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29 Agosto 2022 11:00

Lingue di Procida: quanto è buono il dolce simbolo della Capitale della Cultura 2022

Dolce simbolo dell'isola napoletana, le lingue sono un'istituzione della gastronomia di Procida. Come sono fatte e a chi dobbiamo questa delizia?

A cura di Alessandro Creta
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Nuova e rinnovata luce su Procida dopo la sua nomina a Capitale italiana della Cultura per il 2022. Nel pieno del programma degli eventi dedicati con l'afflusso di numerosi turisti anche il cibo isolano veste, inevitabilmente, i panni del protagonista. Soprattutto per i tanti vacanzieri in visita nel piccolo e colorato borgo in mezzo al mare.

Tra le preparazioni qui più diffuse e note le caratteristiche lingue: una ricetta a base di pasta sfoglia e crema (di limoni, rigorosamente locali) realizzata da bar, forni e pasticcerie. Andiamo alla scoperta di questo dolce.

Procida: colori, spiagge e lingue dolci

Una quarantina di minuti in aliscafo, circa un’ora di traghetto. È il tempo di percorrenza necessario da Napoli per raggiungere Procida e, con lei, non solo le bellezze artistiche e architettoniche che la contraddistinguono, con le sue caratteristiche case colorate affacciate sul mare, ma anche le prelibatezze gastronomiche dell’isola. Tra le tante, per lo più a base di pesce, anche un tipico dolce.

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Un dolce caratteristico, simbolo di questo piccolo e sottile lembo di terra in mezzo all'acqua, a poca distanza dalla terraferma ma che, nella sua unicità, sembra quasi un mondo a parte. Qui, tra piccole stradine che nessuno, tranne chi a Procida ci vive, direbbe siano a doppio senso, spiagge nere di origine vulcanica, promontori a picco sul mare e barchette di pescatori ora al largo ora attraccate nei piccoli moli, c’è un dolce forse poco conosciuto al di fuori dell’isola ma rappresentativo dell’isola stessa.

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Lingue di Procida, ma anche lingue di suocera o lingue di bue: una delizia a base di pasta sfoglia e crema al limone (esiste anche la variante al cioccolato), fragrante, friabile, da gustarsi possibilmente ancora calda appena uscita dal forno.

Chi ha inventato le lingue di Procida

In ogni bar di fatto possono gustarsi questi deliziosi dolci. Per iniziare al meglio la giornata oppure a chiusura di un pasto, le lingue sono la soluzione giusta per ogni turista goloso che si ritrova a girare per le viuzze della Capitale italiana della Cultura 2022. Bar, forni e pasticcerie ne preparano a iosa di continuo e altrettanti clienti praticamente ne chiedono ogni giorno attirati dal profumo e dalla fragranza di questo ghiotto dolce nato in una lingua (per l'appunto) di terra in mezzo al mare.

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Una lingua di pasta sfoglia (di dimensioni non proprio contenute), con un delizioso ripieno di crema al limone (ricca, l'isola, di coltivazioni). Consigliamo di aspettare un paio di minuti qualora vengano servite appena uscite dal forno: le lingue è preferibile farle freddare un minimo per poterle assaporare al meglio e senza il pericolo di scottarsi lingua e dita.

Al morso, poi, il tipico rumore della pasta sfoglia che si sbriciola, sottili fogli si sgretolano prima di giungere al cremoso ripieno, con l’odore di limoni che si sprigiona in un crescendo di aroma e sentori di agrume, e poi altra sottile e dorata pasta sfoglia a sbriciarsi fragile. Il tutto, accompagnato magari a un buon caffè con vista mare, per una colazione unica.

Ma a cosa dobbiamo tutto ciò? Chi ha inventato le lingue di Procida? Si narra come queste siano state create dal pasticcere napoletano Pasquale Mazziotti negli anni 50. Trasferitosi sull’isola, qui aprì una bottega creando al suo interno un dolce capace in pochi decenni di affermarsi come un’icona gastronomica locale. E, a distanza di quasi 70 anni, possiamo affermare come questa intuizione sia stata decisamente azzeccata.

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Quello che i piatti non dicono
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