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21 Giugno 2021 15:00

Kirmal: il cibo multiculturale si fa teatro a Palermo

È nato per volontà di sei ragazzi e, ora, si propone di far conoscere i valori e il cibo etnico alla gente di Palermo, ma non solo. Kirmal è il progetto sociale e di inclusione che vede protagonisti giovani africani, asiatici e italiani, uniti dalla necessità di coinvolgere il pubblico in un'esperienza gastronomica che possa favorire l'integrazione tra culture.

A cura di Alessandro Creta
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Si chiamano Kirolos, Ibrahima, Riccardo, Mustapha, Ameth e Lam; sono i ragazzi che a Palermo hanno dato vita alla startup Kirmal, chiamata così dall’acronimo delle iniziali dei loro nomi. Giovani provenienti da Africa, Asia e Italia hanno trovato nel capoluogo siciliano il loro centro di gravità (permanente?) raccontando storie, legate allo loro origini, attraverso il cibo. Il progetto era previsto per incentivare turismo e ristorazione ma, a causa del Covid, non è ancora riuscito a raggiungere la sua massima espressione. Per adesso viene eseguito il servizio mensa nel centro Astalli, per migranti e rifugiati, che si trova nel quartiere Ballarò; l’idea però è quella di aprirsi maggiormente al pubblico e, oltre al delivery già in corso, proporre anche eventi e cene in presenza quando le condizioni lo permetteranno. Per coinvolgere in un percorso sensoriale e gastronomico locali e turisti, per portarli in un ideale viaggio multiculturale stando comodamente seduti a una tavola imbandita. Confermando il capoluogo siciliano, già scrigno di commistioni etniche, un vero e proprio punto d'incontro di storie e tradizioni.

“Palermo è la nostra casa, dove abbiamo messo radici, dove abbiamo costruito un sogno che è anche un esperimento di impresa multiculturale orientata a principi etici di accoglienza”, così, sul loro sito ufficiale, si presentano i sei ragazzi che anche grazie al sostegno della Fondazione con il Sud hanno dato vita a Kirmal. “Non dimenticare mai da dove vieni” è forse la frase emblema di questo progetto sociale e d'inclusione che "intende" il cibo come collante. Nelle ricette di questi 6 ragazzi, provenienti da Africa, Asia e Italia, sono racchiusi i sapori e i ricordi delle terre di origine di ognuno, mixati con la cultura e la tradizione siciliana.

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Kirolos, Ibrahima, Riccardo, Mustapha, Ameth e Lam, i ragazzi di Kirmal – Foto dalla pagina Facebook ufficiale

Cene narrative: il pasto diventa spettacolo

Quale miglior modo per presentare un piatto se non raccontando una storia che dietro quel piatto si cela? Gli ideatori di questa realtà hanno sostenuto non solo corsi di formazione di management e cucina, ma anche di narrazione teatrale. Quest'ultima consiste nello scrivere un testo ispirandosi a una vicenda realmente avvenuta e che, nel caso di Kirmal, sia legata a un piatto.

La cena narrativa è forse l’idea principale al centro dell'universo Kirmal, startup che vuole puntare molto sul concetto di teatralità, facendola incontrare e fondere con la cucina. Attraverso la scena teatrale, insomma, viene narrato il cibo servito ai clienti grazie a storie, aneddoti, leggende del Paese da cui quella ricetta trae origine.

Un progetto che era partito già nell’autunno del 2019, bruscamente interrotto a causa del Covid, e che si è rimesso poi in moto lo scorso maggio con una cena narrativa organizzata totalmente a spese dei ragazzi che hanno dato vita a Kirmal. Pietanze, sapori e odori sono l’invito a viaggiare da parte dei giovani protagonisti, che tendono idealmente la mano ai clienti/commensali per portarli in un viaggio immaginario all’insegna del cibo. L’integrazione, culturale e sociale, si persegue anche così.

Grazie a Kirolos, Ibrahima, Riccardo, Mustapha, Ameth e Lam insomma la cucina si tramuta in vero e proprio spettacolo, illusione, trasformazione; che intrattiene il cliente che diventa pubblico e viceversa, che si fa protagonista di un viaggio culturale ancor prima che gastronomico. Per abbattere le barriere, per diffondere la cultura del proprio paese di origine e per cercare di unire sotto l’egida del cibo tradizioni e Paesi lontani che, però, possano incontrarsi a tavola.

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Quello che i piatti non dicono
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