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23 Ottobre 2022 15:00

La Guerra dei maccheroni: così un piatto al tartufo fece litigare Rossini e Dumas

Storia della Guerra dei maccheroni, ovvero di come Rossini e Dumas litigarono per un piatto di pasta senza parlarsi più per quasi 30 anni. Ma cosa successe?

A cura di Alessandro Creta
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Si può rovinare una solida amicizia per una ricetta tradita? Si può tenere viva per quasi 30 anni una guerra fredda per questioni gastronomiche? Evidentemente sì, se i protagonisti di questa vicenda sono Gioachino Rossini e Alexandre Dumas padre. Stiamo per raccontare la storia della Guerra dei maccheroni.

Se già litigare per un piatto di pasta può apparire esagerato, in qualsiasi circostanza, ha sicuramente qualcosa di assurdo il fatto che stiamo per raccontare. Un fatto capace di elevare il concetto di permalosità (in questo caso, legata al cibo) al livello successivo.

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Si tratta di un episodio che vede protagonisti, oltretutto, due litiganti veramente illustri, nonché personalità legate da una profonda amicizia e stima reciproca. Da una parte Gioachino Rossini, il grande compositore gourmet originario di Pesaro, e dall'altra Alexandre Dumas padre. I due non solo ebbero un alterco per un piatto di pasta, ma per questo episodio venne bruscamente interrotto il loro grande rapporto.

Sembra, appunto, qualcosa di assurdo, ma è quanto avvenne nel 1840 nella dimora bolognese in cui il compositore si trasferì dopo il suo primo periodo in Francia.

Perché Rossini e Dumas litigarono per la pasta

Questa vicenda ha assunto l'inequivocabile soprannome di Guerra dei maccheroni. A fronteggiarsi due grandi personalità del diciannovesimo secolo. Dei geni dei loro tempi, degli intellettuali, delle grandi menti. Anche per questo la storia assume i connotati di un episodio davvero a cui si fa fatica a credere e che, per certi versi, dimostra una certa permalosità (ma appena appena) da parte di entrambi.

Al centro della disputa una ricetta mai recapitata e del tartufo, ingrediente molto apprezzato da Rossini (se lo faceva spedire spesso da Acqualagna, in provincia di Pesaro) ma che forse all'autore de I tre moschettieri non andava molto a genio.

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Pare corresse il 1840 e a raccontare il fatto è Dumas in uno dei suoi scritti. Rossini si era già ritirato dalle scene (farà cadere la sua penna ad appena 37 anni) decidendo di godersi i suoi agi e le sue ricchezze. Famoso non solo come compositore, ma pure come gastronomo, gourmet e appassionato di cucina, il Maestro pesarese amava deliziare ospiti e amici ideando e realizzando gustose ricette. Un giorno Alexandre Dumas padre, incuriosito dalla preparazione, chiese a Rossini di illustrargli la ricetta dei famigerati maccheroni alla napoletana. L'ex compositore, pur non conoscendone i passaggi, decise di invitare ugualmente l'amico nella sua dimora bolognese (raggiunta dopo giorni di viaggio), con la promessa di soddisfare la curiosità dell'amico.

Ciò che avvenne dopo ha dell'assurdo. Rossini al posto dei maccheroni alla napoletana propose allo scrittore un complesso piatto di pasta a base di tartufo (oltre a sugo di burro, parmigiano, funghi, prosciutto, panna e champagne): fu la scintilla che fece scoppiare la cosiddetta Guerra del maccheroni. Doumas, sdegnato per quella sorta di tradimento, per la promessa non mantenuta da chi considerava amico, si rifiutò categoricamente di mangiare quel piatto che di napoletano aveva effettivamente ben poco. E questo affronto Rossini non lo digerì mai.

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Fu non solamente l'episodio che sancì la fine dell'amicizia, ma quello scatenante una serie di ripicche e accuse reciproche di incompetenza gastronomica (e, talvolta, anche professionale). Il soprannome di questa vicenda non è stato usato a caso: questo clima di guerra fredda andò avanti praticamente fino al 1868, anno in cui morì Rossini. L'ultima parola nella questione se la prese di prepotenza lo scrittore francese, il quale anche col rivale ormai scomparso decise di lanciare la frecciata finale. Nel 1869 Dumas pubblicò un nuovo resoconto aggiornato della cena della discordia nel suo Causerie culinaire, un ultimo affronto al quale Rossini non poteva ormai più replicare.

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Quello che i piatti non dicono
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