Grosse, croccanti e a forma di cuore, si tratta della varietà più coltivata in Puglia e presente in tutta Italia. Per conoscere la storia del loro nome si fa un salto nel tempo, quando secondo la narrazione popolare il primo alberello crebbe nei pressi di una ferrovia.
“Una tira l’altra”: è con questa esclamazione che viene accolto in tavola uno dei frutti simbolo della bella stagione. Stiamo parlando delle ciliegie, rosse, dolci e succose, di cui l’Italia è uno dei più noti paesi produttori, esportandole in Europa e in tutto il mondo. Nella nostra penisola se ne riconoscono una ventina di varietà, dove probabilmente le più famose sono la ciliegia di Vignola Igp che arriva dall’Emilia Romagna e quella detta Ferrovia, originaria della Puglia e conosciuta in tutto il territorio nazionale. Proprio il nome della seconda risulta particolarmente curioso, legato secondo la storia più popolare a un primo alberello cresciuto in prossimità di un casello ferroviario nella provincia barese. Andiamo alla sua scoperta.
Per trovare le radici della ciliegia Ferrovia bisogna tornare indietro agli anni 30 del ‘900, precisamente tra il 1934 e il 1935 nei pressi della stazione ferroviaria di Sammichele di Bari: leggenda vuole che un nocciolo gettato da un vagone che percorreva quel tratto delle Ferrovie Sud Est abbia trovato terreno fertile dando vita a un ciliegio dai frutti diversi da quelli già esistenti: erano più grossi e avevano un sapore più intenso. A prendersene cura per i primi anni, si dice, fosse il casellante Rocco Sergio: i frutti non potevano che essere ribattezzati “Ferrovì”. Nel corso del tempo queste ciliegie si diffusero maggiormente nei comuni di Conversano e di Turi, sempre nel barese, dove rappresentarono uno dei prodotti agricoli alla base dell’economia del territorio. Ed è qui che entra in gioco un’altra ipotesi di denominazione: tra le peculiarità del frutto c’era quella di riuscire a conservarsi più a lungo, una manciata di giorni (circa una settimana) che ne permetteva il trasporto in treno verso i mercati del nord Italia, ed ecco l’appellativo “Ferrovia”. Ancora oggi Turi è una della patrie d’elezione della ciliegia made in Italy, con una superficie coltivata di oltre 3700 ettari: per dare qualche numero, la produzione annuale si aggira attorno ai 100.000 quintali, che corrisponde a 1/6 di quella nazionale. Inoltre, tra la fine di maggio e l'inizio di giugno (nel 2025 le date sono quelle del 31,1 e 2) si svolge da 33 anni la Sagra della Ciliegia Ferrovia.
La coltivazione del ciliegio in Puglia esiste da ben prima della comparsa della varietà Ferrovia: ci sono documenti che ne attestano la presenza già tra il 1500 e il 1600 nelle province di Bari e di Barletta-Andria-Trani. Nel 2006 la “Ciliegia di Puglia” entra a far parte dei PAT, classificata come prodotto agroalimentare tradizionale: a rubare la scena è proprio la Ferrovia, che copre il 60% del raccolto totale regionale. Perché è così speciale tanto da essere chiamata l”oro rosso di Puglia”? Si tratta di una cultivar tardiva, che raggiunge la piena maturazione verso la fine di maggio e la metà di giugno. Si distingue per avere una pezzatura grossa, con un calibro che si aggira tra i 28 e i 30 mm e un peso medio di 8,2 grammi: la forma è a cuore e il peduncolo è allungato. Esternamente ha una buccia di colore rosso vermiglio brillante, mentre la polpa è rosa, soda e croccante: in bocca risulta dolce e succosa. Come la maggior parte delle ciliegie, si rivela un frutto molto piacevole, nonché ricco di proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e depurative. In cucina è praticamente un passepartout: la Ferrovia si mangia così al naturale, si conserva sotto spirito, ma si trasforma anche in una deliziosa confettura, arricchisce risotti creativi e diventa l’ingrediente base di golosi dolci, dalle torte e i plumcake soffici per la colazione e la merenda alle fresche cheesecake, passando per tiramisù rivisitati ideali come dessert quando iniziano i primi caldi.