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11 Agosto 2025 13:00

La seconda vita di Simone Rugiati: “Riparto dal Kenya, dove il cibo ha ancora un’anima”. L’intervista esclusiva

Simone Rugiati ripercorre con noi la sua storia: dalla cucina televisiva passando per i reality show fino alla maturità raggiunta con il nuovo progetto in Kenya dove creerà una sorta di "oasi gastronomica".

A cura di Enrico Esente
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Da bambino mangiava pasta con l'ortolina – quel concentrato di pomodoro e verdure in voga in Italia negli anni '80 e '90 – e tonno in scatola. Poi la cucina della nonna gli ha fatto scoprire che il cibo poteva avere un'anima. Da lì lo studio alberghiero, un fax mandato a una redazione gastronomica, le cucine degli chef stellati, poi vent'anni di televisione e "l'invenzione dello show cooking". Oggi, dopo aver vissuto ogni sfumatura del mestiere Simone Rugiati, 44 anni, ha deciso di "prendersi una pausa" – o forse qualcosa di più – dalla vita frenetica televisiva e di ricominciare dal Kenya. Qui, come ci ha raccontato, ripartirà dal "metro zero", dove il cibo ha ancora il sapore vero. 

Ricollegarsi al cibo con tutti i sensi

"Gli ingredienti che ci sono qui in Kenya noi ce li sogniamo – racconta Rugiati – Le materie prime hanno una base di sapore che nessuno chef può riprodurre. Ricominciare dal metro zero significa che mangi subito la verdura che raccogli. Credo che ci siamo persi un bel po' di cose che, forse, diamo troppo per scontate". Il suo progetto si chiamerà Puro – life lab e lo descrive così: "Non sarà né un ristorante né un albergo. Ho in mente di creare un posto che ti lascia qualcosa: si arriva al mattino presto, ci si toglie le scarpe, si mette via il cellulare e ci si lascia avvolgere dalle vibrazioni della natura. Poi arriva il cibo, ma prima di tutto voglio che sia madre natura a trasmetterti quelle vibes psicofisiche".

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Lo chef ci ha raccontato di aver scelto il Kenya perché, dopo averlo scoperto come destinazione di vacanza, si è letteralmente immerso nella vita del posto da ormai oltre cinque anni. Qui ha creato un'associazione no profit (S-Chef For Future ETS) e ha avuto letteralmente un "colpo di fulmine"con le materie prime, tanto da decidere di iniziare qualcosa di nuovo. "Ho scelto un terreno di oltre sei acri nel mezzo della giungla, che si affaccia sul mare – spiega – voglio che, chi verrà qui, avrà tutti i sensi coinvolti. Il cibo non si gusta solo con la bocca e con gli occhi ma anche con tatto, udito e olfatto. Qui ho ritrovato la voglia che avevo perso e, nonostante lavori il triplo rispetto all'Italia, non sono affatto stanco, anzi sono felice. Il menù che proporrò? – continua – non esisterà in senso tradizionale. Tutto quello che metterò in tavola sarà il frutto di vent'anni di esperienza e viaggi. Se pesco un pesce, ad esempio, lo preparerò con le tecniche giapponesi che ammiro moltissimo".

L'esperienza prima ai reality show e poi con Destinazione Gusto

La voglia di autenticità, Rugiati l'aveva già messa alla prova con il video-podcast Destinazione Gusto. In ogni episodio si andava alla scoperta di città e piatti iconici, immergendosi nei mercati e nelle strade con l'obiettivo di raccontare la vera essenza della cucina locale. "Serve un po' di realtà in ciò che vediamo – racconta il cuoco – noi abbiamo fatto tutto a braccio. Scoprire un cibo significa comprendere una nuova cultura, non solo un ingrediente. Siamo andati tra le bancarelle di street food senza copioni o accordi prestabiliti. Volevo fare un programma che mostrasse contenuti veri. Due giorni lì in cui si girava in modo del tutto casuale. Quello che vedevamo, lo raccontavamo".

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Simone Rugiati è un volto conosciuto al pubblico anche dopo diverse partecipazioni ai reality show. "L'Isola dei famosi non mi ha lasciato letteralmente nulla – confessa – Pechino Express lo rifarei domani invece: viaggiare in autostop e dormire a casa della gente sono state esperienze che mi hanno davvero segnato. È proprio attraverso queste situazioni che si ha la possibilità di conoscere veramente un popolo, vivendo direttamente con loro e condividendo momenti che ti plasmano e ti arricchiscono. Io ho partecipato alla prima edizione che è stata quella con le prove più dure. I produttori poi ha hanno ammorbidito tutto perché noi faticammo tantissimo.

"Non mi preoccupo della mia immagine mediatica"

Rugiati ci ha raccontato di alcuni giudizi che, anni fa, gli venivano dati per essere "solo" uno chef televisivo. "Quando andavamo a mangiare nei ristoranti stellati di Milano nel tempo libero – spiega – alcuni colleghi mi prendevano in giro dicendomi che quello che facevo io non fosse vera cucina. Tutto ciò mi faceva ridere e sai perché? Quelle persone, che lanciavano piatti per terra fingendosi importanti critici gastronomici, e magari sostenevano che mancasse qualcosa di specifico, poi le ho ritrovate in spot televisivi per grandi catene di fast food. Penso sia molto peggio questo che partecipare a un reality dove ho sempre ammesso che l'ho fatto perché mi volevo divertire ma mantenendo la mia linea".

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Sul profilo Instagram il cuoco ha esplicitato nella sua biografia di essere l'inventore dello show cooking. "Lo ha scritto la mia ex assistente – dice –  inoltre è una mia parola e l'ho invertita dall'inglese "cooking show". Dopo anni e anni di televisione, al ritmo di otto puntate al giorno, credo di sapere come si fa a intrattenere una sala mentre cucini. Io non elenco solamente gli ingredienti, ma faccio godere i commensali con il cibo".

Relazioni? No grazie

Spesso nell'occhio del ciclone per essere stato insieme a tante donne, negli anni si era creato l'immagine dello chef latin lover, adesso invece il celibato è più volontario che mai. "Sono single da sei mesi e voglio restare così – confessa Rugiati – Non voglio più fidanzate, modelle, nessuno. Non nascondo di essermi divertito in passato. Ma ho sempre cercato di stare lontano dai riflettori, pubblicare le cose personali fa male e io voglio proteggerle. Mi sto disintossicando dalle relazioni. Qui con me ci sono due cuccioli di cane e vivo totalmente per loro".

Una maturità raggiunta dopo i quarant'anni

Il cuoco ha spiegato di aver raggiunto adesso la vera maturità e il progetto in Kenya ha influito moltissimo. "Puro life lab, oltre alla cucina, avrà un'anima solidale – racconta – comprerò un dissalatore e porterò acqua al villaggio dietro casa. Pianteremo mangrovie, ricicleremo tutto, faremo del bene all'ambiente. Se rendo felici queste persone che mi hanno accolto meravigliosamente, potrò finalmente sentirmi realizzato".

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Rugiati poi conclude con un invito ai giovani appassionati di cucina che devono sporcarsi le mani nel vero senso della parola: "Andate nei campi, parlate con i contadini. Prima del piatto o del tagliere c'è un'altra vita e solo così si potrà capire davvero cos'è il cibo".

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Quello che i piatti non dicono
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