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24 Luglio 2025 15:00

Tutte le differenze tra barman, barista e bartender

Tre professioni che gravitano all'interno del mondo dei bar e che hanno ciascuna delle sfumature diverse, tra competenze, stili e l'immaginario che evocano. Andiamo alla loro scoperta, senza dimenticarci un altro termine: "mixologist".

A cura di Federica Palladini
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Merito di una sempre maggiore fascinazione verso il mondo dei cocktail, tutto ciò che ruota attorno al bancone di un bar diventa fonte di curiosità, compreso chi ci sta dietro. Barista, barman, bartender sono termini che avrai sentito nominare tantissime volte, magari in sovrapposizione tra loro, usati come sinonimi, tra chi preferisce la lingua italiana e chi, invece, punta sugli inglesismi. In realtà, si tratta di figure che presentano sfumature diverse, con differenze che riguardano l’ambito in cui lavorano, lo stile e l’immaginario che evocano. Conosciamole meglio.

Barman, barista e bartender: qual è la differenza?

“Andiamo al bar?”: una frase che a seconda dei momenti della giornata in cui viene detta racchiude molteplici alternative. Si fa colazione al mattino con cappuccino e cornetto, si mangia un panino a pranzo; alla sera si fa l’aperitivo e, dopo cena, si sorseggiare ancora qualche drink fino a tardi. Stiamo parlando quindi di locali, come caffetterie o cocktail bar, ma anche di banconi che si trovano all’interno degli alberghi e nelle discoteche. E, di fronte a noi, ci sarà sempre qualcuno a servirci. Vediamo chi.

Barista, icona italiana

Iniziamo con il termine più usato in Italia per chi lavora al banco del bar: il barista è una figura classica, un operatore della ristorazione che si associa alle attività più tradizionali e, in particolare, quelle legate alla caffetteria del servizio diurno, nonostante il suo ruolo possa essere inteso anche come la traduzione di barman e bartender. Nell’accezione più generale, è colui che prepara caffè, cappuccini, piccola gastronomia, che ci porge bibite e realizza aperitivi semplici. Attenzione, però: tra latte art e specialty coffee, qui di banale non c'è nulla.

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Barman, fascino rétro

Parola inglese molto utilizzata nel nostro Paese a partire dagli anni ‘80-’90, riporta a una figura tipica del beverage, un esperto in preparazione di cocktail, compresi quelli analcolici, con una formazione classica, old school. Vuol dire letteralmente “uomo del bar”, con un’accezione di genere: per questo, esistono le varianti al femminile come barlady, barmaid o barwoman quando si tratta di una donna. Si indicano con questo nome soprattutto i professionisti che lavorano nei lounge bar eleganti, negli hotel e nei bar storici.

Bartender, born in the U.S.A.

Termine diffuso a livello internazionale, si tratta sempre di un esperto di cocktail e long drink: fa capo a uno stile che arriva dagli Stati Uniti, chiamato American Bartending che ha stabilito le regole contemporanee di chi lavora dietro al bancone dei bar. Nella pratica, barman e bartender gravitano entrambi nel mondo dei locali notturni, con il primo che mantiene un allure rétro, mentre il secondo si differenzia per un approccio più moderno, che prevede maggiore velocità e, a volte, anche una certa dose di spettacolarizzazione.

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E il mixologist?

All’interno dell’universo dei cocktail è un fine conoscitore della mixology, ovvero l’arte (e la scienza) della miscelazione delle bevande. Si colloca a un livello avanzato tra i bartender, in quanto le sue competenze si caratterizzano per uno studio approfondito degli ingredienti (distillati, bitter, infusi, spezie, sciroppi…) che lo porta alla ricerca di combinazioni e tecniche nuove, un vero sperimentatore.

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