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1 Luglio 2023 13:00

L’avocado è un frutto preistorico: alla scoperta del legame tra il frutto e i mammuth

L'avocado è un frutto preistorico del Pleistocene e con l'estinzione dei mammuth e degli altri grandi animali in America, ha rischiato di scomparire per sempre. È stato salvato da due insoliti alleati: prima dal giaguaro e poi proprio dall'essere umano.

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L'avocado è uno dei pochissimi alimenti sopravvissuti alle grandi estinzioni preistoriche e che sono arrivati fino a noi. I frutti mangiati dai dinosauri erano quasi identici a quelli che troviamo tutt'oggi al supermercato e questo è incredibile se ci pensi: ha almeno 4,8 milioni di anni, non è da escludere però che sia nato anche prima. Un po' come successo per lo champagne, anche la diffusione dell'avocado è strettamente legata ai dinosauri. Ma come ha fatto a sopravvivere fino a noi? Per puro caso in realtà ma se ha retto è solo grazie ai dinosauri di grossa taglia che adoravano questo frutto così particolare.

La riproduzione delle piante tramite i semi

L'avocado ha un modo molto semplice per riprodursi, comune a tantissime piante: gli animali lo mangiano e i semi defecati in giro per il territorio aiutano la pianta a continuare la propria specie. Per milioni di anni ci hanno pensato cervi giganteschi, armadilli enormi ma soprattutto bradipi alti sei metri e mammuth: gli scienziati la chiamano "megafauna americana", termine collettivo per descrivere gli animali di grandi dimensioni, esistenti o esistiti. Questi animali si sono estinti tutti circa 12.700 anni fa, al termine del Pleistocene: oltre 90 mammiferi nordamericani, dal peso superiore ai 44 kg, si sono estinti a causa dei cambiamenti climatici, delle epidemie, della comparsa dell'uomo con metodi di caccia sempre più efficaci. L'avocado è un frutto preistorico e senza questi animali non poteva sopravvivere, ha rischiato seriamente l'estinzione.

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Ora chiariamo: a prescindere dall'epoca in cui la frutta "vive" il metodo di riproduzione è lo stesso. L'avocado oggi come allora sfrutta gli animali che lo mangiano: la fauna ingurgita l'avocado con il seme intero e quindi lo espelle così com'è. I semi, per svilupparsi nel terreno dopo essere stati mangiati, devono per forza essere integri. Per questo motivo molte piante hanno semi pieni di sostanze tossiche: evitano che questo venga sgranocchiato e, quindi, preservano la specie. Che sia il 2023 o il 15.000 a.C. non cambia nulla. Finché l'avocado si è trovato in prossimità di bradipi enormi o elefanti preistorici non ha avuto problemi perché questi animali hanno sempre mangiato il frutto intero. Nel momento in cui si sono avviati verso l'estinzione, sono cominciati i guai per il frutto verde.

La vita dell'avocado era strettamente legata alla presenza degli animali giganti perché animali di piccola taglia non avrebbero potuto ingoiare il seme per intero, era ed è troppo grande. Alla fine del Pleistocene sembrava tutto perduto ma un nuovo grosso animale è arrivato in soccorso dell'avocado: il giaguaro. Si tratta del più grande felino del continente americano e il terzo in assoluto per dimensioni, dopo la tigre e il leone. È per lo più carnivoro ma può mangiare anche frutta: fortunatamente i giaguari trovano l'avocado delizioso e lo mangiano tutto intero, anche perché sono abituati a grossi pezzi di carne. Altra fortuna è la conformazione della mandibola dell'animale: i denti delle pantere (tutte le pantere sono giaguari) sono fatti per lacerare la carne, non per triturare i semi, quindi l'animale lo ingoia così com'è. Fino al 1600 l'avocado è sopravvissuto solo grazie al giaguaro che, ovviamente, da solo non ha potuto sopperire alla presenza delle 90 specie estinte. Cosa è successo dunque? È arrivato in soccorso dell'avocado un altro animale, il più pericoloso del mondo: l'uomo scopre l'America e con il continente anche le sue prelibatezze.

Quando gli spagnoli sono arrivati in Sudamerica l'avocado è relegato solo in zone molto limitate. Perfino le popolazioni indigene ignoravano la presenza di questo frutto, ma la fame e le carestie hanno costretto gli spagnoli a trovare nuove soluzioni gastronomiche. Hanno constato che l'avocado in effetti era buono e così hanno cominciato a coltivarlo facendolo arrivare fino a noi. Oggi troviamo avocado in tutto il mondo e negli ultimi anni la sua produzione si è triplicata: abbiamo il problema inverso, oggi è insostenibile e sta creando problemi all'equilibrio delle specie. Il viaggio dell'avocado nelle nostre vite è sempre stato particolare: lo abbiamo distrutto, lo abbiamo salvato, oggi stiamo esagerando e stiamo creando disagi alle altre specie di piante e animali. Però è bello sapere che un frutto mangiato dai mammuth possa finire anche nelle nostre bocche (senza il seme però).

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