
C’è un sussurro che gira tra gli appassionati di dolci: Cédric Grolet, il pastry chef più famoso del mondo, potrebbe sbarcare in Italia nel 2026. Non c'è nessuna conferma ufficiale, nessun comunicato, solo una voce che corre veloce e che basta a far brillare gli occhi dei golosi.
Non sarebbe una mossa sorprendente: negli ultimi anni Grolet ha trasformato la pasticceria in un fenomeno globale. Dopo Parigi, Londra e Singapore, è pronto ad aprire una nuova boutique a Monte-Carlo, all’interno dell’Hôtel de Paris. Con un’espansione così serrata, l’Italia – patria di alcune delle tradizioni dolciarie più amate al mondo – sembra una tappa quasi naturale. Ma dove? Milano con la sua scena cosmopolita? Roma con il suo fascino eterno? O magari Firenze, culla dell’arte e del turismo internazionale? Per ora, sono solo ipotesi che stuzzicano la fantasia.
Chi è Cédric Grolet
Nato nel 1985 a Firminy, in Francia, Grolet cresce con un’idea chiara: trasformare la pasticceria in arte. Dopo gli studi all’École Nationale Supérieure de la Pâtisserie e le prime esperienze in grandi cucine, approda al prestigioso Le Meurice di Parigi, dove diventa Chef Pâtissier e si fa notare per la sua visione innovativa.
La sua firma? I trompe-l’œil: frutti e fiori che sembrano veri, ma che al taglio svelano mousse leggere, inserti cremosi e sapori che oscillano tra delicatezza e intensità. Le sue mele, limoni e nocciole sono ormai icone, fotografate e condivise in tutto il mondo.
Il suo talento gli ha valso riconoscimenti prestigiosi, come il titolo di Miglior Pasticcere del mondo nel 2018. Oggi Grolet è una star anche sui social: milioni di follower restano incantati dai suoi video dove un coltello affilato rivela, con un taglio netto, la perfezione nascosta dentro un dolce.
Le sue boutique, soprattutto quelle parigine, sono diventate luoghi di pellegrinaggio: file interminabili, turisti e curiosi che attendono ore per vivere, anche solo una volta, l’esperienza Grolet.
Un incontro tra Francia e Italia?
L’idea che Grolet possa arrivare in Italia non è solo un sogno dei fan, ma anche un potenziale incontro tra due culture dolciarie straordinarie. Immaginate i suoi frutti trompe-l’œil ispirati ai limoni di Sorrento, alle nocciole piemontesi o ai pistacchi di Bronte. Oppure una sua rivisitazione della sfogliatella napoletana o del cannolo siciliano.

Per ora è solo un’ipotesi, un’indiscrezione che tiene tutti con il fiato sospeso. Ma se davvero dovesse aprire in Italia nel 2026, sarebbe un evento destinato a segnare la storia della pasticceria contemporanea.
Fino ad allora, non resta che aspettare, sognare e magari allenare la pazienza nelle code parigine o monegasche.