Una tradizione che affonda le radici nelle realtà rurali quando uomini e donne abruzzesi, per lavorare nei campi al massimo delle forze fino a tarda sera, si concedevano uno spuntino mattutino ricco e nutriente: lo sdijuno.
Il segreto della longevità? Se lo chiedessimo ai centenari abruzzesi ci risponderebbero che molto dipende dall'orario in cui vengono consumati i pasti. È risaputo che la colazione sia il pasto più importante della giornata e di studi sul fatto che non vada trascurata ma, anzi, che vada fatta con cura, ce ne sono a bizzeffe. In Italia l'abitudine più comune è quella di fare colazione con prodotti dolci e, il più delle volte, con cornetto e cappuccino. Un'usanza unica che si distacca totalmente da quella anglosassone o di altre culture. In Abruzzo, però, non è sempre così e lo testimonia il famoso sdijuno, ossia un ricco spuntino/colazione salata – delle 11 del mattino – a base di pane con olio e formaggi, peperoni saltati in padella, uova strapazzate, salumi e chi più ne ha più ne metta. Lo sdijuno è uno dei segreti dei centenari del posto quasi tutti concentrati nelle aree limitrofe ai parchi del Gran Sasso, della Majella e alla Marsica: luoghi in cui i ritmi di vita sono lenti, dove il tempo sembra essersi fermato e dove gli anziani continuano a rispettare il rito dello sdijuno.
Gli abruzzesi lo chiamano sdijuno perché è un pasto capace di lasciare il corpo a digiuno per diverse ore. La cosa più importante è che deve essere fatto a metà mattinata e che debba comprendere gli elementi cari alla tradizione contadina. Una merenda salata e abbondante che da queste parti, fin dai tempi più antichi, rappresenta un pasto in grado di dare i nutrienti e le forze necessarie per affrontare al meglio la giornata. Diventato oggetto di numerosi studi da parte dei ricercatori dell'Università di Teramo in un progetto chiamato "Centenari", l'obiettivo è quello di scoprire quali sono le abitudini alimentari della popolazione abruzzese tra i novanta e i cento anni.
In dialetto "sdijunare" significa letteralmente "rompere il digiuno della notte" e per le persone più anziane d'Abruzzo è un'abitudine che equivale a un vero e proprio elisir di longevità. A spiegare bene di cosa si tratti effettivamente lo sdijuno è uno studio condotto dall'Università di Teramo nel 2022 e pubblicato sulla prestigiosa rivista Frontiers in Nutrition. il responsabile è Mauro Serafini, docente di alimentazione e nutrizione umana alla facoltà di Bioscienze della medesima Università, nonché uno dei massimi esperti al mondo in questo settore.
L'indagine è stata fatta sulle abitudini alimentari e le caratteristiche metaboliche di 46 nonagenari e 22 centenari – il più longevo di 107 anni – della provincia de L'Aquila con l'obiettivo di raccogliere determinate informazioni relative al loro stato di salute. Quel che ne è uscito fuori è davvero singolare. La principale novità dello studio è basata sull'importanza della "crononutrizione", ossia l'orario dei pasti che devono essere in linea con i ritmi circadiani (cicli biologici che influenzano le funzioni del corpo). "La cena viene consumata tra le 19 e le 19.30 – spiega Serafini – questo garantisce un basso stress post-prandiale notturno, mentre la mattina seguente la colazione viene fatta all'alba e deve essere piccola e leggera. Verso le 11 c'è lo sdijuno (da circa 300-400 calorie) e alle 12.30 il pranzo, pasto più importante della giornata. In questo modo si identifica una finestra di restrizione calorica di circa 17-18 ore – continua il professore – Così facendo l'organismo non viene stressato e affronta il pranzo in maniera efficiente".
Per i centenari abruzzesi fare lo sdijuno è sostanzialmente obbligatorio ed è un processo radicato nello stile di vita quotidiano che, secondo alcuni esperti, potrebbe essere paragonato alla dieta mediterranea. Questo perché la maggioranza delle persone che hanno affermato di avere quest'usanza, non ha gravi patologie cliniche o stili di vita alimentare fuori regola ma, anzi, gode di buona salute nonostante l'età. "Per vivere più a lungo – spiega Serafini – vengono adottate diete equilibrate con alimenti vegetali, molti legumi, frutta, cereali e un consumo di carne moderato".
Ma in effetti quante analogie ci sono tra questo stile di vita e le ricerche fatte sulle Blue Zones (Zone Blu)? Stiamo parlando di cinque macro-aree del mondo, identificate dal divulgatore scientifico americano Dan Buettner, in cui c'è la concentrazione di centenari più alta. Le ricerche condotte dallo statunitense e dal suo team sono frutto di studi durati diversi decenni e offrono importanti lezioni che possono essere applicate per migliorare nettamente il nostro stile di vita. Ciò che caratterizza gli studi relativi allo sdijuno potrebbero essere ugualmente inserite nelle ricerche relative alle Zone Blu ma, come spiegato anche dal professor Serafini, si tratta di studi recenti e in fase embrionale con dati relativi a un campione di soggetti ancora piccolo. La crononutrizione sarà un fattore importante con ulteriori analisi che verranno svolte nel corso degli anni a seguire che avranno l'obiettivo di aiutare la popolazione a ridurre l'impatto di gravi malattie cardiovascolari, legate a squilibrate abitudini alimentari e a contribuire a una vita più longeva.