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4 Novembre 2025
13:00

L’onda australiana delle lattine per il vino: presto anche in Italia?

In Australia, il vino in lattina sta guadagnando popolarità per la sua sostenibilità, praticità e appeal verso i giovani. Questo trend potrebbe presto arrivare anche in Italia, ma con alcune resistenze.

A cura di Enrico Esente
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Il panorama del vino in Australia sta vivendo una trasformazione concreta e visibile, che presto potrebbe "arrivare" anche in Italia. Da qualche tempo, nei supermercati di città come Sydney o Melbourne, è sempre meno comune trovare le tradizionali bottiglie di vetro da 750 ml: ma perché? Qui sta spopolando il "trend" delle lattine. Il settore vitivinicolo australiano ha quindi iniziato a investire in questi "nuovi formati" puntando su convenienza, praticità e sostenibilità. Stando a quanto riportato dall'ente nazionale Wine Australia, si sta puntando a sviluppare progetti di ricerca mirati alle soluzioni di packaging alternative per i vini premium: il governo federale ha finanziato sei iniziative per studiare formati diversi dal vetro.

Cosa ha spinto questo cambiamento?

Nel continente australiano stanno quindi spopolando nuovi formati di vino e alcolici tra gli scaffali dei supermercati e nei negozi di liquori. Secondo i media locali ci sarebbero almeno tre spinte fondamentali che hanno influito sul cambiamento. Il primo è quello relativo alla sostenibilità ambientale: tecnicamente il vetro è pesante da trasportare e richiede processi di produzione e riciclo complessi. Formati più leggeri o materiali alternativi permetterebbero quindi di differenziare la produzione e ridurre l'impatto ambientale.

In secondo luogo, il trend del vino e dei distillati in lattina potrebbe "catturare" nuovi consumatori e occasioni. I mini-formati rispondono a esigenze più informali come degustazioni, picnic, eventi all'aperto e soprattutto a un pubblico più giovane meno legato agli standard tradizionali del vino.

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Come ultima spinta necessaria al cambiamento ci sarebbe una migliore efficienza logistica. Formati più leggeri (in termini di confezione), possono ridurre costi di spedizione, offrire nuove esperienze e stimolare la curiosità del consumatore. In generale stiamo comunque parlando di una moda in forte crescita in tutto il mondo. Non solo Australia, ma anche nel Regno Unito e in America si sta espandendo il mercato del "canned wine" e degli alcolici "ready to drink", e sostanzialmente le motivazioni sono le stesse citate poc'anzi.

Uno scenario possibile anche in Italia?

Questo "format australiano" per quanto riguarda i nuovi formati di vendita del vino, non è privo di ostacoli. Ci sono diversi studi condotti proprio in Italia, che mostrano una sorta di idiosincrasia nei confronti del vino in lattina o formati alternativi. Spesso, nel nostro Paese, si tende a pensare che quando il vino non si acquista nel solito formato in bottiglia di vetro da 750 ml, sia scarso di qualità. L'Italia, con la sua tradizione vinicola, è sicuramente più "conservatrice" rispetto ad alcuni mercati anglosassoni, ma le tendenze globali comunque stanno arrivando anche qui. Il settore vitivinicolo nazionale è oggi chiamato a innovare non solo nei vigneti ma anche nei processi di marketing, confezionamento e consumo.

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Seppur la percezione di qualità legata al vetro resti forte, la crescente attenzione alla sostenibilità potrebbe favorire l'adozione di lattine e mini-bottiglie, magari in contesti più giovanili. Sono in tanti quelli che pensano che alla fine anche qui, tradizione e innovazione potrebbero coesistere, portando il vino in formati alternativi come una nicchia complementare e non sostitutiva.

Insomma la scelta australiana di puntare sul canned-wine, apre obbligatoriamente un nuovo scenario sul vino. Come tante mode gastronomiche, in Italia siamo sempre forse troppo "condannati" dalle nostre tradizioni per poter accettare (almeno inizialmente) di buon grado, una tendenza alimentare che proviene dall'estero. Ma come tante cose, alla fine (forse obbligatoriamente) il cambiamento arriva anche qui.

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A cura di
Enrico Esente
Laureato in Scienze della Comunicazione e giornalista professionista. Dopo le prime esperienze presso il Corriere del Mezzogiorno, Sky Sport e un periodo di studio a Tokyo, ho orientato il mio percorso lavorativo verso il mondo dell’enogastronomia, spinto da una grande passione per la cultura gastronomica giapponese e un amore autentico per il buon cibo. Amo raccontare piccoli aneddoti legati alle abitudini alimentari di culture diverse, perché credo che il vero viaggio culturale inizi proprio a tavola.
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