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2 Giugno 2022 15:00

Non farti infinocchiare! L’espressione deriva da un’insospettabile proprietà dei finocchi

Quando qualcuno rischia di essere fregato è bene dirgli di non farsi "infinocchiare". Questa espressione viene da una vera e insospettabile proprietà dei finocchi.

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L’Italia è piena di detti legati alla gastronomia e alla ristorazione, molti dei quali raccontano il furbesco modo di lavorare degli osti nei tempi passati. Tra i più curiosi casi che legano il cibo alla nostra ricchissima lingua c’è l’espressione “farsi infinocchiare” perché rimanda in modo estremamente preciso a una proprietà peculiare dei finocchi.

Abbiamo visto il rapporto tra le “fake news” e le “bufale” sia riconducibile agli osti della Ciociaria, in questo caso saliamo verso la Capitale, ci addentriamo nel cuore di Roma. Farsi infinocchiare abbraccia il mondo delle osterie: il vino andato un pochino a male viene servito dopo un “omaggio” di finocchio, le cui proprietà anestetiche fanno sembrare tutto più buono.

Da dove arriva il modo di dire “farsi infinocchiare”?

Letteralmente sta per farsi raggirare, farsi imbrogliare anche abbastanza ingenuamente. Il significato di questo modo di dire risale addirittura al Medioevo. Nel periodo più buio della storia dell’uomo i nostri antenati hanno avuto dei comportamenti davvero riprovevoli: imbrogliare il prossimo è un’attività quotidiana, basilare per sopravvivere. Questo detto deriva proprio da un comportamento poco ortodosso partito dal Medioevo ma sopravvissuto almeno fino alla Seconda guerra mondiale.

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Abbiamo detto che “farsi infinocchiare” è strettamente legato alle proprietà dei finocchi: queste verdure aiutano la digestione, sono ricche di antiossidanti, hanno tantissime fantastiche doti; tra le più apprezzate ci sono le sostanze aromatiche che anestetizzano le mucose della lingua. Un aroma così intenso, per quanto impercettibile, da eliminare la percezione dell’aceto. In pratica dopo il finocchio crudo, un vino ormai andato sembra invece passabile.

I tanti studi sulle proprietà dei vegetali nel Medioevo che hanno portato alla nascita di tantissimi liquori italiani hanno fatto scoprire anche questa singolare caratteristica del finocchio. Pare che i primi a sfruttare questo sapore siano stati i ristoratori toscani, seguiti dagli osti veneti e dai viticoltori romani. La furbizia degli osti, in particolare dei toscani, li ha portati a “sperimentare” questa caratteristica del finocchio anche in altri alimenti. Prendiamo ad esempio la carne di maiale: le salsicce di seconda scelta sono arricchite dal finocchietto, il seme e il frutto della pianta dei finocchi, perché le proprietà anestetiche rendono commestibile anche prodotti meno buoni. Ora che sai questa chicca non farti infinocchiare: non mangiare mai il finocchio prima di un pasto se vuoi goderti a pieno i sapori e non usare questo vegetale come aperitivo fresco da servire ai tuoi amici. Se poi vuoi servirgli del vino scadente, liberissimo di farlo: infinocchiali tutti.

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Quello che i piatti non dicono
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