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14 Novembre 2025 12:52

Nobu Roma: via Veneto accoglie lo stile giappo-glam di chef Matsuhisa e De Niro

Il duo Matsuhisa–De Niro porta nella Capitale l’estetica, la tecnica e il glamour di uno dei marchi gastronomici più riconoscibili al mondo.

A cura di Francesca Fiore
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A Roma non mancano ristoranti di livello, ma quando un nome come Nobu arriva in città, perfino via Veneto — abituata a celebrità e hotel storici — sembra tornare a stirarsi la giacca. L’ingresso del brand giapponese-internazionale nel cuore della Dolce Vita porta un’energia nuova: elegante ma non ingessata, cosmopolita senza perdere di vista il contesto romano. E sì, dietro c’è anche Robert De Niro, non come semplice ambasciatore di lusso, ma come socio fondatore, figura centrale nella trasformazione di Nobu da ristorante di culto a fenomeno globale.

Nobu Matsuhisa, il cuore gastronomico del progetto

Se il nome di De Niro attira i riflettori, quello di Nobu Matsuhisa tiene saldamente in mano la parte più importante: la cucina. Nato in Giappone e formatosi tra Tokyo, il Perù e poi gli Stati Uniti, Matsuhisa ha sviluppato uno stile che unisce tecnica giapponese e influenze sudamericane, soprattutto peruviane, dando vita a un linguaggio gastronomico diventato iconico. L’incontro con De Niro negli anni ’80, nel ristorante Matsuhisa di Los Angeles, fu il punto di svolta: l’attore rimase colpito dal celebre Black cod miso e convinse lo chef a entrare in società. Da questa intuizione nacque, nel 1994, il primo Nobu a New York, in seguito premiato con una stella Michelin. Da allora il duo ha aperto ristoranti e hotel in tutto il mondo, mantenendo sempre il tratto distintivo dello chef: piatti puliti, materie prime eccellenti e un equilibrio studiato tra dolcezza, acidità e umami.

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Nel tempo, la cucina di Matsuhisa ha dato forma a una rete internazionale che oggi conta decine di ristoranti e hotel Nobu in città come New York, Londra, Dubai e Tokyo. Pur non essendo presente quotidianamente in ogni sede, lo chef mantiene la direzione creativa del brand, mentre la gestione operativa è affidata a chef locali formati secondo i suoi standard. Ogni ristorante interpreta così la sua visione in modo coerente ma calibrato sul contesto in cui si trova.

La cucina di Nobu Roma: tra piatti-icona e rigore stilistico

La sede romana, all’interno del Nobu Hotel Roma, ripropone tutti i capisaldi della cucina di Matsuhisa. Il Black cod miso resta il piatto simbolo, così come lo Yellowtail jalapeño, dove la ricciola incontra una nota piccante e agrumata, e il Rock shrimp tempura, ormai presente in quasi tutte le sedi del mondo. Il percorso ideale suggerito dallo staff segue il ritmo tipico di Nobu: si apre con preparazioni fredde, si prosegue con piatti caldi e si chiude con una selezione di sushi e sashimi. È una cucina che punta alla pulizia del gusto e alla precisione, ma che lascia spazio a contaminazioni che raccontano la storia internazionale dello chef.

Per chi vuole immergersi nell’esperienza completa, Nobu Roma propone un Omakase / Tasting Menu a 120 euro, un percorso multi-portata scelto direttamente dalla cucina. Ordinando alla carta, la spesa media varia in base al numero di piatti e al ruolo del sushi nel pasto: si può cenare intorno agli 80 – 100 euro, mentre un’esperienza più ampia, tra signature dishes e selezioni di pesce crudo, porta facilmente a 120 – 150 euro a persona. Una fascia coerente con il posizionamento internazionale del marchio e con la location in uno dei viali più iconici della città.

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Il progetto architettonico è firmato dal Rockwell Group, storico collaboratore del brand, che porta a Roma la cifra estetica Nobu: materiali naturali, linee essenziali, luce calda e un minimalismo accogliente che dialoga con l’eleganza classica di via Veneto. Il servizio segue la filosofia giapponese dell’omotenashi: attenzione al dettaglio, tempistiche calibrate e grande cura nel guidare l’ospite attraverso i piatti. Il sushi counter aggiunge un elemento scenico discreto ma efficace, permettendo di osservare la precisione tecnica dei sushi chef.

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Quello che i piatti non dicono
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