte di vino, per non disturbare la moglie in procinto di partorire. Purtroppo per lui però il freddo è troppo e non sopravvive alla notte. Il mattino seguente lo trovano morto, con una vite piena di frutta che diventa vino dentro una botte magicamente sempre piena. In alcune versioni di questa leggenda il morto è San Martino in persona che, proprio per questo motivo, è anche il protettore dei mariti infelici.

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Francobollo tedesco dedicato a San Martino | Di Deutsche Bundespost – scanned by NobbiP

A San Martino è legato anche un altro fenomeno molto interessante: l'estate di San Martino, il periodo autunnale in cui, dopo i primi freddi, si verificano condizioni climatiche di bel tempo. Anche a questo fenomeno è attribuita una bellissima leggenda, la più importante forse: prima di diventare santo, Martino era un circitor, ovvero una sentinella notturna dell'esercito romano. Durante una notte particolarmente fredda del 335 il giovane soldato incontra un mendicante seminudo e così, per aiutarlo, si taglia il mantello e lo condivide con il povero. Quella notte Martino sogna Gesù rivestito dell'altra metà del mantello mentre "spettegola" con gli angeli, parlando di questo soldato romano, neanche battezzato, che lo ha rivestito. Al risveglio Martino scopre che il mantello è integro e che Dio, per non farlo soffrire e per sdebitarsi di tanta generosità, gli regala diverse giornate di sole in un periodo quasi invernale. Ancora oggi San Martino viene ricordato proprio per il taglio del mantello che a lungo è stato usato dai re Merovingi come imprescindibile reliquia durante le incoronazioni. Purtroppo oggi è andato perduto ma, in realtà, già dal Medioevo c'erano molti dubbi sull'effettiva "proprietà" del mantello.

Cosa si mangia nel giorno di San Martino

I prodotti e i piatti tipici del giorno di San Martino sono strettamente legati alla cultura contadina e sono praticamente tutti dolci. Innanzitutto si beve il vino novello, questo non può mai mancare sulle tavole dell'11 novembre ed è l'unica bevanda "tipica" di questa giornata. Passando al cibo: imprescindibili le caldarroste, un prodotto identificativo di tutto il periodo. Il cartoccio di caldarroste da mangiare mentre si passeggia tra le strade delle proprie città è un must per tutti gli italiani e una tentazione troppo forte per i turisti che affollano il Bel Paese.

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Se cerchi qualcosa di più sostanzioso ce n'è anche per te: taglieri di salumi e maiale arrosto sono tipici di San Martino perché in questo periodo le famiglie contadine (soprattutto al Sud) uccidono il maiale per preparare prosciutti, salami, capicolli e ogni ben di Dio da conservare per l'inverno. Tra tutte le "conserve" non può mancare una bella bistecca da cuocere alla brace. Ci sono poi due pizze tipiche dell'Abruzzo, regione in cui questo culto è particolarmente sentito:

  • la pizza coi quattrini da mangiare nel piccolo borgo di Scanno, una focaccia dolce con miele, noci e fichi secchi che racchiude all'interno dell'impasto una monetina per buon augurio. La tradizione delle monete nascoste nel cibo è comune in molte altre culture: in Cina si usa nel cenone di capodanno;
  • c'è anche la pizza di San Martino, anche questa dolce, con uova, zucchero, olio, acqua, lievito e semi di anice. In provincia di Pescara le famiglie si riuniscono ogni venerdì di novembre per mangiare insieme la pizza con il pecorino e il vino novello.

La pizza di San Martino non è l'unico prodotto che porta il nome del santo, anzi. In Calabria ci sono le San Martine, squisiti biscotti di pasta frolla all'olio extravergine d'oliva ripieni di fichi secchi, noci, nocciole, mandorle e vino cotto, oppure con mandorle tritate, zucchero semolato e liquore all’anice. La prima infornata è in questo periodo ma la vera abbuffata di San Martine è a Natale. Anche in Sicilia ci sono dei biscotti dedicati all'ex soldato romano, i biscotti di San Martino per l'appunto, con semi di finocchio o anice da inzuppare nel vino novello. Oggi questa tradizione si è un po' persa ma nelle zone più rurali della Trinacria puoi trovare ancora delle pasticcerie o dei forni che mantengono viva l'usanza.

Salendo di nuovo verso il settentrione troviamo il lonzino di fico, dolce tipico delle Marche con fichi secchi, mandorle, cacao, sapa e mistrà. La forma ricorda quella del taglio di maiale ma non lasciarti ingannare perché è un dolce. Il nostro viaggio termina in Friuli con gli zaeti, biscotti del ‘600 con farina di mais, farina 0, zucchero, uova intere e tuorli, burro, uvetta, lievito e sale.

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A cura di
Leonardo Ciccarelli
Nato giornalista sportivo, diventato giornalista gastronomico. Mi occupo in particolare di pizza e cocktail. Il mio obiettivo è causare attacchi inconsulti di fame.
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