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11 Gennaio 2023 17:00

Le mani della mafia sull’uva. Crisi produttori, Coldiretti denuncia: “Prezzi triplicati”

La malavita organizzata dietro l'agroalimentare italiano. La denuncia di Coldiretti: per colpa della mafia triplicano i prezzi dell'uva al pubblico, mentre i produttori sottopagati non riescono a coprire le spese.

A cura di Alessandro Creta
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Infiltrazioni mafiose alla base dell'incremento, in vari casi anche del 300%, del prezzo dell'uva dal campo al momento in cui viene venduta al pubblico. È quanto afferma in una nota la Coldiretti in riferimento a una recente operazione condotta dai carabinieri, con l’esecuzione di 10 misure cautelari nei confronti di una organizzazione mafiosa attiva nelle mediazioni per la vendita dell’uva in provincia di Agrigento. La malavita organizzata dietro, o forse meglio dire dentro, l'agroalimentare e in questo caso nel mercato dell'uva, il cui prezzo proprio per queste infiltrazioni arriva a triplicare al termine della sua filiera. Il tutto senza considerare la crisi degli agricoltori, sottopagati e incapaci di coprire le spese di produzione.

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La mafia, stando al comunicato pubblicato dalla confederazione nazionale dei coltivatori diretti, stabilisce i prezzi dei raccolti, gestisce i trasporti e lo smistamento della merce. Il tutto anche pericolosamente a scapito della reputazione all'estero, ma non solamente, dei prodotti Made in Italy. "La criminalità non solo si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, approfittando anche della crisi causata dalla pandemia e dalla crisi energetica – sottolinea la Coldiretti nella sua nota – ma compromette la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy".

Come agiscono le mafie nei campi

Ma come agisce la criminalità organizzata all'interno dei campi? Sottolinea la Coldiretti come la mafia operi attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, furto di bestiame, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera, di servizi di trasporto o di sorveglianza alle aziende agricole. Arrivando anche a danneggiare i campi e le colture o aggredendo direttamente i produttori. E sono proprio loro le prime e principali vittime di questo sistema: l'uva, nel caso specifico, di fatto viene acquistata a un prezzo irrisorio (praticamente sottopagata), ma poi gli stessi frutti finiscono sugli scaffali della grande distribuzione a cifre anche triplicate, favorendo così i guadagni delle associazioni mafiose dietro questo sistema criminale.

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Un racket capace, nel suo complesso, di gestire e fissare i prezzi dei raccolti: e gli agricoltori non riescono in molti casi di coprire i costi di produzione. Come si legge anche su Italia a Tavola ormai  l’agroalimentare è diventato terreno di caccia particolarmente fertile per le associazioni criminali, capace di fruttare alla malavita oltre 24 miliardi di euro all'anno, secondo dati riferiti dalla Direzione Investigativa Antimafia.

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