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23 Febbraio 2024 16:17

Allevamenti intensivi: la proposta di legge per avviare un piano nazionale di riconversione

Una proposta di legge appena presentata dalle associazioni ambientaliste con il sostegno di alcuni parlamentari mira a scardinare l'intero sistema degli allevamenti intensivi bloccandone l'espansione e avviando una transizione nazionale.

A cura di Francesca Fiore
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Una proposta che potrebbe sembrare "rivoluzionaria" ma che mira a smantellare un sistema decisamente dannoso per molti soggetti: quello degli allevamenti intensivi. Responsabili di buona parte delle emissioni nocive, dello sfruttamento degli animali e dell'abbassamento della qualità dei prodotti, gli allevamenti intensivi fin ora sono sembrati parte di un sistema intoccabile. Ma la proposta di Greenpeace Italia, Isde – Medici per l'ambiente, Lipu, Terra! e Wwf Italia potrebbe essere l'elefante che scompagina l'esercito Romano.

La proposta delle associazioni ambientaliste

Bloccare l’espansione degli allevamenti intensivi con una moratoria e, al contempo, avviare un piano nazionale di riconversione agro-ecologica del settore zootecnico: sarebbero questi gli obiettivi del testo presentato da diverse ong e associazioni ambientaliste in una conferenza stampa alla Camera. "Oltre gli allevamenti intensivi. Per una transizione agro-ecologica della zootecnia" è il nome della proposta sostenuta anche da alcuni parlamentari come Arturo Scotto (Partito Democratico), Michela Vittoria Brambilla (Noi Moderati), Eleonora Evi (indipendente, ex Alleanza Verdi Sinistra) che trova anche il plauso di Slow Food: lo scopo è creare le condizioni per un sistema produttivo su piccola scala, che garantisca un minore impatto ambientale e favorisca guadagni più adeguati per i piccoli produttori, attualmente schiacciati dai grandi fornitori, nonché l’accesso a cibi sani e di qualità. La transizione verso un sistema più incentrato sulle piccole produzioni sarebbe anche in linea con gli impegni internazionali assunti dall’Italia, come la Direttiva Nitrati e la Direttiva quadro sulle acque, le Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030.

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Il testo prevede che vengano definite “modalità e criteri per la riorganizzazione produttiva degli allevamenti intensivi” e vengano riconosciute "adeguate risorse economiche sia per la transizione degli allevamenti tradizionali, sia per il sostegno delle aziende che già adottano buone pratiche". In parallelo alla moratoria, infatti, andranno stabiliti finalità, tempi e modalità di elaborazione di un Piano nazionale di riconversione dell'intero settore zootecnico, “individuando alcuni principi cardine, come quello della densità zootecnica territoriale”. Questo della densità zootecnica è un dettaglio cruciale: stabilisce infatti come soglia di densità massima, sotto la quale un allevamento può essere considerato "estensivo" fissandola a due Unità di Bestiame Adulto (UBA) per ettaro di Superficie Agricola Utilizzata.

Nell'articolo 6 del testo si prevede l’istituzione del fondo nazionale per la riconversione del settore zootecnico così da “supportare le azioni derivanti dall’approvazione della legge e, in particolare, sostenere le aziende nella riconversione in chiave agroecologica delle pratiche". zootecniche”.

La moratoria: stop alle autorizzazioni agli allevamenti intensivi

Un altro elemento importante di questa iniziativa è quella dello stop alle autorizzazioni. Le associazioni ambientaliste, infatti hanno chiesto che, al momento di entrata in vigore della legge, vengano sospese le autorizzazioni per l’apertura di nuovi allevamenti intensivi e per l’aumento del numero di animali allevati negli allevamenti intensivi già esistenti. Un passo decisivo per una transizione completa e pianificata: saranno esclusi dalla moratoria i piccoli allevamenti che praticano già il pascolo all’aperto.

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