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7 Giugno 2025 9:00

Come capire da dove viene il pesce che compriamo: cosa sono le zone Fao

Si parla sempre più di pesca sostenibile, ma sono ancora tante le pratiche a cui dobbiamo abituarci in modo da applicare davvero questo principio nei nostri acquisti. Una delle indicazioni ancora fin troppo sottovalutata è capire da dove viene il pesce, informazione riportata sulle confezioni tramite una dicitura specifica: ecco cosa sono le zone Fao, quali sono e perché dovresti conoscerle.

A cura di Martina De Angelis
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La pesca sostenibile è un argomento sempre più attuale e a cui dobbiamo prestare attenzione, anche perché non riguarda solo i produttori: anche noi consumatori, se vogliamo proteggere il mare e il suo delicato ecosistema, dobbiamo imparare a fare acquisti con consapevolezza. Questo vuol dire imparare a controllare una serie di fattori che ci guidano nel riconoscere un prodotto di qualità, sostenibile e pescato seguendo le regole imposte dalla normativa vigente. Uno si di questi fattori è la provenienza del pesce, un’indicazione ancora sottovalutata (se non addirittura ignorata) che invece è estremamente utile. Come fare a capire da dove viene il pesce che stiamo acquistando? In realtà è semplice: sull’etichetta deve essere sempre riportata la zona di pesca Fao da cui il prodotto proviene. Ma che cosa sono queste zone di pesca, a cosa servono e perché è così importante conoscerle? Ecco una guida per imparare a capire da dove viene il pesce che acquisti.

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Dal sito della Fao

Che cosa sono le zone di pesca Fao

Le zone di pesca FAO (Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura) sono aree geografiche delimitate dall'organizzazione per facilitare il monitoraggio e la gestione delle risorse ittiche. Ogni zona viene indicata tramite un codice numerico, riportato sulle etichette dei prodotti ittici per indicare la provenienza del pesce, un sistema che permette di tracciare la provenienza del pesce e di gestire la pesca in modo più sostenibile.

Le zone FAO, quindi, non sono necessariamente sinonimo di qualità: hanno il solo scopo di delimitare con precisione le zone di pesca del pianeta per dare indicazioni vere e comprensibili al consumatore finale. Inoltre, per alcune aree, sono state definite anche delle sottozone per informare anche sull'eventuale bacino interno in cui è avvenuta la pesca. Tutte le confezioni di pesce (ma anche di molluschi, crostacei, ecc.) devono riportare la zona FAO da cui proviene il prodotto, ed è un dettaglio molto importante per il consumatore, che in questo modo può scegliere di acquistare i prodotti più sostenibili e pescati nel rispetto della normativa vigente in ambito di pesca.

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La zona di pesca più vicina a noi, quella inerente al mar Mediterraneo, corrisponde al numero 37. Tutte le altre riferite ai mari sono invece le seguenti, consultabili anche nella mappa pubblicata sul sito della Fao.

  • 18: Mar Artico
  • 21: Atlantico nord-occidentale
  • 27: Atlantico nord-orientale e Mar Baltico
  • 31: Atlantico centro-occidentale
  • 34: Atlantico centro-orientale
  • 37: Mediterraneo e Mar Nero
  • 41: Atlantico sud-occidentale
  • 47: Atlantico sud-orientale
  • 48-58-88: Oceano Antartico
  • 51-57: Oceano Indiano
  • 61-67-71-77-81-87: Oceano Pacifico

A queste macro aree vanno aggiunte delle sottozone più precise con delle rispettive divisioni. Nello specifico, quelle più prossime a noi che riguardano il Mediterraneo e il Mar Nero (dunque la zona 37) sono:

  • Sottozona 37.1 Mediterraneo occidentale
  • Divisione 37.1.1 Baleari
  • Divisione 37.1.2 Golfo del Leone
  • Divisione 37.1.3 Mar di Sardegna
  • Sottozona 37.2 Mediterraneo centrale
  • Divisione 37.2.1 Mar Adriatico
  • Divisione 37.2.2 Mar Ionio
  • Sottozona 37.3 Mediterraneo orientale
  • Divisione 37.3.1 Mar Egeo
  • Divisione 37.3.2 Levante
  • Sottozona 37.4 Mar Nero
  • Divisione 37.4.1 Mar di Marmara
  • Divisione 37.4.2 Mar Nero
  • Divisione 37.4.3 Mar di Azov

Ci sono zone FAO da evitare?

Le zone FAO non sono un codice che comunica direttamente la qualità del pesce, ma di certo possono dare un’idea al consumatore anche riguardo a questa caratteristica: in base alla parte del mondo da cui proviene il pescato, infatti, puoi farti un’idea della sicurezza o meno del mare da cui proviene il prodotto. Il nostro Mar Mediterraneo, per esempio, è considerato una delle migliori zone FAO a livello di sicurezza alimentare, mentre le zone FAO 61, 67, 71 sarebbero da evitare per via dell’alto tasso di inquinamento (corrispondo a buona parte dell’Oceano Pacifico). Rientrano nelle aree da evitare, o di cui è meglio consumare limitatamente i prodotti, anche l'Atlantico zona nord-est e il Golfo del Messico, oltre all’area nord del Giappone perché l’incidente del 2011 a Fukushima, ha portato pericolosa fuoriuscita di materiale altamente tossico che si è riversato anche nelle acque circostanti e ancora potrebbe non essere stato del tutto smaltito.

Consigli di acquisto sostenibile

Conoscere la provenienza del pesce ti permette di fare scelte più consapevoli in base alla tua preferenza per la freschezza, la sostenibilità e la qualità, proprio per questo è uno dei fattori principali per un consumo sostenibile. Non è l’unico però: la legge, in particolare l’articolo 35 del reg. CE n. 1379/2013, stabilisce una serie di informazioni riguardo ai prodotti ittici da apportare su etichetta o cartellini, e riguardano le già citate zona di pesca FAO, ma anche il nome preciso della specie, il metodo di cattura o allevamento, e se si tratta di un prodotto fresco o che è stato scongelato.

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1. La zona in cui il prodotto è stato catturato

Delle zone di pesca FAO abbiamo parlato a fondo ma è bene ribadirlo ancora una volta: controlla sempre con attenzione sull’etichetta o sul cartellino il numero della zona di pesca da cui proviene il prodotto. Le informazioni, per legge, devono indicare la denominazione della sottozona o divisione unitamente ad una denominazione facilmente comprensibile per il consumatore, oppure una carta o un pittogramma in sostituzione della denominazione della zona. Come ti abbiamo spiegato è un’informazione fondamentale per compiere degli acquisti sostenibili, consapevoli, che rispettino l’ambiente ma che siano anche sicuri a livello alimentare per i consumatori.

2. La denominazione commerciale della specie e il suo nome scientifico

Ai fini dell’articolo 35, gli Stati membri redigono e pubblicano un elenco delle denominazioni commerciali ammesse nei territori di appartenenza, contenente il nome scientifico della specie in accordo a quanto riportato nel sistema d’informazione FishBase o nel database ASFIS dell’organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), la denominazione  commerciale, il nome della specie nella lingua dello stato membro o eventualmente ogni altro nome accettato o autorizzato a livello locale o regionale. Sono informazioni molto importanti per chi acquista, perché aiuta ad evitare alcune frodi, come spacciare un pesce per un altro dal nome simile.

3. Il metodo di produzione e lo stato fisico

Fondamentale al fine dell’acquisto di un prodotto sicuro e sostenibile è anche l’indicazione del metodo di produzione e dello stato fisico del pesce in questione. Con stato fisico si intende la condizione del prodotto, ovvero se è fresco, congelato, scongelato, mentre il metodo di produzione indica se si tratta di pescato, allevato o di acque dolci; in caso di pesce di acque dolci si deve indicare sia il nome del corpo idrico (fiume, lago ecc.) sia il paese in cui il prodotto è stato catturato, mentre per il pesce allevato (acquacoltura) si deve indicare il paese di produzione.

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