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22 Febbraio 2024 12:30

Qual è l’impatto dell’allevamento intensivo sull’inquinamento in Pianura Padana

Gli ultimi dati riguardanti l'inquinamento in Pianura Padana spaventano tutti: ecco quanto il settore agricolo e, in particolare, il sistema degli allevamenti intensivi incidono sul problema.

A cura di Francesca Fiore
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In Pianura Padana l'aria è sempre più inquinata: l'allarme degli ultimi giorni, benché abbia agitato gli animi, non deve sorprendere. Secondo i dati 2023 di European data journalism network (Edjnet) e Detusche Welle, la Pianura Padana, infatti, è una delle zone più inquinate d'Europa e non da tempi recenti: la causa è un mix di fattori che coinvolgono la morfologia del territorio e, naturalmente, le attività umane. Ma quanto incide l'allevamento intensivo sull'inquinamento di questo territorio?

L'inquinamento in Pianura Padana: le cause principali

La Pianura Padana ha un problema di inquinamento molto pressante: al di là delle notizie più recenti, è bene capire che le cause sono dovute a molteplici fattori. La prima cosa da considerare è la sua conformazione geografica: si tratta di una vasta area pianeggiante compresa fra Alpi e Appennini, cosa che causa aria stagnante e non permette una grande ventilazione. Questo fa sì che su questo territorio le fonti di inquinamento incidano più che altrove, perché la sua morfologia ostacola la dispersione degli inquinanti.

Gli esseri umani da un lato "godono" da sempre di questo ampio spazio, inesistente nel resto del Paese a eccezione forse della Puglia, e in particolare il settore agricolo, con gli allevamenti e le attività di produzione di cibo; dall'altro lato, ne subiscono le conseguenze, perché è "naturalmente" più inquinato di altri. Bada bene: la Pianura Padana è inquinata perché le attività umane determinano questo inquinamento, ma lo è in particolare per la sua conformazione.

Quali sono le attività umane che determinano l'impatto maggiore sull'inquinamento della Pianura Padana? Secondo i dati INEMAR (Inventario Nazionale delle Emissioni Atmosferiche) la prima responsabile delle emissioni di gas serra sarebbe l'agricoltura, che apporta ben il 40% di queste emissioni: in particolare il sistema degli allevamenti intensivi, l'uso di fertilizzanti chimici, la gestione del letame. La seconda fonte è il traffico, responsabile del 30% delle emissioni, seguita dal riscaldamento domestico, che copre il 20%, mentre il restante 10% sono causate da attività di vario tipo.

Le emissioni di gas serra sono una delle principali cause del riscaldamento globale, hanno effetti a lungo termine su tutto il pianeta, come l'aumento del livello del mare, gli eventi meteorologici estremi e la perdita di biodiversità. I gas serra, a differenza dei gas responsabili dell'inquinamento dell'aria (particolato, ossidi di azoto, anidride solforosa, monossido di carbonio e così via), possono rimanere nell'atmosfera per decenni o addirittura per secoli, intrappolando il calore e causando appunto il riscaldamento globale.

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Quanto e come incide l'allevamento intensivo

Se l'agricoltura è il settore che ha la maggiore responsabilità nel livello di inquinamento attuale della Pianura Padana, è proprio il sistema degli allevamenti intensivi la prima fonte di inquinamento all'interno del grande comparto agricolo. Per quanto riguarda le emissioni di gas serra, gli allevamenti intensivi producono il 70% delle emissioni di metano (CH4) e il 38% delle emissioni di protossido di azoto (N2O).

Ma i gas serra non sono gli unici veicoli di inquinamento: un altro elemento importante è l'inquinamento dell'aria e delle falde acquifere. Per quanto riguarda l'aria, l'allevamento intensivo è una delle principali fonti di ammoniaca (NH3) e un precursore del particolato atmosferico (PM2.5): l'ammoniaca proveniente dagli allevamenti contribuisce alla formazione dello smog e della pioggia acida. Per quanto riguarda le falde acquifere, invece, il problema sono le grandi quantità di liquami che derivano dagli allevamenti, che possono contaminare le acque con nitrati e nitriti: questi possono causare l'aumento eccessivo della presenza di alghe dannose che, a loro volta, causa la morte di pesci e altre specie. L'accumulo di letame e liquami negli allevamenti intensivi, infine, può contaminare anche il suolo con azoto e fosforo, danneggiando la biodiversità del suolo ma anche la qualità delle produzioni agricole.

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E l'agricoltura?

L'allevamento fa parte del settore agricolo, ma in questo settore c'è naturalmente anche l'agricoltura "dura e pura", ovvero la produzione di vegetali e frutta tramite la coltivazione. Gli allevamenti intensivi non solo i soli responsabili della quota di "inquinamento agricolo": a concorrere ci sono infatti anche le coltivazioni intensive, responsabili del 20% delle emissioni di gas serra in Pianura Padana, mentre il restante 10% è coperto dalla risocoltura. Il primo sotto settore è responsabile di inquinanti come ammoniaca, ossidi di azoto, particolato a causa dell'uso di fertilizzanti chimici, pesticidi e dell'energia usata dalle macchine agricole, che viene dalla combustione fossile. La risicoltura, invece, emette soprattutto metano: le risaie sommerse, infatti, sono una delle principali fonti di metano in Italia, con circa il 10% delle emissioni totali.

Cosa possiamo fare noi per ridurre il nostro impatto

Le azioni in mano ai consumatori per ridurre l'impatto del cibo sui territori vengono spesso sottovalutate: non abbiamo grande potere se ci consideriamo come singoli, ma la somma di queste azioni può incidere e non poco anche sulla scelta delle politiche agricole. Cosa possiamo fare, in fase di scelta e acquisto, per alleggerire il nostro impatto:

  • Ridurre il consumo di carne. È importante mangiare carne moderatamente, privilegiando la carne bianca ed evitando un consumo eccessivo di carne rossa e alimenti lavorati. Qualcosa che fa bene all'ambiente ma anche alla nostra salute.
  • Scegliere carne di alta qualità, possibilmente biologica o comunque prodotta in allevamento estensivo: comprare carne di alta qualità proveniente da allevamenti sostenibili è meno difficile di quello che sembra. La stessa regola vale per frutta e verdura
  • Acquistare prodotti locali. Acquistare frutta e verdura biologica ti assicura di evitare quella delle colture intensive, riduce l'impatto dei trasporti e promuove il sostegno all'economia locale.
  • Evitare gli sprechi. Sprecare cibo ed energia è un deterrente al circolo virtuoso che dovremmo innescare tutti: fai attenzione a spesa e frigo, cucina gli scarti in modo intelligente, riduci al minimo il volume dei rifiuti.
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