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15 Luglio 2025 9:30

“Ricette interrotte”: gli chef italiani interrompono le video ricette per raccontare la fame

Cristina Bowerman, Roy Caceres, Francesco Apreda e altri nomi della cucina italiana prestano volto e voce a una campagna promossa da UNHCR per sostenere i rifugiati in Sudan, Ciad, Etiopia e Sud Sudan. La cucina si ferma, ma il messaggio arriva forte.

A cura di Francesca Fiore
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Nella frenesia digitale quotidiana, guardare una ricetta sui social è diventato un gesto abituale, spesso automatico. I piatti scorrono sotto le dita come un passatempo, accompagnati da immagini patinate, effetti sonori e tagli rapidi. Il cibo, in questo contesto, perde la sua natura primaria per diventare intrattenimento visivo. Ma cosa succede quando una ricetta, invece di concludersi con un impiattamento perfetto, si blocca a metà? Quell’interruzione improvvisa diventa il cuore di un’iniziativa che usa proprio la cucina per parlare di chi, nel mondo, un piatto non riesce nemmeno a sognarlo.

È da questa intuizione che nasce “Ricette interrotte”, la campagna lanciata da Cucina per la Vita in collaborazione con l’UNHCR, in cui chef di fama come Cristina Bowerman, Roy Caceres, Francesco Apreda e altri volti noti della cucina italiana scelgono di fermare a metà le proprie ricette per lanciare un messaggio forte: mentre per noi il cibo è spettacolo, per milioni di rifugiati è una necessità negata.

L’interruzione che racconta la fame

In “Ricette interrotte” il video non finisce: lo chef si ferma, la preparazione si interrompe, il piatto non arriva mai alla conclusione. E proprio lì, in quell’assenza, risuona il significato profondo della campagna: rappresentare simbolicamente la mancanza reale di cibo che colpisce milioni di persone nel mondo. Per chi vive immerso nell’abbondanza, questa sospensione può sembrare solo un espediente narrativo. In realtà, è la messa in scena di una condizione concreta e drammatica, che troppo spesso resta invisibile agli occhi di chi ha sempre qualcosa da mettere nel piatto.

Si tratta di progetto promosso da Cucina per la Vita, nato in collaborazione con l’UNHCR e inserito nella campagna "Torniamo a sentire". L’obiettivo è chiaro: accendere i riflettori sulla crisi umanitaria che colpisce i rifugiati e gli sfollati in Sudan, Ciad, Etiopia e Sud Sudan. Paesi in cui guerre, cambiamenti climatici e tagli agli aiuti hanno portato milioni di persone sull’orlo della fame. In questa iniziativa, la cucina non è più solo espressione estetica o creativa, ma diventa veicolo di empatia e consapevolezza.

Dove il pane manca davvero

Mentre da noi la ricetta si interrompe per scelta, altrove il pasto si interrompe per necessità. In Sudan, ad esempio, oltre 25 milioni di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare acuta. Carestie, conflitti armati, mancanza d’acqua e accesso limitato agli aiuti umanitari stanno creando una delle peggiori crisi degli ultimi decenni. Anche in Ciad, Etiopia e Sud Sudan la situazione è drammatica: centinaia di migliaia di bambini rischiano la vita per malnutrizione, e ogni giorno è una lotta per sopravvivere. "Ricette Interrotte" punta l’attenzione su questi scenari spesso ignorati, invitando a una riflessione collettiva.

Grandi chef per una cucina che nutre davvero

A prestare il volto e le mani a questa campagna sono alcuni tra i più rinomati chef italiani, che hanno scelto di mettere la propria creatività al servizio di un messaggio sociale. Francesco Apreda propone le sue polpettine all’estratto di ragù napoletano, Barbara Agosti un minestrone estivo. Alessandra e Roberto Casamenti offrono i cappelletti estivi della Romagna toscana, mentre Cristina Bowerman immagina una falsa pizza di sedano rapa. Luciano Monosilio presenta un piatto composto da pomodoro, gazpacho e latte di cocco, Roy Caceres combina ceviche, mais e spaghetti, e Cesare Battisti firma un risotto al limone e rosmarino. Tutti piatti straordinari, ma lasciati incompiuti: perché il gusto, questa volta, non è tutto.

Dietro le ricette interrotte c’è una scelta precisa: utilizzare il linguaggio della cucina per raccontare qualcosa che va oltre il piatto. Laura Iucci, direttrice della raccolta fondi di UNHCR Italia, ha ringraziato gli chef per il loro impegno: "Il loro contributo è prezioso perché ci aiutano ad accendere i riflettori su crisi dimenticate, di cui si parla poco ma che stanno causando un’enorme sofferenza". La loro adesione alla campagna trasforma la cucina in una forma di attivismo, che parla alle emozioni senza rinunciare alla concretezza dell’azione.

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Quello che i piatti non dicono
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