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16 Ottobre 2020 15:00

Non giudicate un libro dalla copertina: apre l’ortofrutta che vende prodotti “brutti”

Bella Dentro è una startup milanese che vende i prodotti scartati dalla grande distribuzione per motivi estetici. Frutta e verdura perfettamente sane, ma buttate perché brutte o ammaccate. Per i primi 3 anni il progetto ha girato la città meneghina a bordo di un'ape car, a fine ottobre aprirà prorpio a Milano, in via Pergolesi 21.

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Apre a Milano il primo store di Bella Dentro, il progetto tutto italiano che combatte gli sprechi ortofrutticoli. Per i primi tre anni la startup ha girato a bordo di un'ape car, da fine ottobre aprirà in via Pergolesi 21. Cos'ha di speciale questa bottega? Riesce a dare valore a tutta quella frutta e verdura buona e perfettamente sana, ma scartata dalla grande distribuzione perché brutta da vedere o con dimensioni non standardizzate. Spesso si ignora questo problema: circa il 20% dei prodotti contadini non arrivano mai sulle nostre tavole e anzi, si arriva fino al 50-60% nel caso di grandine. Prodotti buoni, ma imperfetti, per difetti del tutto inevitabili e naturali nella vita di una pianta. Bella Dentro acquista proprio questi prodotti, li racconta ai clienti e aiuta le persone ad andare oltre le apparenze.

Perché i contadini scartano frutta e verdura se sono buone?

La domanda è lecita ma l’inaccettabilità dei prodotti che vende Bella Dentro è legata a criteri puramente estetici imposti dalla grande distribuzione, completamente indipendenti dalla qualità effettiva del prodotto in termini di gusto e proprietà nutritive. Le grandi catene impongono prodotti "belli fuori" perché si vendono più facilmente; impongono misure standard per trasportare frutta e verdura con meno problemi.

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Gli agricoltori italiani oggi sono costretti a scartare (rimettendoci gran parte dei loro già scarsi guadagni) tutta quella parte della loro produzione, buona, ma che non rispetta le richieste del mercato. Prodotti "segnati" e dunque non perfettamente lisci e immacolati, per cause del tutto naturali come:

  • urti causati dal vento;
  • sfregamento con altri frutti/rami contigui;
  • grandine;
  • prodotti fuori calibro (troppo grandi o troppo piccoli);
  • prodotti dalla forma irregolare;

Questi scarti solitamente sono venduti al 10% del proprio valore alle aziende che producono succhi e conserve, perché devono essere trasformati. Al contrario, la startup milanese ha invece investito sui brutti anatroccoli dell'ortofrutta.

Il punto vendita a Milano

L'ape car è andata in letargo, come scrivono sul sito, proprio per aprire un negozio che non sia dedicato solo alla vendita della frutta, ma che sia in grado di trasformare i prodotti (e quindi di creare una linea di confetture e succhi) e un punto per la somministrazione, con tavolini e sedie.

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Ampio spazio all'essicazione, una tecnica che appassiona Camilla Archi e Luca Bolognesi, i due ideatori del progetto, e che sarà eseguita con una cooperativa sociale che forma e impiega persone affette da autismo. Un doppio valore sociale quindi.

L'essicazione della verdura in Italia è un mercato praticamente inesplorato, che sta conquistando una grossa fetta di terreno negli Stati Uniti. Molte aziende stanno proponendo ortaggi essiccati sotto forma di snack, imbustati in packaging come se fossero classiche patatine fritte, per invogliare anche i più piccoli. Una scelta sana e antispreco e anche un ritorno alle origini, volendo: in Basilicata i peperoni cruschi sono da sempre usati come "snack". Oggi una startup li ha anche imbustati proprio per provare a esportare questa antica tradizione lucana.

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Quello che i piatti non dicono
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