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Tra i pesci più umili ma iconici del Mediterraneo, le alici — o acciughe, a seconda del dialetto — sono un concentrato di storia popolare, religione, resilienza e sapore. Da secoli, questo piccolo pesce azzurro non solo ha nutrito generazioni di famiglie costiere, ma ha anche scritto alcune delle pagine più affascinanti della cucina italiana del Sud.
Dove c'è mare, ci sono le alici
Le alici popolano abbondantemente le acque temperate del Tirreno e dello Ionio: facili da pescare e cucinare, economiche e salutari, hanno rappresentato per secoli una delle poche fonti proteiche accessibili per le comunità costiere povere. Nei piccoli borghi marinari della Campania, della Calabria e della Sicilia, le alici erano una moneta di scambio, un pasto quotidiano, un'eredità culturale.
Le famiglie di pescatori spesso vivevano una vera e propria economia circolare: chi andava in mare pescava, chi restava a terra salava, conservava, metteva sott'olio. Ogni parte del pesce veniva utilizzata, e nulla andava sprecato.

La salatura: l’arte antica che profuma di mare
La tecnica della salatura risale almeno all'epoca romana, ma è durante il Medioevo che assume una forma più definita e artigianale. I barili di legno (detti tunnelle in Campania) venivano riempiti a strati di alici fresche e sale marino, poi pressati con pesi in pietra. Questa tecnica non solo garantiva una lunga conservazione — fondamentale in epoche prive di refrigerazione — ma trasformava radicalmente il gusto del pesce, intensificandone l’aroma e rendendolo protagonista di molte ricette tradizionali.
Ancora oggi, a Cetara (piccolo borgo della Costiera Amalfitana), la salatura è un’arte tramandata di padre in figlio. È da lì che proviene la celebre colatura di alici, un liquido ambrato ottenuto dalla lunga fermentazione delle alici salate, considerato l’"oro liquido" della Costiera Amalfitana.

Tra sacro e profano: le alici nei riti e nei miracoli
In molte comunità del Sud, le alici non sono solo cibo: sono parte integrante della cultura religiosa e popolare. A Cetara e in altri borghi marinari, le alici venivano offerte durante le feste patronali, o consumate nei digiuni religiosi per via della loro semplicità.
Esistono leggende secondo cui alcuni santi avrebbero “moltiplicato” le alici per sfamare intere popolazioni durante carestie o tempeste che impedivano la pesca. In alcune parrocchie costiere, non era raro trovare immagini sacre adornate con reti, conchiglie e… alici salate, come forma di ex voto.

Dal cibo dei poveri alla tavola dei turisti
A partire dagli anni ’60, con l’esplosione del turismo sulla Costiera Amalfitana, le alici sono passate da “cibo povero” a specialità ricercata. Trattorie e ristoranti hanno iniziato a servire piatti tipici a base di alici — crude, marinate, fritte, sotto sale — incantando turisti italiani e stranieri. Oggi la colatura di alici di Cetara è un prodotto Dop, celebrato in sagre, festival e percorsi enogastronomici: viene esportata in tutto il mondo come simbolo dell’artigianalità e del gusto italiano.
Piccole ma indispensabili: le alici nella catena della vita marina
Ben oltre la cucina, le alici occupano un posto cruciale anche negli equilibri dell’ecosistema marino. Come specie pelagica di taglia piccola e a crescita rapida, le alici rappresentano un anello fondamentale della catena alimentare del Mediterraneo: si nutrono di plancton e, a loro volta, sono preda di pesci più grandi, uccelli marini e cetacei. La loro abbondanza o scarsità incide direttamente sulla salute dell’intero ambiente marino.

Ma non solo: la pesca delle alici, se condotta in modo sostenibile, è tra le meno impattanti sull’ambiente, proprio per le caratteristiche biologiche del pesce (alta riproduttività e ciclo vitale breve). Questo le rende una risorsa preziosa anche dal punto di vista alimentare umano, soprattutto in un’epoca in cui il consumo consapevole e la tutela della biodiversità diventano urgenti.
Favorire il consumo di pesce azzurro locale come le alici, quindi, significa sostenere non solo l’economia di piccola scala e le tradizioni gastronomiche, ma anche proteggere il mare e la sua biodiversità. In un Mediterraneo sempre più minacciato da sovra sfruttamento e cambiamenti climatici, scegliere le alici è un gesto semplice ma potente.
Le alici raccontano una storia fatta di mare, sudore e ingegno. Sono il simbolo di una cucina che non ha bisogno di ricchezze per essere grande: bastano il mare, il sale e la sapienza di chi sa aspettare. In un’epoca in cui il concetto di sostenibilità è sempre più centrale, riscoprire il valore culturale e nutrizionale di un pesce umile come le alici significa tornare alle radici, con uno sguardo al futuro.