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20 Agosto 2022 15:00

Vino Catalanesca, “l’oro del Vesuvio” arrivato in Italia come dono di un amore impossibile

Arrivato in Campania dalla Catalogna, da qui il nome, è stato donato da Alfonso I d'Aragona a Lucrezia d'Alagno, giovane di cui si innamora perdutamente. Nonostante la relazione durata anni però, pare che il rapporto sia stato per tutta la vita puramente intellettuale. Fortuna che ci hanno lasciato il vino.

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Non è molto famoso fuori dai confini regionali ma è un vino davvero buonissimo: parliamo dell'uva Catalanesca Igp, un bianco secco molto particolare prodotto in Campania, che si fa apprezzare in accompagnamento a un gran numero di piatti. Com'è facile intuire, il suo nome è un rimando alla Catalogna, la zona da cui Alfonso I d'Aragona lo importa nel 1450 per impiantarlo tra Somma Vesuviana, Ottaviano e Terzigno, tutte città alle pendici del Vesuvio. La scelta del re spagnolo non è stata dettata dalla volontà di innestare un'industria enologica in Campania: in realtà il Catalanesca arriva in Italia quasi per caso e grazie a una splendida storia d'amore, una storia (quasi) impossibile che ha però cambiato le sorti di un regno.

Il dono d'amore di un re al suo grande amore

I protagonisti sono Alfonso d'Aragona e Lucrezia d'Alagno. Il suo nome non dirà molto ai più ma è stata una donna dall'incredibile importanza e influenza, dall'intelletto finissimo e dall'invidiabile bellezza. Proprio quest'ultima caratteristica colpisce Alfonso d'Aragona che la incontra per caso durante la festa di San Giovanni Battista al mercato angioino. Il re perde letteralmente la testa per l'allora diciottenne: ma sembra che i rapporti tra i due siano rimasti esclusivamente intellettuali, come una sorta di Beatrice per il "Dante ispanico". Lucrezia sfrutta questa infatuazione con grande sagacia e controlla a tal punto il sovrano che, stando ai ricordi di Loise De Rosa, cronista dell'epoca, "chi voleva alcuna grazia da lo Re andava da Madama Lucrezia". Le "grazie" di Lucrezia si ottengono previo pagamento: la donna si arricchisce e diventa sempre più influenze ottenendo incarichi di rango per sé e la sua famiglia. Una delle poche donne a partecipare a tempo pieno alla vita politica e privata del re. La storia di questa donna è intensa, affascinante, al punto che Benedetto Croce in persona le avrebbe dedicato saggi e opere fino a renderla vera protagonista del suo "Storie e Leggende Napoletane”.

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Torniamo però al primo incontro tra Alfonso d'Aragona e Madama Lucrezia: non si conosce praticamente nulla sulla vita dei D'Alagno prima del romantico "appuntamento "con il sovrano. Al compimento dei 18 anni c'è la mano del destino che mette sul cammino del re la giovane fanciulla, Cupido fa il resto e Alfonso d'Aragona si dà a gesti plateali per conquistare Lucrezia. Tra i più eclatanti proprio quello che riguarda il Catalanesca: nel 1450 è difficile trovare vitigni particolari, soprattutto trasportarli da una zona all'altra, soprattutto se la zona d'approdo è la Magna Grecia che da millenni è la vera El Dorado della viticoltura mondiale. Alfonso torna a casa e porta con sé una barbatella d'uva da piantare sul Monte Somma, vicino casa di Lucrezia. Un pegno d'amore che avrebbe fatto felice Lucrezia, la sua famiglia e pure i tantissimi contadini della zona, perché su questi fertili terreni vulcanici l'uva cresce benissimo e viene sfruttata sia come frutta sia come vino dai vesuviani. Ci sono alcune masserie della zona che hanno ancora dei torchi del 1600 visibili al pubblico: tutto perché un giorno un signore ha visto una ragazza per strada e se n'è innamorato.

Com'è il Catalanesca

La catalanesca è un'uva tardiva che si vendemmia tra ottobre e novembre, ma non è raro trovare viticoltori che lasciano i grappoli sulle vigne fino a Natale, eliminando uno alla volta gli acini guasti. Gran parte del sapore è caratterizzato dal territorio unico in cui cresce: non si parla neanche di "origine" vulcanica, il Catalanesca si fa proprio sul Monte Somma, la parte montuosa del Vesuvio.

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Crescere sul Vesuvio rende il Catalanesca un vino molto ricco di minerali, con un colore giallo paglierino dai riflessi dorati. I profumi sono intensi e ricordano la ginestra e la tipica pellecchiella del Vesuvio, l'albicocca campana per eccellenza. Per sprigionare le migliori qualità ha bisogno di un periodo di affinamento in bottiglia. L'abbinamento classico del Catalanesca è col baccalà, una portata tipica della zona vesuviana, ma rende davvero bene anche con le carni bianche e la mozzarella. Prova a mettere un pezzetto di mozzarella in bocca prima di fare un sorso di questo vino, noterai come il grasso del latticino sposi benissimo le note minerali, ma piuttosto dolci, del Catalanesca.

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A cura di
Leonardo Ciccarelli
Nato giornalista sportivo, diventato giornalista gastronomico. Mi occupo in particolare di pizza e cocktail. Il mio obiettivo è causare attacchi inconsulti di fame.
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