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Assetati
7 Novembre 2022 15:00

Vino novello e nuovo non sono la stessa cosa: differenze e perché non vanno confusi

In molti credono come vino nuovo e novello siano la stessa cosa: a ben vedere però non è così. In cosa si differenziano questi due prodotti e come vengono ottenuti? Mini guida per non confondersi e saperli riconoscere.

A cura di Alessandro Creta
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Tanti erroneamente credono come il vino nuovo e il novello siano la stessa cosa. Questi due termini però, pur sembrandolo, non sono sinonimi: in cosa si differenziano e come vengono realizzate queste differenti tipologie di vino?

È finalmente giunto quel periodo dell’anno. Nonostante le temperature siano ancora più tendenti al primaverile che all’autunnale, nonostante in molte parti d’Italia ancora si giri in maniche corte, il mese di novembre è quello che a tavola ha la sua maggiore rappresentazione gastronomica in castagne e vino rosso. Se da una parte fa ancora piuttosto caldo per cuocere uno dei frutti simbolo dell'autunno sul fuoco (purché si possano fare anche in altre maniere) in tanti non vogliono rinunciare a uno degli abbinamenti più classici della stagione. Le caldarroste cioè accompagnate da un calice di vino nuovo, oppure di novello.

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Perché sì, si parla di due prodotti piuttosto differenti. Nonostante qualcuno pensi come i due termini siano sinonimi in realtà si riferiscono a vini ottenuti in maniere diverse. E se al supermercato già qualche giorno prima di novembre vediamo in vendita bottiglie indicate come vino novello, in realtà quello non è altro che vino nuovo.

Cosa cambia tra vino novello e vino nuovo

Per il cliente medio probabilmente vino novello e vino nuovo sono la stessa cosa; due modi differenti di indicare il medesimo prodotto. In realtà però non è così. Si intende con vino nuovo il risultato immediato dell'ultima vendemmia, quello realizzato più di recente. È un vino detto anche ‘fresco', da consumarsi subito, in un lasso di tempo ridotto rispetto alla vendemmia stessa. Non viene affinato, non è sottoposto a invecchiamento e va bevuto presto, ‘giovane’ come si suol dire.

Non sarà caratterizzato da una grande struttura: i tannini non saranno ovviamente così sviluppati ma compenserà una buona aromaticità, profumi, il tutto per una facile beva. Si tratta di un vino già conosciuto, prodotto e consumato nell’antichità: nel Medioevo veniva realizzato e commercializzato, in quanto molti produttori non avevano spazi a disposizione per stoccare le bottiglie realizzate. Per questo i vini non destinati all’invecchiamento venivano venduti subito e bevuti rapidamente. Si può dire come il vino nuovo sia sempre esistito, mentre il novello è figlio dell’epoca contemporanea.

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Grazie a tecniche scoperte e perfezionate (per lo più in Francia) tra fine 1800 e inizio 1900 il vino novello ha iniziato ad avere diffusione orientativamente nell'ultimo secolo, con un crescente successo a partire dagli anni Settanta. Il novello viene prodotto attraverso un procedimento chiamato macerazione carbonica: durante questo processo i grappoli non vengono diraspati (separati cioè gli acini d'uva dai raspi) e non pressati sono posti in un apposito contenitore d'acciaio (a una temperatura di circa 30 gradi) in cui viene aggiunta anidride carbonica. Qui inizia il processo di fermentazione, la macerazione carbonica per l'appunto: grazie all’assenza di ossigeno scatta la fermentazione degli zuccheri contenuti nell’acino, che si trasformano in alcol. A seguito di questa fase (della durata di circa 10-14 giorni) il tutto viene pigiato e vinificato secondo le modalità tradizionali.

Si ottengono vini morbidi, dal tannino appena accennato (per questo l'invecchiamento non è l'ideale) e con sentori fruttati più o meno spiccati. Sono vini da bersi generalmente entro sei mesi dalla produzione. Il vino novello ha inoltre un suo disciplinare, che riguarda sia la produzione sia la messa in commercio e la vendita al pubblico che non può avvenire prima del 30 ottobre e non oltre il 31 dicembre. Per legge la menzione ‘novello' è riservata solamente ai vini a Dop o Igp.

Sia si parli di nuovo o novello, a non cambiare è il consiglio di abbinamento tra questi vini e il cibo. Un bel calice di rosso e qualche castagna appena tolta dal fuoco per non farsi trovare impreparati quando arriveranno i primi freddi stagionali.

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A cura di
Alessandro Creta
Laureato in Scienze della Comunicazione prima, Pubblicità e Marketing poi. Giornalista gastronomico per professione e mangiatore seriale per passione, mi piace navigare tra le pieghe del cibo, perché il food non è solamente cucina, ristoranti e chef. Appassionato di olio evo ma anche di viaggi, sono particolarmente incuriosito da cibi strani e sconosciuti. Mi fate felice con un Verdicchio. Mi trovate su Instagram: @cretalex
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