Una ricerca pubblicata su Nature Medicine rivela che nel cervello umano ci sia una quantità importante di nano e microplastiche, dovuta probabilmente all'ingestione di cibo prodotto in zone inquinate. Ma dagli scienziati anche i consigli per limitare la nostra esposizione.
È possibile che in alcune parti del nostro corpo – come reni, fegato e soprattutto nel cervello – ci siano notevoli accumuli di microplastiche e nanoplastiche a causa del cibo che ingeriamo. A rivelare questo inquietante dato è uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, condotto da ricercatori dell'università di Albuquerque, in New Mexico (Usa).
Sotto la guida dello scienziato Mattew Campen, il team ha utilizzato nuovi metodi di lavoro per analizzare la distribuzione di micro e nanoparticelle. Sono stati analizzati diversi campioni autoptici di 28 persone, decedute nel 2016 e nel 2024. Dall'indagine è emerso che le contrazioni di plastica nel cervello sono trenta volte più elevate nelle persone decedute nel 2024 rispetto a quelle del 2016. Sebbene le potenziali implicazioni per la salute umana rimangano poco chiare, i risultati di queste indagini sarebbero una conseguenza della concentrazione globale di plastica che, anno dopo anno, sta crescendo sempre di più.
Un altro studio, per ora presentato solo a un congresso, ha analizzato alcune popolazioni di oltre 218 contee di 22 stati americani in cui le persone vivono sulle coste dove l'acqua è più contaminata da nano e microplastiche. Si è giunti alla conclusione in cui, gli individui presi sotto analisi, avrebbero delle performance cognitive inferiori e rischi di disabilità maggiori, rispetto a chi vive vicino ad acque meno contaminate. Insomma la ricerca ci fa capire che quasi sicuramente esiste un legame tra ingestione di cibi o inalazione di aria inquinata da microplastiche e i danni al cervello.
Su questo problema c'è un articolo pubblicato su Brain Medicine dai ricercatori dell'Università di Loma Linda (California, Usa), dove le fonti alimentari sarebbero responsabili dei problemi all'encefalo dovuti alle nano e microplastiche. Gli scienziati precisano che questi sono studi in fase embrionale per cui serviranno ulteriori test anche su diversi campioni per determinare con più precisione se effettivamente la tendenza di accumulo tra micro e nanoplastiche possa coincidere con malattie degenerative a livello cerebrale.
Il crescente aumento di concentrazione globale di plastica è preoccupante. Eliminarla tutta in poco tempo sarebbe impossibile, però gli esperti consigliano alcuni modi per evitare di ingerirne poiché, stando agli studi sopracitati, comporterebbero gravi danni a livello cerebrale.
Capire cosa accada effettivamente quando inaliamo o ci nutriamo indirettamente di micro e nanoplastiche è un argomento molto complesso. Gli studi sono chiaramente in una fase embrionale, per cui la strada da percorrere è ancora molto lunga.