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4 Febbraio 2022 11:00

Cos’è e come si usa il basilico sacro: l’erba venerata in India protagonista a Masterchef

Il basilico sacro, protagonista anche di una puntata di Masterchef, è una pianta originaria dell’Africa subtropicale e dell’India stessa, dove oggi è molto diffuso e coltivato come pianta sacra.

A cura di Alessandro Creta
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È stata una delle piante protagoniste dell’ultima puntata di Masterchef. Proposto da Enrico Costanza, l’ex culinary gardener al servizio di Enrico Crippa e dell’orto di Piazza Duomo, il basilico sacro ha attirato l’attenzione non solamente dei concorrenti in gara, ma anche del pubblico da casa. Se fin qui abbiamo quasi sempre visto il basilico come parte di piatti semplici come, solo per fare un esempio, la pasta al pomodoro, la sua (metaforica) canonizzazione è un qualcosa che incuriosisce e attira. E in effetti in India questa pianta è più considerata in ambito religioso rispetto a quello gastronomico. Ma che cos’è il basilico sacro e cosa ha di così speciale?

Da dove viene il basilico sacro

Così come la menta e il basilico tradizionale fa parte della famiglia delle Labiateae ed è una varietà vegetale dalle grandi proprietà aromatiche e dal profumo marcato. Il che la renderebbe particolarmente adatta per l’utilizzo in cucina per conferire odori ai piatti, ma come vedremo almeno in India questa pianta non trova ampi sbocchi gastronomici. Conosciuto da almeno 3000 anni, il basilico sacro è originario dell’Africa subtropicale e dell’India stessa, dove oggi è molto diffuso e dove viene coltivato come pianta sacra.

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Qui infatti questa specie racchiude un grande valore sia simbolico sia religioso. Detto anche Tulasi in lingua sanscrita e Tulsi in hindi, per gli induisti è considerato un vegetale che identifica Lakshmi, la sposta di Vishnu. Allo stesso tempo si crede come il basilico sacro apra le porte del Paradiso, per questo sul corpo delle persone morenti se ne poggia una foglia in segno di buon augurio e, di fatto, di buon viaggio.

Nella tradizione del Paese asiatico, inoltre, la pianta fa parte della millenaria medicina ayurvedica, perciò se ne trovano ampie coltivazioni nelle pianure indiane ma ne sono ricchi anche i giardini delle case. Al basilico sacro vengono oltretutto attribuite capacità da parte del nostro organismo di accrescimento della resistenza a stress e malattie. Un lungo viaggio quindi, sia in termini di spazio sia di tempo, quello che ha portato il basilico sacro dall’India alla cucina di Masterchef.

Le proprietà del basilico sacro

Oltre all’importante valore simbolico e religioso che l’accompagna, il basilico sacro racchiude notevoli proprietà benefiche per la nostra salute. La pianta infatti è ricca di antiossidanti, i quali contrastano l’invecchiamento della pelle. Agevola inoltre i processi depurativi dell’organismo e fortifica il sistema immunitario. In più favorisce un’azione anticoagulante del sangue (grazie alla presenza di vitamina K) e riduce il rischio di trombosi, oltre a facilitare l’attività anti-diabetica. È ricco di vitamina A e C, ferro, zinco e clorofilla, e grazie alle sue proprietà sedative è un ottimo alleato per combattere l’emicrania.

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Oltre a favorire un eventuale ingresso nel regno dei cieli (almeno quello induista), insomma, l’utilizzo di basilico sacro aiuta sicuramente a vivere meglio e in salute. Oggi il Tulsi viene per lo più consumato sotto forma di compresse o tisana, ma è possibile anche diffonderne gli oli essenziali, estratti dalle foglie, nell’aria. In questo modo, oltre a garantire un piacevole profumo negli ambienti, potete anche tenere lontane le zanzare e altri insetti.

Basilico sacro: uso in cucina

Nonostante in India sia massicciamente coltivato, l’utilizzo è limitato ai già citati scopi medici o religiosi. Rari gli usi in cucina, nonostante nella non lontana Thailandia il Tulsi faccia parte della tradizione gastronomica locale, specialmente per quanto riguarda l’offerta di cibo da strada. Le sue foglie, inoltre, vengono utilizzate quando ancora fresche in quanto il loro forte e caratteristico aroma non si mantiene per più di una manciata di giorni, nemmeno se conservate in frigorifero.

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L’insalata di Enrico Crippa – Foto dalla pagina Facebook di Piazza Duomo

Foglie fresche o essiccate, comunque, possono essere utilizzate per insaporire pietanze di vari tipi, sia carne sia pesce, ma anche insalate, zuppe o salse. La raccomandazione è quella di usarle all’ultimo momento, in quanto la cottura provocherebbe l’annullamento di sapori e odori.

Nonostante in cucina non abbia una così importante diffusione, almeno se paragonata al basilico tradizionale, questa varietà viene coltivata nel vasto orto a disposizione di Crippa e del Piazza Duomo, utilizzata nella celeberrima Insalata 21…31…51, signature dish dello chef del tre stelle Michelin.

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Quello che i piatti non dicono
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