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14 Ottobre 2022 15:00

Olio extravergine di oliva: l’indicazione fondamentale che però troppi ancora ignorano

Un'indicazione essenziale da considerare sull'etichetta di un olio extravergine di oliva? Una che, in alcuni casi, addirittura manca: quella relativa all'annata olearia. Così cambia il termine di conservazione.

A cura di Alessandro Creta
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In fase di acquisto dell'olio extravergine di oliva facciamo attenzione alla presenza di una chiara indicazione in etichetta (o retro etichetta). Quella, cioè, riferita all'anno di raccolta delle olive con le quali, poi, è stato realizzato quello stesso l'olio. Si tratta un'informazione essenziale ma non sempre è segnalata.

Negli ultimi tempi abbiamo spesso affrontato la tematica legata all'acquisto, il consumo e l'analisi sensoriale dell'olio extravergine di oliva. Come poter scegliere, al supermercato (sebbene sia sempre meglio dal produttore), un buon prodotto, come poter riconoscere la sua qualità assaggiandolo e la differenza tra un olio extravergine di oliva filtrato e uno invece ancora grezzo.

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Stavolta, sempre in riferimento all'oro verde della dieta mediterranea, parleremo invece di un'indicazione fondamentale considerato il tipo e la natura del prodotto, ma alla quale quasi mai nessuno fa veramente caso. Il motivo? Sia per scarsa conoscenza dell'alimento sia perché spesso non viene nemmeno segnalata in etichetta. Un'informazione davvero importante  di cui, però, la legge (ancora) ne obbliga l'inserimento solo in alcuni casi.

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L’indicazione, in retro etichetta, dell’annata olearia

È l'indicazione relativa all'annata olearia, strettamente legata al termine di conservazione di poco inferiore ai 2 anni (se mantenuto al meglio). Scaduti i quali il prodotto inizia a perdere le qualità organolettiche e nutrizionali di cui, invece, sarebbe ricco.

Olio: le informazioni in etichetta per legge

Per legge (comunque in continua evoluzione) infatti le informazioni da riportare sull'etichetta (e retro etichetta) sono: nome del prodotto, dichiarazione dell’origine (per l’olio vergine e extra vergine d’oliva), categoria di olio (per esempio per l’olio d’oliva potrebbe essere una tra olio extra vergine d’oliva, olio d’oliva, olio di sansa, ecc.), quantità netta del contenitore chiuso, data del termine minimo di conservazione, condizioni di conservazione, nome o ragione sociale e indirizzo del responsabile commerciale del prodotto, lotto oltre alle dichiarazioni nutrizionali e stabilimento di confezionamento. Nessun riferimento, quindi, all'annata olearia, inseribile comunque a discrezione del produttore.

Annata olearia assente: rischio di un prodotto vecchio

Il termine minimo di conservazione di un olio extravergine di oliva è generalmente fissato a 18 mesi. 18 mesi che partono, però, dal momento dell'imbottigliamento del prodotto, non dalla raccolta, frangitura e lavorazione (che dovrebbero avvenire in un lasso di tempo ristretto, per non rovinare il frutto) delle olive. Ora, mancando l'obbligatorietà di indicare l'annata in cui quelle olive sono state processate, il rischio è di ritrovarsi in bottiglia un olio non dell'anno in corso, bensì un prodotto ormai vecchio e, potenzialmente, pure mal conservato prima dell'imbottigliamento.

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A confronto un’etichetta in cui manca e una in cui compare l’annata olearia

L’olio extravergine di oliva ha un periodo minimo di conservazione. Si tratta di un lasso di tempo nel quale le sue proprietà organolettiche rimangono vive e si aggira tra i 12 e i 18 mesi da quando è avvenuta l’estrazione. L'estrazione quindi, non l'imbottigliamento.

Come viene anche specificato sul sito di Olitaly non è detto come l’olio che compriamo tra gli scaffali della grande distribuzione sia necessariamente dell’annata in corso. E in pochi, probabilmente, se lo chiedono veramente, forse perché a riguardo c'è pure una cattiva o mancata informazione. Molti consumatori notano a malapena il termine di conservazione e, forse, ancor meno persone fanno caso all'eventuale presenza dell’annata di produzione.

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Due etichette in cui non è segnalata l’annata olearia

Il termine temporale (solitamente oscillante tra l'anno e l'anno e mezzo) segnalato in etichetta, il "consumarsi preferibilmente entro il", non scatta insomma dal momento della frangitura e lavorazione dell'olio, bensì da quando è stato messo in bottiglia. A stabilirlo è la legge numero 9 del 2013 (aggiornata poi nel 2016), meglio conosciuta come “Legge Salva Olio italiano”, che certifica come il termine minimo di conservazione non può essere superiore a 18 mesi dalla data di imbottigliamento. Il "da consumasti preferibilmente entro il…". non rappresenta comunque di una scadenza tassativa, più che altro un consiglio per consumare l'olio ancora ricco delle sue proprietà.

Stesso olio, termini di consumo diversi

Al supermercato c'è quindi la possibilità di avere tra le mani due differenti bottiglie, con relativi differenti termini temporali di conservazione, ma con all'interno lo stesso olio. Da una parte però imbottigliato al momento della lavorazione (e quindi ancora nuovo, fresco), dall'altra potenzialmente anche qualche mese dopo (imbottigliato vecchio). Questo stesso olio avrà, quindi, due indicazioni temporali diverse per quanto riguarda il termine di consumo, pur essendo stato prodotto nello stesso momento.

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Facciamo un esempio pratico, dato anche che ci troviamo in periodo di raccolta. Se al momento in cui scriviamo, 12 ottobre 2022, fosse prodotto un olio e imbottigliato lo stesso giorno, i 18 mesi scatterebbero da partire dal 12 ottobre del 2022 (arrivando quindi ad aprile 2024). Se parte dello stesso prodotto, dopo esser stato conservato per mesi, venisse messo in bottiglia il prossimo 10 settembre (2023 quindi), i 18 mesi scatterebbero da quel momento esatto. E il termine di conservazione indicherebbe la data di marzo 2025. Stesso olio, ripetiamo, termini di consumo differenti, con il secondo che al momento dell'imbottigliamento avrà già smorzate parte delle qualità tipiche di un extravergine di oliva.

Come difenderci in fase di acquisto da questo rischio? Una maggiore sicurezza ce l'abbiamo comprando oli a marchio Dop e Igp. Su di loro, obbligatoriamente, va indicata l'annata di produzione e in questo modo abbiamo la certezza di consumare olio dell’annata in corso.

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Detto tutto ciò è bene specificare come l'olio extravergine di oliva passati i 18 mesi dalla sua produzione non diventi nocivo per la salute. L'uso alimentare non è più consigliabile trascorsi i tre anni ma tutto ruota attorno a un discorso di rispetto per il cliente in primis, di trasparenza, e poi di consapevolezza e attenzione in fase di acquisto per il pubblico stesso.

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